lunedì 30 dicembre 2024
Dall'ultimo rapporto dall'agenzia Fides (organo della Pontificie Opere missionarie) emerge che tra le vittime otto erano i sacerdoti e cinque i laici
Tredici gli operatori pastorali uccisi nel 2024

Tredici gli operatori pastorali uccisi nel 2024 - Ansa

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È un bilancio sanguinoso, però, più contenuto rispetto agli ultimi anni, quello che il tradizionale Rapporto dell’Agenzia Fides diffonde a fine anno sugli operatori pastorali uccisi nel corso dell’anno in tutto il mondo. Lo scorso anno furono venti, mentre nel corso del 2024 le vittime contenute nell’elenco Fides, si fermano a tredici, con un calo di sette unità. Si tratta del bilancio più basso nell’ultimo quarto di secolo (2000-2024), eguagliando il bilancio di tredici vittime registrato nel corso del 2012.
Ma chi sono i tredici operatori pastorali uccisi nel corso dell’anno? Sono otto sacerdoti e cinque operatori laici, tra cui un catechista e un volontario. L’Africa, anche quest’anno, si conferma il continente più insanguinato con sei vittime, precedendo di un’unità le Americhe, che mantengono il secondo posto. Le ultime due vittime sono state uccise in Europa. Nella classifica 2024 non compare invece l’Asia che lo scorso anno aveva pianto quattro operatori pastorali.

Anche se il bilancio appare più contenuto rispetto agli altri anni, i singoli episodi ricordati dal Rapporto Fides, non perdono purtroppo la loro efferatezza, come nel caso dell’uccisione del catechista Edouard Zoetyenga Yougbare, rapito e ucciso nei dintorni di Saatenga, nella diocesi di Fada N’Gourma, nel Burkina Faso. È stato ucciso da un gruppo armato nella notte tra il 18 e il 19 aprile, mentre stava ricercando assieme ad un altro catechista Jean Marie Yougbare, 60 anni, (rapito e subito rilasciato) il suo asino. «Il corpo di Edouard è stato ritrovato nelle prime ore del 19 aprile, a Pouargogê, a circa sette chilometri da Saatenga – racconta il Rapporto –. Aveva la gola squarciata, le mani legate dietro la schiena e sul cadavere erano evidenti diversi segni di tortura». Sempre nel Burkina Faso un gruppo jihadista il 25 febbraio ha ucciso il volontario François Kabore, 55 anni, a Essakane mentre guidava un momento di preghiera con la comunità del luogo.

Le altre quattro vittime del continente africano si registrano in Camerun (un fidei donum togolose ucciso davanti al cancello della sede dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria a Mvolyé, un quartiere della capitale, padre Christophe Komla Badjougou, di 46 anni il 7 ottobre), in Repubblica Democratica del Congo (qui i guerriglieri hanno ucciso il 27 settembre Edmond Bahati Monja, coordinatore di Radio Maria/Goma di 36 anni) e in Sud Africa, dove sono stati uccisi due sacerdoti a distanza di un mese l’uno dall’altro: il 13 marzo padre William Banda, 37 anni, , della Società di San Patrizio per le missioni estere (Padri Kiltegan) colpito a morte in chiesa mentre si preparava a celebrare Messa nella cattedrale di Tzaneen, e il 27 aprile padre Paul Tatu, religioso stimmatino di 45 anni, della Provincia Most Holy Redeemer, assassinato a Pretoria con un colpo alla nuca mentre si trovava in auto.

Tra le cinque vittime nelle Americhe, vi è anche Juan Antonio López, 46 anni, sposato e padre di due figlie, coordinatore della pastorale sociale della diocesi di Truijllo e membro fondatore della pastorale di ecologia integrale in Honduras. Lo hanno ucciso il 14 settembre nella sua auto mentre tornava a casa dopo aver partecipato alla Messa nella colonia Fabio Ochoa del comune di Tocoa, città in cui era anche consigliere comunale, a circa 300 chilometri da Tegucigalpa, la capitale dell’Honduras. Juan Antonio era noto per il suo impegno per la giustizia sociale, e attingeva forza e coraggio dalla fede cristiana e poche ore prima della sua uccisione aveva denunciata, assieme ad altri leader della comunità, presunti legami tra amministratori locali e le bande criminali. Laico anche la vittima in Brasile dello scorso 8 dicembre: Steve Maguerith Chaves do Nascimento, architetto, 43 anni, sposato e padre di una bambina di 6 anni, era coinvolto nell’opera di annuncio del Vangelo e nelle opere di carità della parrocchia Nossa Senhora da Cabeça. Lo hanno ucciso mentre si recava alla Messa quotidiana. Sono invece sacerdoti le altre tre vittime che hanno coinvolto Colloa (don Ramón Arturo Montejo Peinado, 45 anni, parroco di San José di Buenavista, il 4 giugno), Ecuador (padre Fabián Enrique Arcos Sevilla di 53 anni, rapito e ucciso il 30 ottobre) e Messico (un prete indigeno, parroco del quartiere Cuxtitali di San Cristobal de las Casas, padre Marcelo Pérez Pérez, 50 anni, ucciso il 20 ottobre mentre rientrava dalla parrocchia di Nuestra Señora de Guadalupe, sempre a San Cristobal de las Casas, dopo aver celebrato la Messa).
Sacerdoti anche i due operatori pastorali uccisi in Europa. Nel primo casolo scorso 9 novembre un uomo armato di bastone e di una bottiglia di vetro ha fatto irruzione nel monastero di Gilet in Spagna, dove il frate francescano dell’Immacolata Juan Antonio Llorente, 76 anni, viveva. L’aggressore ha ferito a morte il frate e colpito anche diversi altri confratelli della vittima. Frutto invece di una rapina finita male - secondo la ricostruzione della polizia - l’uccisione di padre Lech Lachowicz, 72 anni. Aggredito a colpi d’ascia è morto dopo un’agonia durata una settimana.


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