"La decisione di Scelta civica e Pd di sostenere il voto palese insieme al Movimento 5 Stelle è laviolazione del principio di civiltà che regola, da decenni, il voto sulle singole persone e i loro diritti soggettivi", afferma in una nota il vicepremier Angelino Alfano. "E ora, innanzitutto in sede parlamentare, lì dove si è consumato questo sopruso, sarà battaglia per rispristinare il diritto alla democrazia", conclude Alfano.La giunta per il Regolamento del Senato ha deciso oggi che l'aula di Palazzo Madama dovrà votare a scrutinio palese sulla decadenza da parlamentare dell'ex premier Silvio Berlusconi, dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale.La decisione è stata presa con 7 voti a favore e 6 contro (il presidente della giunta, Pietro Grasso, che è anche presidente del Senato, non vota per prassi).Decisiva è stata la scelta di Linda Lanzillotta, di Scelta Civica, che dopo aver espresso dubbi ha poi proposto lo scrutinio palese solo perché la decisione riguarda non "il voto sulla persona" di Berlusconi ma sul suo status di parlamentare, secondo la legge Severino. La legge Severino dispone l'incandidabilità o la decadenza per i parlamentari condannati in via definitiva per una serie di reati."(Quella della giunta) è stata una decisione molto corretta", ha detto il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. "Non c'è stata alcuna modifica del regolamento. Il Senato si trova a giudicare un caso totalmente nuovo, non esiste alcun precedente".Per il deputato Pd Beppe Fioroni, invece, il voto palese rischia di essere un regalo a Berlusconi. Citando la tradizione democratica cristiana e ancor più comunista sulla difesa della prerogativa del voto segreto sulle persone, Fioroni denuncia "l'ennesimo regalo a chi griderà all'esecuzione politica e alla vittima in virtù di un voto che, anche se segreto, avrebbe avuto lo stesso esito perché si tratta del rispetto delle leggi e delle norme".L'IRA DI BERLUSCONI: ANNULLA IL PRANZO CON I MINISTRI PDL"Pagina buia per il diritto", commenta Renato Schifani, seguito nello sdegno da praticamente tutti iprincipali esponenti berlusconiani. Ma più delle prese di posizione dei singoli esponenti del Pdl vale la reazione del diretto interessato. Che sarrebbe nientemento che infuriato. Silvio Berlusconi, riferiscono fonti parlamentari del Pdl, avrebbe deciso di evitare di vedere a pranzo i ministri del suo partito. L'appuntamento era in programma da giorni, con al centro il confronto sulla legge di stabilità. Ma la colazione di lavoro, confermata anche ieri da Berlusconi ad Alfano, non si è tenuta. "Il fatto è che Berlusconi non ha più nulla da dire ai governativi", trapela da buone fonti.NUOVI RISCHI PER IL GOVERNO?Questa mattina, prima della votazione in giunta, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che occorre separare le vicende giudiziarie di Berlusconi dalla vita del governo, che il 2 ottobre scorso ha superato un difficile voto di fiducia dopo che il Pdl aveva minacciato di far cadere il governo. "Il Parlamento mi ha dato la fiducia con largo consenso. Il pilastro di quel discorso era che l'Italia ha bisogno di ripresa, di stabilità, e che ci sia separazione tra singole vicende giudiziarie e il destino del governo. E il Parlamento ha dato larga fiducia a quel discorso", ha detto Letta in un'intervista a RadioUno Rai.Ma per il Pdl, che è in maggioranza col Pd e Scelta Civica, il governo è chiamato in causa: "Non posso non pensare che tutto questo non abbia effetti sui rapporti col Pd. Non possiamo pensare che noi diamo i nostri voti per sostenere il governo e il Pd invece usi i suoi per decapitare il Pdl", ha detto Bernini. E da giorni vari esponenti Pdl ammoniscono che la vicenda di Berlusconi non potrà non avere conseguenze sull'esecutivo di larghe intese. NEL CENTRODESTRA SALE LA TENSIONERiprendono in pieno le tensioni interne al centrodestra, anche perché gli innovatori continuano a raccogliere le adesioni per il prossimo Consiglio nazionale. "Abbiamo - dice una colomba - quasi la metà del partito". La stabilità di governo è "una risorsa da preservare" si legge in una delle ultime bozze del documento dei "governativi" del Pdl. L'esistenza del testo, che è ancora oggetto di correzioni, è stata confermata ieri da Roberto Formigoni. Il documento ad oggi avrebbe l'adesione di 31 senatori, tra i 32 e i 34 deputati e 280 consiglieri nazionali. No a una "linea politica estremista", impegno nella "lotta contro l'uso politico della giustizia", ma senza "scaricare il prezzo sull'Italia" di un "salto nel buio", si afferma.Di tutt'altra opinione i lealisti: "Abbiamo noi i numeri. Siamo tutti con Berlusconi, ora è tempo che si schierino anche i ministri del Pdl". I lealisti in realtà non sono contrari al voto palese: "Così - hanno spiegato a Berlusconi - sarà chiaro chi si schiera con te e chi contro di te". Insomma, sarà decisamente una conta nella conta.
PER LA VOTAZIONE TEMPI INCERTIIl voto di oggi però potrebbe essere non definitivo sulla vicenda. Se almeno 20 senatori chiedessero infatti con un ordine del giorno motivato che in aula si votasse col voto segreto, spetterebbe al presidente Grasso decidere se mettere al voto la proposta, respingerla o rimandarla alla giunta per il Regolamento.In ogni caso, manca ancora una data per la votazione in aula. Ieri è stata bocciata la richiesta del Movimento 5 stelle di calendalizzare già il voto rinviando la decisione a dopo il dibattito e voto in giunta. Grasso dovrà ora riunire la conferenza dei capigruppo. Il Pd Zanda ha detto che la data sarà "prossima".