La sensazione diffusa era che Salvini, anche per lasciare un po’ di ossigeno all’alleato M5s, accettasse un rinvio del Consiglio dei ministri dedicato all’autonomia chiesta da Veneto e Lombardia per referendum e dall’Emilia Romagna con deliberazione del Consiglio regionale. E invece, il leader della Lega incassa un’immediata accelerazione, al punto che il Cdm si svolgerà stasera, un giorno in anticipo rispetto alla scadenza che si erano dati il premier Conte e i governatori interessati. A dare l’annuncio che il dossier è a buon punto sono il ministro agli Affari regionali Erika Stefani e il vice all’Economia Massimo Garavaglia, entrambi leghisti, che dopo un vaglio dei documenti al Mef hanno comunicato che «le intese per l’autonomia differenziata è stata raggiunta anche per la parte finanziaria. L’accordo prevede l’approdo ai costi e fabbisogni standard in cinque anni, la copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantite tramite la compartecipazione di imposte». All’annuncio politico si aggiunge l’anticipazione giornalistica, da parte del Corriere del Veneto, del testo ormai sul punto di essere siglato da Conte e dal governatore Zaia. Un punto è cruciale, il numero 6, intitolato «investimenti », dove si afferma che «al fine di consentire una programmazione certa dello sviluppo degli investimenti», Stato e Regione «determinano congiuntamente modalità per assegnare una compartecipazione al gettito, o aliquote riservate relativamente all’Irpef o ad altri tributi erariali, in riferimento al fabbisogno per investimenti pubblici ovvero anche mediante forme di crediti di imposta con riferimento agli investimenti privati, risorse da attingersi da fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese».
È un passaggio tanto contorto quanto delicatissimo, che per molti versi è la conferma di timori di governatori del Sud come Vincenzo De Luca (Campania) e Michele Emiliano (Puglia), ieri letteralmente scatenati. Per Regioni fortemente attrattive per gli investimenti sarà possibile avere tra le mani una quota di gettito fiscale. Le Regioni che attirano meno investimenti, quando anche firmassero una loro intesa di autonomia differenziata, potrebbero trattenere meno risorse. Molto avanzato è anche il capitolo dell’istruzione, con l’istituzione del ruolo regionale del dirigente scolastico e una 'regionalizzazione' dei professori - a scelta per i già assunti, obbligatoria per i vincitori di nuovi concorsi -. Dalla bozza di intesa con il Veneto si evince ancora un altro punto dedicato, ovvero il «ridimensionamento» dell’amministrazione statale periferica corrispondente al «trasferimento dei beni e delle risorse» necessarie per sviluppare l’autonomia differenziata.
Il lavoro iniziale delle intese era stato fatto dal governo Gentiloni dopo i referendum di Lombardia e Veneto e dopo la deliberazione del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Poi il tema è entrato nel contratto M5s-Lega su spinta del Carroccio. Il fatto che dopo il voto abruzzese Salvini passi subito all’incasso di una scelta politica così delicata crea ulteriore caos dentro il Movimento. Va detto, tuttavia, che le intese sono il primo passo, poi serve un disegno di legge e quindi occorreranno dei decreti attuativi. I governatori De Luca ed Emiliano sono pronti a guidare la battaglia contro l’autonomia. Altri del Nord come Giovanni Toti (Liguria) sono interessati a entrare nel filone. Eccetto la Lega, compatta sul «sì» al regionalismo differenziato, tutti gli altri partiti sono divisi in due tronconi: genericamente, Nord contro Sud.
LE MATERIE DELL'ACCORDO TRA GOVERNO E REGIONI
Ai sensi dell’articolo 116, le materie oggetto di richiesta di autonomia sono giustizia di pace, istruzione, tutela dell’ambiente e dei beni culturali, rapporti internazionali e con l’Ue, commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, professioni, ricerca scientifica e innovazione, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti, grandi reti di trasporto e navigazione, ordinamento della comunicazione, energia, previdenza integrativa, armonizzazione dei conti pubblici e del sistema tributario, casse di risparmio e enti di credito agrario a carattere regionale.