mercoledì 14 giugno 2023
Lo scrittore rivalutò profondamente la donna grazie al suo ruolo all’interno della creazione. Il nuovo studio di Annamaria Tassone Bernardi
Pierre Teilhard de Chardin

Pierre Teilhard de Chardin - archivio

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«Nulla si è sviluppato in me se non sotto uno sguardo o sotto una influenza di donna». Così scriveva Teilhard de Chardin, grande teologo, scienziato, filosofo e mistico, in Il cuore della materia, che costituisce una sorta di autobiografia intellettuale. E nella grande opera di ricomposizione e reintegrazione del gesuita francese, che sempre cerca di superare fratture e scissioni, il femminile, anzi l’«Eterno Femminino », come goethianamente Teilhard amava chiamarlo, occupa un posto centrale e cruciale. In questo viaggio ci accompagna Annamaria Tassone Bernardi, a lungo presidente dell’Associazione italiana Theilhard de Chardin e studiosa del pensatore, con il suo prezioso L’elemento femminile nel pensiero di Pierre Teilhard de Chardin (Gabrielli, pagine 127, euro 15,00). In tempi convulsi e frantumati come il nostro, dove cattivi dualismi o cattivi monismi imperano, le opere dei grandi maestri dello spirito, della ricerca e dell’interiorità, non solo vanno interrogate, ma anche prolungate e attualizzate. In tal senso l’eredità teilhardiana ci appare sì importante, ma per certi versi ancora da comprendere pienamente e da mettere in atto.

In Teilhard infatti, come ben spiega Gianfigliozzi nella sua puntuale prefazione, «coabitano, in maniera non conflittuale, mistica e illuminismo, scienza e fede, materia e spirito, amore di Dio e impegno di trasformazione della realtà». E potremmo aggiungere, sulla scia di questo libro, maschile e femminile, mistica e metodo scientifico, interiorità e corporeità, «espansione naturale del proprio essere e santificazione», al di là di tanti crepacci cartesiani e non. Il libro della Tassone Bernardi da una parte ci conduce a conoscere meglio alcune donne importanti nel percorso umano ed intellettuale del sacerdote francese, spesso attraverso ricchi carteggi, a partire dalla cugina Marguerite Teilhard Chambon, con spiccati interessi filosofici, a Léontine Zanta, filosofa anch’essa e, come Marguerite, sensibile alle istanze del femminismo, a Ida Treat, Claude Rivière, Maryse Choisy, la scultrice americana Lucille Swan, per arrivare a Jeanne Mortier, alla quale padre Teilhard lasciò in eredità i suoi scritti, per una loro futura diffusione, come avvenne, proprio grazie all’impegno infaticabile della Mortier stessa.

Ma non si tratta solo di una ricognizione storico-biografica, ma teologico- spirituale: infatti, come scrive l’autrice, «l’“Eterno femminino” offre una profonda rivalutazione della donna grazie al suo ruolo all’interno della creazione, come energia unificante che attraversa tutte le cose e tutti gli esseri umani, dagli atomi alle molecole, fino al rapporto tra uomo e donna; l’Eterno Femminino come elemento determinante nel condurre l’Universo intero a evolversi fino al ricongiungimento a Dio che lo attende». Insomma: un femminile, che certo si manifesta nella donna, ma che pure è in ogni essere umano (maschio o femminina che sia), nel cosmo, nella realtà tutta, un «amor che move il sole e l’altre stelle». La citazione dantesca non è casuale, perché sono molti i punti di contatto tra il lavoro sul femminile condotto da Dante e quello di Teilhard e non c’è dubbio che Dante gli sia certamente presente perché Teilhard dedica proprio a Beatrice il suo magnifico poema in prosa L’Eterno femminino del 1918, ispirato a Sapienza 24 e a Proverbi 8.

Anche in Beatrice Teilhard sente manifestarsi questa forza amorizzante, cosciente e unificatrice, la cui radice è Maria, tutta umana, tutta donna, ma anche cosmica e divina, Juanua coeli, ma pure mundi. Così può scrivere liricamente nell’incipit del poema: «Ab initio creata sum. Sono apparsa fin dalle origini del Mondo. Prima dell’inizio del tempo sono uscita dalle mani di Dio. / Sono l’aspetto congiuntivo degli esseri, – il profumo che li trascina e li fa accorrere liberamente, appassionatamente, sul cammino della loro unificazione. / Tutto si muove e si coordina grazie a me. / Sono il fascino diffuso nel Mondo affinché si unifichi, – l’Ideale sospeso al di sopra di esso per farlo andare verso l’alto. / Sono l’essenziale Femminino ». La Tassoni Bernardi ci aiuta a comprendere come questa realtà femminile, ovunque operante, e certo in primis nella donna stessa, presupponga un’antropologia relazionale e della differenza, perché la «molecola umana completa è una dualità che comprende a un tempo il maschile e il femminile» e non siamo pienamente compiuti, pleromizzati, per dirla con Teilhard, quando restiamo monadi, ma quando diventiamo diadi.

Si supera così «un falso femminismo» della lotta contrappositiva, ma anche sterili ascetismi o riduzionismi patriarcali e maschilisti. L’intensità della ricerca di Teilhard ci spinge ad «andare al cielo attraverso la terra», a un «distacco per attraversamento », a una castità come «virtù di partecipazione e di conquista, non scuola di restrizione e di fuga ». L’Eterno femminino dell’amore non è sentimentale ed emozionale soltanto in Teilhard, ma è una forza ontologica, presente fin nell’atomo e nei recessi della materia. Se, come ricorda Papa Francesco questa non è «soltanto un’epoca di cambiamenti, ma un vero e proprio cambiamento epocale», allora la scoperta di questa essenza femminile e amante è un fondamentale salto di coscienza per ciascuno di noi e per l’umanità tutta.

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