Sperare sempre, anche nei momenti in cui la luce in fondo al tunnel era diventata una fiammella invisibile. E tanta solidarietà, da parte di una nuova grande famiglia palermitana. È questo che ha tenuto in vita Mamadou, migrante fragilissimo, che ha attraversato il tunnel della malattia, della terapia e adesso vede la luce in tutto il suo splendore. Mamadou Jallow, 19 anni, del Gambia, affida, come migliaia di suoi connazionali e di altri africani, il suo futuro a un barcone e alle mani degli scafisti, in una spiaggia della Libia. Soccorso in mezzo al Mar Mediterraneo da una nave, nel maggio del 2015, viene trasportato con centinaia di altri migranti sulle coste siciliane, nel porto di Palermo. Lui, minore straniero non accompagnato per la burocrazia italiana, ha finalmente una chance in più.
Ma pochi giorni dopo il suo arrivo, una terribile scoperta: quei malesseri strani nascondono una grave forma di leucemia. Non può tornare nel suo Paese, e poi in molti Stati per fare un intervento di trapianto, anche ammesso di trovare un donatore, occorrono tanti soldi, troppi. Gli operatori della comunità per minori in cui vive lo affidano alle cure dell’ospedale Cervello, inizia la ricerca di un donatore di midollo osseo, poi l’intervento, la convalescenza e ora sta bene e può davvero pensare a una vita nuova. Il luogo della sua “rinascita”, la scorsa estate è il Centro trapianti midollo osseo dell’azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, unità operativa interdipartimentale coordinata da Rosanna Scimè, dove Mamadou viene accolto con tutte le attenzioni del caso. Il problema principale però è quello di trovare un donatore compatibile e non è cosa semplice.
Viene subito attivata la procedura di ricerca, ma purtroppo la sua è un’etnia rara e pertanto non rappresen- tata all’interno dei registri internazionali di donatori. Intanto passano i mesi, i cicli di cure, si arriva al 2016 inoltrato e la leucemia non può attendere. Si trova finalmente il donatore, che non è proprio dietro l’angolo. Si tratta del fratello più piccolo di Mamadou, Abdouile, di 16 anni, che però è rimasto in Gambia. Grazie anche all’intervento della struttura che ospita Mamadou, Gap Nuovi Orizzonti, e all’associazione Moltivolti Capovolti, che lancia un appello tramite Facebook e avvia una campagna di raccolta fondi, il fratello accompagnato dal padre arriva a Palermo.
Iniziano le valutazioni di compatibilità che richiedono alcuni giorni. Poi l’esito: Abdouile è donatore parzialmente compatibile, ma il trapianto si può fare con buoni margini di riuscita. L’8 luglio scorso Mamadou viene sottoposto a trapianto di midollo osseo aploidentico da donatore parzialmente compatibile (suo fratello appunto, che poco dopo il prelievo ritorna in Gambia con il padre). Poi inizia l’attesa, la convalescenza, per verificare che tutto sia andato per il verso giusto. Ora a quattro mesi dal trapianto la malattia è in piena remissione. Mamadou sta bene, viene sottoposto ad attenti controlli periodici e per almeno due anni deve rimanere a Palermo per essere costantemente monitorato, così come prevedono i protocolli.
«Si è trattato – sottolinea la dottoressa Rosanna Scimè – di un trapianto fra i più delicati che abbiamo affrontato. I donatori non si trovavano e le difficoltà sono state tante. Il ragazzo ha mostrato grande fiducia e temperamento e alla fine, grazie al contributo di tanti, il percorso si è completato». Ora Mamadou è ospite della comunità per migranti Gap Nuovi Orizzonti a Palermo, dove studia l’italiano, conosce un po’ di inglese e sogna di diventare mediatore culturale. Per lui è iniziata davvero una nuova vita.