lunedì 26 settembre 2022
Il nuovo Parlamento: Fdi prima forza, seguono Pd e Lega. M5s con più seggi di Forza Italia. Centrodestra autosufficiente ma non raggiunge le soglie del 60% e dei 2/3. Sono 10 i partiti rappresentati
115 seggi al Senato e 235 alla Camera: centrodestra ha i numeri per governare

Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

Lo spoglio inaspettatamente lento lascia ancora qualche dubbio sulla composizione del nuovo Parlamento. Ma il quadro, mentre si attendono i numeri delle ultime sezioni e degli ultimi collegi contesi, è delineato. Secondo una proiezione di YouTrend per Sky Tg24, il centrodestra avrebbe 235 dei 400 deputati e 115 dei 206 senatori (a Palazzo Madama incidono sul quorum anche i sei senatori a vita).

Secondo YouTrend, Fdi avrebbe 118 deputati e 66 senatori, rappresentando di gran lungo il partito di maggioranza relativa. Nella coalizione di centrodestra, il secondo gruppo parlamentare è la Lega con una stima di 65 deputati e 29 senatori. Terzo gruppo, Forza Italia con 45 deputati e 18 senatori. Noi Moderati, pur non avendo superato le soglie di sbarramento del 3 e dell'1%, dovrebbe contare su 7 deputati e 2 senatori grazie ai collegi uninominali in cui i loro esponenti hanno rappresentato l'intero centrodestra.

Il secondo gruppo parlamentare in termini assoluti, però, dovrebbe essere, seppur di poco rispetto alla Lega, il Partito democratico con 65 deputati e 37 senatori. Sfondando la soglia del 3%, e godendo di alcuni candidati all'uninominale nella coalizione di centrosinistra, Verdi-Sinistra avranno un drappello di 12 deputati e 4 senatori. Per +Europa rappresentanza ridotta all'osso: due deputati eletti nell'uninominale grazie agli accordi di centrosinistra. In Impegno civico si salva solo Bruno Tabacci che vince il proprio collegio uninominale a Milano.

Il Movimento cinque stelle, forza di maggioranza relativa nella scorsa legislatura, sarà il quarto gruppo parlamentare per numeri assoluti, davanti a Forza Italia, con 51 deputati e 28 senatori. Decisivo l'en plein nei collegi uninominali di Camera e Senato di Napoli e provincia, che ha arricchito il bottino del proporzionale.

Azione/Italia viva, con un risultato inferiore alle aspettative del leader Calenda e senza vincere nessun uninominale, avvierà la legislatura con 21 deputati e 9 senatori. Avrà 3 deputati e 2 senatori il partito sudtirolese Svp, 1 deputato e 1 senatore vanno a sorpresa alla lista del siciliano Cateno De Luca.

Al Senato il centrodestra avrebbe quindi tra 112 e 115 senatori, una maggioranza non enorme ma comunque numericamente autosufficiente. A Palazzo Madama, infatti, dalla prossima legislatura siederanno 200 senatori (196 + 4 eletti all'estero), cui aggiungere i 6 senatori a vita che pure contribuiscono al quorum delle votazioni. Per questo motivo, per incassare una fiducia "comoda" al Senato era stata fissata una soglia minima, 110, che il centrodestra supererebbe. Margini più ampi per il centrodestra alla Camera, con 236 seggi complessivi sui 400 dell'aula di Montecitorio. Il centrodestra incassa i numeri per governare ma sarebbe lontano dalla maggioranza dei due terzi alla Camera e al Senato che le consentirebbe di varare le riforme costituzionali senza andare a referendum. La somma di deputati e senatori del centrodestra, inoltre, farebbe 350, lontana da quel 363 che rappresenta il quorum in seduta comune delle aule per eleggere i componenti di nomina parlamentare di istituzioni cruciali come la Corte costituzionale e il Csm.

In ogni caso, la strada verso un nuovo governo sarà lunga e complessa. Intanto i tempi non giocano a favore di una soluzione rapida del puzzle: le nuove Camere si riuniranno la prima volta il 13 ottobre, e il dossier iniziale delle aule non sarà il nuovo esecutivo ma l’elezione dei presidenti, o delle presidenti, di Montecitorio e Palazzo Madama. Nella più ottimistica delle previsioni, l’Italia avrà il premier e una squadra di ministri entro la fine di ottobre, non prima.

Pare chiaro che, quando si dovrà lavorare attivamente alla formazione del governo, si partirà dalla coalizione uscita vincente dalle urne, e dai numeri che potrà vantare in Parlamento. Un governo politico di centrodestra, stando ai patti sottoscritti da Fdi, Lega, Fi e Moderati, prevede che il premier sia indicato dal partito più votato. E dunque Giorgia Meloni potrebbe essere la prima donna a varcare da presidente il portone di Palazzo Chigi. Ma anche un governo politico non è di facile costruzione, alla luce delle divergenze tra i partiti della coalizione sia sulla politica estera sia sulle politiche di bilancio, i due polmoni dell’azione di governo sui quali esercita la propria moral suasion il capo dello Stato. Non va dimenticato quanto accaduto nel 2018, quando Sergio Mattarella non ostacolò la nascita di un governo politico tra M5s e Lega, ma non rinunciò ad esercitare quelle prerogative costituzionali che vanno poi a prendere carne nella scelta di alcuni ministri-chiave: l’Economia e gli Esteri su tutti.

Con i risultati che emergano, diventa remota l'ipotesi di nuove larghe intese ancora intorno a Mario Draghi. Resta aperto il tema, invece, sul coinvolgimento o meno in un governo politico di centrodestra, di figure tecniche che garantiscano esperienza e credibilità.

Le certezze per ora sono, o sembrano essere, solo due. La prima: in qualsiasi scenario, la responsabilità di formare un governo, nel 2018 caduta a furor di popolo su M5s, stavolta peserà prioritariamente su Giorgia Meloni. La seconda: il mondo non si fermerà ad aspettare che l’Italia abbia un governo. Guerra, bollette, pandemia, crisi sociale ed economica, la necessità di avere subito pronta una manovra economica per evitare l’esercizio provvisorio, i timori dei mercati finanziari, le attese di Ue e alleati atlantici… la realtà continuerà a battere i pugni sul portone della politica e a reclamare risposte. Anche il “livello di emergenza” che si raggiungerà dopo il voto giocherà un ruolo nella partita del futuro governo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI