Pierre Teilhard de Chardin - archivio
«Nulla si è sviluppato in me se non sotto uno sguardo o sotto una influenza di donna». Così scriveva Teilhard de Chardin, grande teologo, scienziato, filosofo e mistico, in Il cuore della materia, che costituisce una sorta di autobiografia intellettuale. E nella grande opera di ricomposizione e reintegrazione del gesuita francese, che sempre cerca di superare fratture e scissioni, il femminile, anzi l’«Eterno Femminino », come goethianamente Teilhard amava chiamarlo, occupa un posto centrale e cruciale. In questo viaggio ci accompagna Annamaria Tassone Bernardi, a lungo presidente dell’Associazione italiana Theilhard de Chardin e studiosa del pensatore, con il suo prezioso L’elemento femminile nel pensiero di Pierre Teilhard de Chardin (Gabrielli, pagine 127, euro 15,00). In tempi convulsi e frantumati come il nostro, dove cattivi dualismi o cattivi monismi imperano, le opere dei grandi maestri dello spirito, della ricerca e dell’interiorità, non solo vanno interrogate, ma anche prolungate e attualizzate. In tal senso l’eredità teilhardiana ci appare sì importante, ma per certi versi ancora da comprendere pienamente e da mettere in atto.
In Teilhard infatti, come ben spiega Gianfigliozzi nella sua puntuale prefazione, «coabitano, in maniera non conflittuale, mistica e illuminismo, scienza e fede, materia e spirito, amore di Dio e impegno di trasformazione della realtà». E potremmo aggiungere, sulla scia di questo libro, maschile e femminile, mistica e metodo scientifico, interiorità e corporeità, «espansione naturale del proprio essere e santificazione», al di là di tanti crepacci cartesiani e non. Il libro della Tassone Bernardi da una parte ci conduce a conoscere meglio alcune donne importanti nel percorso umano ed intellettuale del sacerdote francese, spesso attraverso ricchi carteggi, a partire dalla cugina Marguerite Teilhard Chambon, con spiccati interessi filosofici, a Léontine Zanta, filosofa anch’essa e, come Marguerite, sensibile alle istanze del femminismo, a Ida Treat, Claude Rivière, Maryse Choisy, la scultrice americana Lucille Swan, per arrivare a Jeanne Mortier, alla quale padre Teilhard lasciò in eredità i suoi scritti, per una loro futura diffusione, come avvenne, proprio grazie all’impegno infaticabile della Mortier stessa.
Ma non si tratta solo di una ricognizione storico-biografica, ma teologico- spirituale: infatti, come scrive l’autrice, «l’“Eterno femminino” offre una profonda rivalutazione della donna grazie al suo ruolo all’interno della creazione, come energia unificante che attraversa tutte le cose e tutti gli esseri umani, dagli atomi alle molecole, fino al rapporto tra uomo e donna; l’Eterno Femminino come elemento determinante nel condurre l’Universo intero a evolversi fino al ricongiungimento a Dio che lo attende». Insomma: un femminile, che certo si manifesta nella donna, ma che pure è in ogni essere umano (maschio o femminina che sia), nel cosmo, nella realtà tutta, un «amor che move il sole e l’altre stelle». La citazione dantesca non è casuale, perché sono molti i punti di contatto tra il lavoro sul femminile condotto da Dante e quello di Teilhard e non c’è dubbio che Dante gli sia certamente presente perché Teilhard dedica proprio a Beatrice il suo magnifico poema in prosa L’Eterno femminino del 1918, ispirato a Sapienza 24 e a Proverbi 8.
Anche in Beatrice Teilhard sente manifestarsi questa forza amorizzante, cosciente e unificatrice, la cui radice è Maria, tutta umana, tutta donna, ma anche cosmica e divina, Juanua coeli, ma pure mundi. Così può scrivere liricamente nell’incipit del poema: «Ab initio creata sum. Sono apparsa fin dalle origini del Mondo. Prima dell’inizio del tempo sono uscita dalle mani di Dio. / Sono l’aspetto congiuntivo degli esseri, – il profumo che li trascina e li fa accorrere liberamente, appassionatamente, sul cammino della loro unificazione. / Tutto si muove e si coordina grazie a me. / Sono il fascino diffuso nel Mondo affinché si unifichi, – l’Ideale sospeso al di sopra di esso per farlo andare verso l’alto. / Sono l’essenziale Femminino ». La Tassoni Bernardi ci aiuta a comprendere come questa realtà femminile, ovunque operante, e certo in primis nella donna stessa, presupponga un’antropologia relazionale e della differenza, perché la «molecola umana completa è una dualità che comprende a un tempo il maschile e il femminile» e non siamo pienamente compiuti, pleromizzati, per dirla con Teilhard, quando restiamo monadi, ma quando diventiamo diadi.
Si supera così «un falso femminismo» della lotta contrappositiva, ma anche sterili ascetismi o riduzionismi patriarcali e maschilisti. L’intensità della ricerca di Teilhard ci spinge ad «andare al cielo attraverso la terra», a un «distacco per attraversamento », a una castità come «virtù di partecipazione e di conquista, non scuola di restrizione e di fuga ». L’Eterno femminino dell’amore non è sentimentale ed emozionale soltanto in Teilhard, ma è una forza ontologica, presente fin nell’atomo e nei recessi della materia. Se, come ricorda Papa Francesco questa non è «soltanto un’epoca di cambiamenti, ma un vero e proprio cambiamento epocale», allora la scoperta di questa essenza femminile e amante è un fondamentale salto di coscienza per ciascuno di noi e per l’umanità tutta.