lunedì 23 settembre 2024
Tutti i medagliati olimpici e paralimpici, insieme ai tanti che hanno ottenuto il quarto posto, sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta gli alfieri della squadra olimpica, Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi, e Ambra Sabatini, alfiere della squadra paralimpica

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella saluta gli alfieri della squadra olimpica, Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi, e Ambra Sabatini, alfiere della squadra paralimpica - ANSA

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Il futuro che avanza a fianco alla storia che rimarrà scolpita nei libri di sport e non vuole smettere di correre. Anzi, di nuotare. Nel rumorio di saluti, selfie e risate, chiacchierano seduti uno accanto all’altro Gregorio Paltrinieri e Filippo Macchi, in attesa che arrivi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per l’inizio della cerimonia della restituzione del Tricolore dei medagliati olimpici e paralimpici (quest’anno presenti anche gli atleti arrivati quarti) che si è svolta stamattina, 23 settembre, nel Salone dei Corazzieri del Quirinale.Il maestro e l’allievo, se così si può dire. O almeno lo sono stati per qualche minuto. «Vicino a me ho un mostro sacro dello sport che proprio ora mi stava insegnando che non bisogna mai mollare – confessa Macchi ad Avvenire, ripensando all’oro sfumato nel fioretto individuale». L’argento nella competizione a squadre? «Un momento indelebile che rimarrà per sempre nei nostri cuori. Siamo quattro ragazzi fantastici, anzi cinque. Non scordiamoci mai di Daniele Garozzo», aggiunge Filippo ricevendo l’approvazione di Greg, ormai un habitue della cerimonia, lui che è andato a medaglia per ben tre Olimpiadi di fila.«Era il mio obiettivo anche quest’anno. Sono stati dei Giochi fantastici – racconta Greg -. È bello festeggiare con tutti e conoscere persone con cui non ho avuto la possibilità di parlare».

Sarà l’ultima volta? «Eh…difficile da dire adesso – ammette con un sorriso che non nasconde grandi dubbi -. Per adesso sarò fermo per ancora uno o due mesi, aggiunge indicandosi il gomito che si è fratturato la sera della cerimonia di chiusura. «Mi sono dovuto operare e dovrò stare un po’ a riposo. Nei prossimi mesi deciderò che cosa fare». Poco più indietro è seduta Chiara Pellacani, uno dei simboli della giornata, con i suoi due quarti posti nel trampolino di 3 m individuale e sincro. «È un grandissimo risultato. Per noi giovani è un grande punto di partenza e di spinta per il futuro. Non siamo assolutamente i primi tra i falliti», commenta la tuffatrice.A loro tre, così come a tutti gli altri atleti azzurri presenti che si sono resi protagonisti a Parigi, Mattarella ha consegnato una medaglia celebrativa. Il presidente è arrivato puntuale alle ore 11:00, accolto da un applauso. Poi, tradito forse anche lui dall’emozione del momento, si è seduto per un attimo dimenticandosi che sarebbe dovuto iniziare l’inno nazionale.

Alla prima nota però, si è subito alzato con un balzo da fare invidia anche a Gimbo Tamberi, seduto alla sua sinistra, strappando un sorriso al presidente del Coni, Giovanni Malagò.«Questo incontro intende prolungare la festa dello sport iniziata con la consegna delle bandiere e sviluppata a Parigi – ha detto Mattarella durante il suo discorso - Complimenti per aver fatto meglio di Tokyo: era difficile. Colpisce che l’Italia abbia raccolto ogni giorno almeno una medaglia. Siamo l’unico Paese con questa caratteristica». Dei successi azzurri, ha aggiunto il presidente, «ci sono stati segni premonitori di carattere sportivo ma anche di altro genere. Si dice che la pioggia porti fortuna: ne abbiamo presa tanta quel 26 luglio», ha ricordato Mattarella tra le risate.

