mercoledì 5 giugno 2024
L'intesa durerà 5 anni, rinnovabili. Le strutture di Shengjin e Gjader costeranno 670 milioni di euro. Tremila posti, oltre a 500 per i poliziotti e funzionari italiani. Processi per via telematica.
Un'immagine del progetto di uno dei due centri italiani per migranti, in costruzione in Albania.

Un'immagine del progetto di uno dei due centri italiani per migranti, in costruzione in Albania. - ANSA

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In base all'annuncio della premier Giorgia Meloni, diverrà operativo dal prossimo 1° agosto, il Protocollo d'intesa fra Roma e Tirana per la realizzazione di due centri per migranti in territorio albanese, ma gestiti da funzionari italiani. Come funzionerà il meccanismo e sulla base di quali regole? Vediamolo nel dettaglio.

La base giuridica: un'intesa per 5 anni

Com'è noto, il protocollo tra i due Paesi "per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria", è stato firmato dai premier, Giorgia Meloni ed Edi Rama, lo scorso 6 novembre a Roma ed è poi stato ratificato dal Parlamento italiano il 15 febbraio. In parallelo, in Albania l'accordo ha superato il vaglio del Parlamento e della Corte costituzionale. Con l'atto, si riconosce al nostro Paese il diritto all'utilizzo gratuito di due aree, quella portuale di Shengjin e quella di Gjader, che sta a 20 km di distanza. Inoltre, il numero di migranti trasportati dall'Italia e presenti contemporaneamente nel territorio albanese non potrà essere superiore a 3mila. Mentre saranno 500 le unità di personale italiano tra forze di polizia, militari, funzionari dei ministeri di Giustizia e Salute: il loro trasferimento, ha calcolato Openpolis, costerà all'erario in indennità di missione e altre spese 252 milioni di euro. I cinque anni del trattato possono essere automaticamente prorogati per altri 5 se, entro sei mesi dalla scadenza, nessuna delle parti manifesterà l'intenzione di uscire dall'intesa. Al termine della quale l'Italia è obbligata a restituire all'Albania tutte le aree concesse e le strutture nel frattempo costruite, senza diritto ad ottenere alcun rimborso per gli eventuali miglioramenti apportati.

I costi e il funzionamento dei due centri

Il trattato prevede che le strutture siano gestite dalle autorità italiane, secondo le leggi italiane. La polizia albanese fornirà solo l'attività di sorveglianza all'esterno. Le spese per l'allestimento dei centri sono a carico dell'Italia e la loro gestione costerà 670 milioni di euro in 5 anni. Da mesi, nei due cantieri sta lavorando il Genio militare italiano. L'allestimento è stato particolarmente complesso per il sito di Gjader (una ex base dell'Aeronautica albanese di circa 77mila metri quadrati), che, come una matrioska, conterrà tre diverse strutture. La prima avrà posti per 880 migranti provenienti da cosiddetti "Paesi sicuri" - ai quali verranno applicate le procedure accelerate di frontiera (durata massima 28 giorni), per determinare se dovranno avere diritto alla protezione oppure dovranno essere rimpatriati. La seconda sarà un Centro di permanenza per il rimpatrio da 144 posti (nel quale saranno trattenuti i non aventi diritto alla protezione, fino al momento del loro rimpatrio). La terza sarà un mini-penitenziario da 20 posti, in cui verrà detenuto chi - all'interno del centro - sarà sorpreso a compiere reati. In questi giorni, i militari italiani stanno costruendo strade, fognature, serbatoi, edifici, con costi preventivati di 20 milioni di euro per il 2024, più 8 milioni per gli allacci delle varie reti. Più contenuta invece la spesa per l'hotspot di Shengjin, che è stato appena ultimato e sarà destinato allo screening sanitario, al fotosegnalamento e alla prima accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale e trasferiti in Albania: 3 milioni di euro per la realizzazione della struttura e 200mila euro (per il 2024) per gli allacci. Sarà la cooperativa Medihospes a occuparsi invece della gestione dell'accoglienza nei centri per 24 mesi, dopo essersi aggiudicata l'appalto con un'offerta di 133,8 milioni di euro (con un ribasso del 4,9%) in seguito all'avviso di manifestazione d'interesse pubblicato dalla prefettura di Roma.

Chi verrà portato in Albania

Secondo quanto precisa il governo italiano, nei due centri albanesi potranno essere portati solo migranti soccorsi in acque internazionali da navi italiane, ma con l'esclusione tassativa di donne, bambini e appartenenti a categorie vulnerabili. Nella prima fase i trasferimenti verso Shengjin avverranno a bordo di unità navali militari italiane. Ma dal 15 settembre - e per i successivi 3 mesi - i viaggi saranno a carico di imbarcazioni private fornite dagli armatori che si aggiudicheranno l'appalto da 13,5 milioni di euro (in seguito a una consultazione preliminare del mercato lanciata dal ministero dell'Interno). L'ipotesi è quella di un trasporto di circa 300 persone (200 migranti e 100 operatori), con 3 o 4 quattro viaggi al mese (andata e ritorno).

A Roma l'esame delle domande d'asilo, con udienze telematiche

La competenza sulle domande di asilo è stata attribuita alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma, insieme alle sezioni da istituire appositamente. Rispetto ai ricorsi, la competenza è stata assegnata alla Sezione immigrazione del Tribunale di Roma e ai giudici di pace della Capitale. Le udienze civili saranno celebrate in via telematica in 20 aule, da realizzare in territorio albanese.








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