Il bottino accumulato dalle mafie e dai gruppi criminali che lucrano sull’azzardo online è cospicuo: le stime della Guardia di finanza, sulla base di alcune indagini, valutano in 4,5 miliardi di euro il volume di giocate raccolte con meccanismi di frode sulle scommesse via web. Denaro sporco e sonante, non certo sepolto in una caverna come le leggendarie ricchezze di Alì Babà, ma appoggiato su conti cifrati in banche estere e poi lavato e reinvestito in case di lusso, proprietà e titoli azionari. Dove? Spesso a due passi dall’Italia, in nazioni soggette alla legislazione dell’Unione Europea, come Austria e Germania, oltre che a Malta e nei "soliti" paradisi fiscali. L’analisi emerge da un dossier delle Fiamme gialle di cui Avvenire ha potuto prendere visione.
In un anno 204 indagini
Il «punto della situazione» è stato compilato dal III reparto operazioni della Gdf. Riassume e analizza le indagini recenti compiute «a contrasto del gioco illegale e irregolare». Secondo i dati, relativi all’intero 2018, i militari hanno effettuato 7.922 interventi, riscontrando irregolarità in 1.341 casi. Le indagini di polizia giudiziaria concluse sono state 204, una ogni 36 ore circa, di cui 136 in materia di giochi e 68 di scommesse. In totale, le violazioni riscontrate sono state 2.056, con 1.037 persone denunciate. Gli episodi di coinvolgimento di minori sono stati 26. Ancora, sul piano dei controlli amministrativi, la Gdf ha ispezionato in un anno 4.390 esercizi accertando 913 violazioni, con la denuncia di 283 persone all’autorità giudiziaria. Inoltre, in un anno, sono stati sequestrati «1.263 punti clandestini di raccolta scommesse», 534 apparecchi «totem» e altri 860 congegni.
La piramide criminale
Nel rapporto, affiorano alcune considerazioni in «riferimento alle infiltrazioni della criminalità organizzata». Alcune indagini hanno consentito agli analisti del III reparto di tracciare una sorta di schema operativo. Gli investigatori hanno individuato in regioni del Sud Italia (Sicilia, Puglia e Calabria) apposite reti criminali che, d’intesa con clan di cosa nostra, ’ndrangheta e cosche pugliesi, commercializzavano una «pluralità di "skin" illegali» (ossia siti di gioco con domini ".com"). Quei gruppi, osserva la Gdf, agivano «attraverso una struttura piramidale al cui vertice erano posti i proprietari/creatori dei siti ".com"», con «piattaforme di gioco collocate all’estero». Mentre in Italia la raccolta delle scommesse era affidata ai cosiddetti "master", agli agenti, ai sotto-agenti e, infine, ai titolari dei punti scommessa. In concreto, annotano i finanzieri, «col meccanismo del "co-banco", il master e l’agente/agenzia condividevano con il bookmaker (proprietario del sito ".com") il rischio d’impresa, partecipando con il proprio capitale all’attività della società».
Lavanderia Europa
Attraverso il sistema di frode sopra descritto, annotano i finanzieri, «sono state raccolte, aggirando le disposizioni fiscali e antiriciclaggio vigenti, giocate per oltre 4,5 miliardi di euro». Fiumi carsici di denaro, che s’inabissano via web per riaffiorare poi in mezza Europa, oltre che nei soliti paradisi fiscali. Secondo la Gdf, infatti, «i cospicui guadagni maturati sono stati reinvestiti in patrimoni immobiliari e posizioni finanziarie all’estero» intestati «a persone, fondazioni e società schermate con la complicità di prestanome». Dove? L’elenco di Stati emersi dalle indagini dei finanzieri è corposo e, in qualche caso, non del tutto scontato: «Regno Unito, Romania, Serbia, Svizzera, Austria, Malta, Germania, Lussemburgo, Albania, Isole di Man, Curaçao, Saint Lucia, Repubblica delle Seychelles». Come si vede, accanto ai nomi di alcuni rinomati paradisi fiscali, compaiono sei Paesi facenti parte dell’Unione Europea (incluso il Regno Unito, ora in fase Brexit e dove vige la sterlina, e la Romania, dove c’è la moneta locale, il Leu) e altre nazioni comunque geograficamente vicine all’Italia, come Svizzera, Serbia e Albania.
«Schede nel doppiofondo»
I controlli in Italia su sale gioco e macchinette hanno consentito ai finanzieri di aggiornare il "campionario" di marchingegni criminali: si va dall’uso «di apparecchi con schede di gioco illegali e dotati di un software diverso da quello autorizzato»; fino all’occultamento di schede, in un doppiofondo dell’apparecchio, in grado di leggere le giocate clandestine. Trucchi poi scoperti dai finanzieri, in una lotta quotidiana coi maghi del computer al soldo delle azzardomafie.