mercoledì 18 dicembre 2024
Non solo Albania e Ruanda. È lunga la lista dei Paesi che potrebbero fungere da hub per la gestione in “conto terzi” dei migranti.
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Non solo Albania e Ruanda. È lunga la lista dei Paesi che potrebbero fungere da hub per la gestione in “conto terzi” dei migranti. La mappa comprende nazioni asiatiche come l’Armenia, centroamericane come il Costa Rica e africane come Costa d’Avorio e Botswana.

La scorsa primavera, quando l’allora governo di Rishi Sunak, nel Regno Unito, cercava (invano) di far decollare il primo volo migranti irregolari da Londra verso Kigali, il portale specializzato in notizie sull’immigrazione, InfoMigrants, ha messo a punto, verificando le informazioni trapelate sulla stampa britannica da alti funzionari del ministero degli Interni e degli Esteri, l’elenco dei Paesi che avrebbero potuto offrire all’esecutivo conservatore soluzioni alternative al Ruanda per delocalizzare in altri continenti, come promesso, la gestione dei richiedenti asilo. In cima alla lista c’erano, per l’appunto, Costa Rica, Costa d’Avorio, Botswana e Armenia. Il governo di Erevan, questo è uno dei dettagli citati dal Daily Mail, avrebbe vincolato l’avanzamento delle trattative con l’allora governo Tory all’esito dello scrutinio giudiziario e parlamentare del controverso piano. “Siamo consapevoli che molti paesi partner potenziali - scriveva un funzionario del Foreign Office - potrebbero essere cauti nell’impegnarsi in modo sostanziale fino a quando questo processo non sarà risolto in modo soddisfacente.”

Seguivano, poi, una serie di Paesi latinoamericani, come Paraguay, Perù, Brasile ed Ecuador, classificati tuttavia come interlocutori “meno interessati” alle proposte di collaborazione ventilate dal Regno Unito.

Il prospetto delle possibili alleanze prevedeva anche una categoria “riserva” in cui erano finiti Capo Verde, Senegal, Tanzania e Sierra Leone. Completava il prospetto la sezione dedicata ai Paesi, come Marocco, Tunisia e Namibia, che “esplicitamente rifiutato” anche solo di aprire la discussione su potenziali intese sulla gestione in outsourcing dei migranti e che quindi erano stati bollati come “non candidati” a partnership future. Esclusi anche Stati troppo piccoli come Suriname, incastrato tra Venezuela e Brasile, e Belize, nell’America Centrale. La grandezza dei territori e della popolazione ospitante venivano citati tra i criteri utilizzati per la ricerca dei governi disposti ad accogliere i migranti irregolari approdati Oltremanica. Troppo remota, invece, l’isola di Ascensione, territorio britannico d’Oltremare sperduto nelle acque dell’Atlantico meridionale a più di seimila chilometri di distanza da Londra, data nel 2023 come destinazione per le deportazioni. Tra le righe di alcuni documenti si faceva inoltre riferimento alla stabilità e alla credibilità internazionale dei Paesi partner, condizioni essenziali per evitare problemi diplomatici ed evitare di “perdere tempo, risorse e capitale politico”.

Il piano Ruanda, è noto, è fallito. Nessun aereo carico di migranti ha mai spiccato il volo da Londra verso Kigali. Il premier laburista Keir Starmer, arrivato a Downing Street a luglio a rimpiazzare Sunak, lo ha definitivamente rottamato bollandolo come dispendioso e impraticabile. Ma i retroscena delle negoziazioni tentate dai Tory, quando erano ancora al potere, per trovare alternative all’iniziativa destinata a naufragare rivelano, a livello internazionale, un certo attivismo. Tra gli esempi più recenti del frequente connubio tra diplomazia e affari a braccetto sulla pelle dei migranti c’è l’iniziativa dei Paesi Bassi che stanno lavorando a un “piano Uganda” ventilato dal premier Dick Schoof come “soluzione innovativa” alla questione migranti. Kampala, da parte sua, ha prima detto di essere aperta “a qualsiasi discussione” con Amsterdam, a fronte di un contributo finanziario, per poi minimizzare l’idea ricordando che l’Uganda già ospita 1,6 milioni di rifugiati provenienti da Sudan, Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo.

La mappa dei centri incaricati della gestione dei migranti per contro di altri Stati è, potenzialmente, grande quanto l’intero planisfero. Il Sud del mondo al servizio del Nord sulla pelle di disperati in cerca di un futuro migliore. L’Unione Europea guarda intanto a Giordania e Marocco ovvero al “giardino” del vicino Medio Oriente e del Nordafrica.

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