Il Capo dello Stato ha poi lodato l’eccellente stato di salute dello sport italiano. «È emersa la qualità delle nostre due squadre». I quarti posti? «Rappresentano brillantemente lo spirito olimpico. Gli atleti sono presenti qui per rappresentare la solidità del nostro movimento sportivo. Le medaglie non sono dovute a singoli campioni isolati, - ha aggiunto -, ma a un movimento in salute e in crescita costante». Infine, un pensiero a Gianmarco Tamberi ed Ambra Sabatini, «che le medaglie le hanno conquistate con la loro generosa partecipazione e l’affetto di tutti». Bellissimo l’abbraccio tra Gimbo e Ambra, visibilmente commossa dopo le parole di Mattarella. Che ha poi terminato con un ringraziamento a tutti, anche «per il vostro comportamento che ha indotto i ragazzi ad impegnarsi nello sport. E adesso Milano Cortina 2026», l’auspicio conclusivo del presidente. Una commozione, quella della portabandiera azzurra paralimpica, che nasconde ancora tutta la sua delusione per la caduta in finale a pochi metri dal traguardo. «Il presidente è riuscito ancora una volta a toccarmi il cuore ricordando la mia impresa e quella di Gianmarco, che sono state caratterizzate da tanto sacrificio e riconoscimento da parte degli italiani – racconta Ambra ad Avvenire -. Sto già pensando comunque a Los Angeles, dove gareggerò anche nel salto in lungo».

L’emozione di Sabatini fa il paio con quella di Matteo Parenzan, medaglia d’oro paralimpica nel singolare MS6 di tennistavolo. «È un risultato strepitoso che sognavo da quando avevo 8 anni e che dedico ai miei genitori e ai miei nonni – sottolinea il triestino ad Avvenire -. Lo sport è sempre stata la mia grande medicina, qualcosa che è entrato nella mia vita e che spero possa farne parte per sempre». Il tennis tavolo? «Un amore a prima vista. Mi ha permesso fin da piccolo di competere alla pari con gli altri». L’obiettivo principale per un’inclusione con la “i” maiuscola? «Diffondere sempre più il mondo paralimpico facendolo conoscere a tutti. La disabilità fa parte della società, non è qualcosa al di fuori. Deve diventare la normalità. Vogliamo essere reputati come semplici professionisti. Non esistono atleti normodotati o disabili, ma atleti che vogliono allenarsi e che desiderano diventare grandi, e altri che non lo fanno».

Di certo, gli azzurri, quando si tratta di sognare e lottare, non si tirano mai indietro. «Gladiatori», li ha definiti il presidente del Coni Giovanni Malagò, che ha ricordato anche l’importanza dei quarti posti. «Abbiamo vinto questa classifica, che ci fa onore. E abbiamo vinto anche la classifica dei quinti posti: fa riflettere su forza e quantità della squadra, oltre alla qualità. E poi, rivolgendosi a Mattarella, ha detto: «Lei è stata la nostra prima medaglia d’oro in tutto e per tutto. Ci ha dato la spinta per fare questo risultato straordinario». Il senso di una nazione ha concluso, «è correlato all’importanza dei risultati sportivi. Da domani mancheranno 500 giorni alla prossima Olimpiade, Milano Cortina 2026. Prometto che continueremo a far sì che l’Italia rimanga un’eccellenza nel mondo dello sport». Gli ha fatto eco Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico: «Siamo andati oltre le aspettative con due medaglie in più di Tokyo e il sesto posto nel medagliere. È il risultato migliore di sempre, un successo straordinario. Gli italiani si sono appassionati e innamorati dei Giochi Paralimpici. Lo sport può aiutare un Paese a diventare migliore. È stata un’edizione rivoluzionaria dei Giochi».

All’inizio della cerimonia, dopo l’inno nazionale, sono scorse su un proiettore tutte le immagini dei trionfi azzurri. Ad accompagnarle le note di “Now we are free”, di Mathias Fritsche, la colonna sonora del Gladiatore. La riconsegna del tricolore è stata effettuata dai portabandiera Arianna Errigo e Gianmarco Tamberi per i Giochi Olimpici, e da Ambra Sabatini per i Giochi Paralimpici. Iconico il momento in cui capitan Anna Danesi e il presidente della Federazione Italiana Pallavolo, Giuseppe Manfredi, hanno consegnato al presidente della Repubblica una maglia della Nazionale di volley (con su scritto Mattarella e il numero 1) e il pallone della finale olimpica vinta contro gli Stati Uniti, mentre Rigivan Ganeshamoorthy gli ha regalato il disco con cui ha conquistato l’oro paralimpico e firmato tre record del mondo.Dal labiale del Capo dello Stato, rivolto all’atleta azzurro, si è percepito un “Pesante!”, prendendo in mano il disco. Pronta la risposta di Rigivan: un “noo” con un sorriso a trentaseidenti. Tutta la leggerezza del suo essere campione.

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