Ansa
Il 13 ottobre si riunirà per la prima volta il nuovo Parlamento uscito dalle elezioni del 25 settembre, vinte dalla coalizione di centrodestra. In seguito alla riforma per il taglio dei parlamentari, i rappresentanti eletti non saranno più 945 ma 600, di cui 400 alla Camera e 200 al Senato.
Luigi Di Maio è il caso più eclatante. L’ex grillino, dopo la fuoriuscita dal Movimento 5 Stelle, ha tentato la strada nel centrosinistra con il contrassegno di Impegno Civico. Il ministro uscente ha perso, nel collegio uninominale del quartiere Fuorigrotta a Napoli, contro l'ex ministro dell'ambiente, il pentastellato, Sergio Costa. Di Maio sarà, dunque, fuori dal prossimo Parlamento, poiché la sua lista Impegno Civico non ha raggiunto la soglia di sbarramento 3% e dunque non le verranno assegnati seggi attraverso i collegi plurinominali. L’unico parlamentare eletto con Impegno civico sarà Bruno Tabacci, candidato alla Camera, che ha vinto all’uninominale in un collegio di Milano.
Il caso di Di Maio non è unico. Altri esponenti politici non sono tra i ripescabili attraverso i collegi plurinominali
Daniela Santanchè ha battuto Carlo Cottarelli nella sfida all’uninominale a Mantova e Cremona. L’ex commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica nel 2013 ha ottenuto 117mila 445 voti (27,3 per cento) contro i 199mila 691 di Santanché (57,17 per cento). Tuttavia, Carlo Cottarelli ha ancora una possibilità, essendo stato candidato anche nelle liste del proporzionale. Stessa sorte per Eugenia Roccella candidata del centrodestra (FdI), che si è fermata al 34,83% uscendo sconfitta al collegio uninominale in Puglia: in serata è stato confermato comunque il ripescaggio attraverso le assegnazioni dei collegi uninominali.
BONINO - Sempre per quanto riguarda i duelli nei collegi uninominali il centrosinistra ha perso anche un collegio roccaforte al Senato, come l'uninominale di Roma Centro: ha trionfato la candidata del Cdx Lavinia Mennuni su Emma Bonino (+Europa), che dunque, sarà esclusa dal prossimo Parlamento. Va ricordato, anche in questo caso, che poiché +Europa, salvo sorprese nei riconteggi, non ha raggiunto la soglia di sbarramento del 3%, dunque, non vi sarà alcun seggio assegnato tramite i collegi plurinominali. A +Europa vanno soltanto i due collegi uninominali vinti dai deputati Riccardo Magi (Piemonte 1) e Benedetto Della Vedova (Lombardia 1).
SGARBI - Nel collegio uninominale di Bologna del Senato Pier Ferdinando Casini batte Vittorio Sgarbi, 40 per cento contro 32,3. Sgarbi dunque è un altro dei grandi esclusi dal Parlamento, poiché la lista di Noi Moderati non ha raggiunto lo sbarramento del 3% e dunque non avrà seggi assegnati tramite i collegi plurinominali.
DE MAGISTRIS - Risultato deludente per Unione popolare dell'ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris che si ferma sotto l’1,5% a livello nazionale nei due rami del Parlamento, quindi non si avvicina alla soglia di sbarramento necessaria.
PARAGONE - Il partito Italexit di Gianluigi Paragone si ferma sotto la soglia del 2% (circa all’1,9) sia alla Camera sia al Senato e rimarrà fuori dal prossimo Parlamento non avendo superato lo sbarramento minimo del 3%. "La nostra scommessa era superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un'affluenza decisamente superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un'affluenza così bassa”, ha affermato Paragone.
ADINOLFI - Alternativa per l’Italia, con il tandem composto da Mario Adinolfi (nella foto) e l’ex CasaPound Simone di Stefano, raggiunge lo 0,15% al Senato e ancora meno alla Camera.
ITALIA SOVRANA E POPOLARE - Tra le forze escluse dal prossimo Parlamento anche Italia sovrana e popolare, che riuniva varie anime della sinistra radicale (tra cui il Partito comunista di Marco Rizzo) e aveva nelle sue liste, tra gli altri, Gina Lollobrigida e Antonio Ingroia. Le urne danno alla formazione poco più dell’1%. Male anche il Partito comunista italiano (circa lo 0,3%) e il Partito comunista dei lavoratori.
PILLON - Il leghista Simone Pillon non sarà nel prossimo Parlamento. A darne notizia è lo stesso ex senatore della Lega in un tweet pubblicato all’indomani delle votazioni: «Il mio seggio non è scattato, ma io non mi arrendo». Pillon era stato inserito nella lista del plurinominale di centrodestra in Umbria in seconda posizione, dietro a Valeria Alessandrini, dove la Lega ha preso il 7,7 per cento dei voti.