«Calati iuncu, ca passa la china», chinati giunco che passa la piena, recita uno dei più noti adagi siciliani, che descrive la capacità di saper assorbire un urto senza spezzarsi, di sapersi riorganizzare davanti agli imprevisti. In una parola, la resilienza, termine che dal linguaggio scientifico è dilagato ormai in quello comune e che permea anche la relazione annuale della Direzione centrale dei servizi antidroga, appena pubblicata, sintetizzando così la capacità delle narcomafie di adattarsi ai lockdown imposti dalla pandemia globale per poter continuare a produrre e trafficare stupefacenti. Situazione già segnalata da Avvenire e di cui arriva conferma dalla Dcsa e dai vertici degli apparati investigativi.
Proprio il vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, direttore centrale della Polizia criminale, spiega come i dati annuali su indagini e sequestri fotografino «la resilienza delle organizzazioni criminali alla pandemia». Nel 2020, infatti, dopo la primissima fase di lockdown in cui le mafie hanno subito iniziali battute d’arresto, «i traffici illeciti sono rapidamente ripresi, cercando nuove rotte e modalità di occultamento della droga». Attività criminali alle quali le forze dell’ordine hanno subito risposto. Tanto che a fine anno il numero di operazioni antidroga (23mila circa) è risultato in linea con la media dell’ultimo decennio, a fronte di un lieve calo delle denunce (31.335). Mentre i sequestri complessivi di sostanze, in tutto 58 tonnellate, addirittura sono superiori all’ultimo anno pre-pandemico, il 2019, con un netto «+ 7,41%». In generale, il narcotraffico si conferma come «il principale motore di tutte le attività illecite svolte dai grandi sodalizi criminali».
Coca Tauro, ‘ndrine e Balcani
Colpisce soprattutto il «record assoluto dei sequestri di cocaina, arrivati a 13,4 tonnellate, con un aumento del 62,2% rispetto al 2019 (anno del precedente record nazionale, 8,2 tonnellate). «Metà del quantitativo record di cocaina – racconta Rizzi – è stato sequestrato nel porto di Gioia Tauro, una sorta di hub italiano creato dai trafficanti anche per i carichi diretti nella regione balcanica». Dati confermati dai primi maxi-sequestri del 2021, che ribadiscono la crucialità di uno snodo chiave, usato da oltre vent’anni dalla ‘ndrangheta calabrese, che mantiene un «ruolo egemone nei circuiti globali del traffico internazionale della cocaina, in collegamento con le altre mafie nazionali e con sodalizi stranieri». Inoltre, dicono gli investigatori della Dcsa, i gruppi balcanici «hanno ormai consolidato un ruolo di primo piano nel narcotraffico, sviluppando “joint venture” coi cartelli sudamericani».
I rider delle pasticche e il calo delle overdose
Anche in tempo di Covid, la cannabis (nonostante un ridimensionamento delle quantità individuate) resta «lo stupefacente più sequestrato in assoluto, con 29,6 tonnellate, oltre a 414.396 piante, segno di un livello sempre alto della domanda». Più o meno stabile, negli ultimi 5 anni, il dato dei sequestri di eroina: mezza tonnellata (in lieve calo rispetto al 2019). Mentre risulta eccezionale l’aumento dei sequestri di droghe sintetiche, legato però in gran parte a una maxi operazione nel porto di Salerno, che ha permesso di individuare oltre 14 tonnellate di anfetamine, proveniente da aree mediorientali legate al terrorismo jihadista e in transito verso mercati esteri. In ogni caso, avverte la Dcsa, il consumo di droghe sintetiche, «per quanto ancora limitato, è in crescita tra i giovani» che sul web e sui canali social acquistano in piazze di spaccio digitali le sostanze, recapitate a domicilio dai pusher con pacchi postali o perfino con «travestimenti da rider o altre forme di camuffamento».
Inoltre, nel 2020, le forze di polizia hanno intercettato ben 33 nuove sostanze non ancora “tabellate”, che verranno inserite negli elenchi delle sostanze vietate. Uno dei rischi, per il futuro, è l’arrivo del temuto Fentanyl, che negli Usa ha causato centinaia di migliaia di vittime. Tuttavia, dopo tre anni consecutivi di crescita, un dato di rilievo è la diminuzione delle morti per overdose: nel 2020 sono state 308 (66 in meno rispetto al 2019, in calo del 17,65%).
«La Direzione centrale dei servizi antidroga rappresenta un’articolazione strategica del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, fin dalla sua nascita trenta anni fa - dichiara il capo della Polizia Lamberto Giannini -. La sua struttura interforze, la specializzazione per materia e la presenza di esperti antidroga all’estero fanno sì che un problema così importante venga costantemente monitorato e che l’azione di contrasto possa essere la più efficace, come testimoniato dai dati della relazione».
Lamorgese: lotta ai narcos prioritaria
La relazione è stata illustrata presso la Direzione centrale di Polizia criminale a Roma dal direttore della Dcsa, il generale Guardia di Finanza Antonino Maggiore, affiancato da tre ufficiali esperti impiegati in aree strategiche (Colombia, Spagna e Turchia). Un ringraziamento alla Dcsa, nel suo trentennale (fu istituita nel 1991) arriva dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese: «L’intensa azione di prevenzione e investigativa ha portato a un aumento di oltre il 7% dei sequestri di droga – afferma la titolare del Viminale –. La lotta al narcotraffico rappresenta una priorità a tutela delle giovani generazioni, della legalità e della sicurezza, per contrastare le organizzazioni criminali che alimentano le piazze di spaccio ed accumulano ingenti patrimoni illeciti».