Antonio Di Donna, vescovo di Acerra - Archivio Avvenire
"La burocrazia non rallenti l'erogazione dei benefici economici previsti dal governo. Fate presto, perché si rischia una guerra tra poveri". È il forte appello del vescovo di Acerra, Antonio Di Donna, in una lettera inviata ai sindaci della Diocesi a nord di Napoli. Il vescovo parla di "fratelli letteralmente affamati", e di come "le nostre Caritas non reggono alle file interminabili di chi attende per un buono spesa".
Di Donna ha davanti i drammatici dati di queste file. In appena una settimana sono stati distribuiti 700 pacchi alimentari nella sede della Caritas e altri 150 direttamente a casa, oltre a buoni spesa per 20mila euro. "Il 40% delle persone che ci chiedono aiuto già veniva da noi, ma il 60% sono persone nuove.
Anziani, disabili soli ma anche famiglie giovani con bambini, commercianti e piccoli impreditori costretti a chiudere per i decreti dell'emergenza, e che ora non hanno niente per vivere", è la cruda analisi della direttrice della Caritas diocesana, Luisa Ruotolo. Che lancia un altro allarme. "Il 40% degli immigrati che vengono non si era mai visto. È impressionante. Vengono perchè hanno fame. Molti facevano gli ambulanti a Napoli e ora non possono più lavorare. Vivono ad Acerra nei "bassi", in più di dieci in due stanze".
Ecco spiegato il forte appello del vescovo a fare presto. "Sarebbe imperdonabile - scrive ai sindaci di Acerra e Casalnuovo, in provincia di Napoli, Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello e Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta - il rischio di lasciare senza viveri la nostra gente a causa di parametri e criteri che rispondono alla prassi burocratica piuttosto che alle reali esigenze delle persone e al momento di eccezionale drammaticità".
Dunque, avverte Di Donna, "nessuno si renda responsabile di lasciare letteralmente “affamati” i fratelli in difficoltà per stare dietro a cavilli burocratici, con il rischio gravissimo di lasciare ancora una volta nelle casse della burocrazia soldi destinati, in questo specifico caso, addirittura al necessario per la sopravvivenza della gente".
E dopo aver ricordato "l’abnegazione e la buona volontà dei volontari" denuncia come "il peso della crisi comincia a farsi insostenibile anche per le nostre Caritas". Perciò, conclude il vescovo, "ogni minuto perso nelle maglie spesso troppo strette della burocrazia è benzina per una nuova guerra dei poveri, che si presenterà presto alle nostre porte se ritardiamo ancora. Non sia escluso nessuno: si mettano tutti nella condizione di ricevere questi benefici economici".