Il musicista Ambrogio Sparagna
«La diritta via smarrita? La si ritrova tra la gente. Con questo viaggio intitolato BandaDante vogliamo riportare il Sommo Poeta nella sua dimensione popolare. Seguendo quella che era l’abitudine assai diffusa tra i contadini e i pastori degli Appennini di cantare Dante». È con questo antico e nuovo proposito che il musicista ed etnomusicologo laziale Ambrogio Sparagna è partito il 13 settembre con il poeta e scrittore Davide Rondoni e una eterogenea carovana di viandanti della musica e della parola per i gironi danteschi di un’Italia in pandemia chiamata, tra i tanti incombenti problemi di convivenza con e senza Covid, a celebrare il suo più universale campione, la sua più geniale espressione artistica e letteraria.
BandaDante ovvero “concerto viandante dei vivi, dei morti e dei tipi danteschi” ha vissuto la sua anteprima nazionale alla Pieve di San Donato, a Polenta di Bertinoro, in provincia di Forlì. Da qui proveniva Francesca da Polenta, conosciuta come Francesca da Rimini, protagonista del V Canto dell’Inferno, figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, che ospitò Dante negli ultimi anni di vita. «Parlando dei versi di Dante su Francesca da Rimini – spiega Rondoni – non posso non sottolineare come per comprendere e vivere l’altezza dell’amore sia necessario altro da certa letteratura o certi programmi televisivi di oggi».
Insieme a Rondoni e Sparagna l’ensemble dell’Orchestra popolare italiana, la cantautrice Roberta Giallo e i poeti Gianfranco Lauretano, Isabella Leardini, Eva Laudace, Matteo Zattoni e Martina Capezzuto. Ed è con loro che idealmente cantano Ulisse, Paolo e Francesca, Caronte e il Conte Ugolino, accompagnati da tradizionali strumenti musicali: dall’organetto (di cui Sparagna è campione) alla zampogna, dai flauti pastorali alla ghironda, dalla conchiglia ai corni.
«I cantori di Dante – racconta Sparagna – erano persone non molto capaci di leggere e scrivere, ma avevano imparato la tecnica dell’improvvisazione a orecchio. Trasmettevano così motivi musicali come quelli della poesia cavalleresca nello spirito del convivio, del cum-vivere, dello stare insieme attraverso la poesia, quella della Divina Commedia ».
Prodotto da Finisterre con l’Auditorium Parco della Musica di Roma e il Museo Interreligioso di Bertinoro, BandaDante celebra il Sommo Poeta per calarne la forza nell’oggi, la sua luminosità nei nostri asfittici, nebbiosi e ipertecnologizzati tempi. «Dante è l’antidoto alla solitudine, lui che ha passato una vita in cerca di solidarietà – aggiunge Sparagna –. Celebrarlo in questo momento storico è un segno e una opportunità da cogliere ancor più con la paura dilagante amplificata dal Covid. Con questo viaggio per l’Italia vogliamo anche raccogliere e far vivere i valori di umanità e condivisione che costituivano la nostra civiltà rurale, risvegliare quegli elementi essenziali di solidarietà che non dobbiamo dimenticare, la primaria dimensione del prossimo». Tra le future tappe del cammino di BandaDante sicuramente Roma (con l’Auditorium Parco della Musica) e il Ravenna Festival, ma il Covid con le sue restrizioni non consente molte previsioni.
«Dante racchiude il basso e l’alto, il mistico e il popolare – spiega Rondoni –. Del resto, la distinzione tra avanguardia e pop non appartiene all’Italia e Dante è il campione del sentire comune, il più alto e insieme il più popolare dei poeti. Perché parla a tutti, prende la vita di tutti. Ed è anche interreligioso, ma perché attraverso la sua opera unisce le diverse espressioni spirituali dell’uomo. Dante però è anzitutto cristiano, non è un sincretista, ha apertura di sguardo».
Nello spettacolo itinerante di Sparagna e Rondoni («ho conosciuto questo straordinario musicista e musicologo grazie a Lucio Dalla – svela il poeta forlivese –. E lo spirito del grande cantautore bolognese aleggia in questa nostra partenza perché anche lui, con la sua fede bambina, univa cielo e terra»), di tappa in tappa, questo ideale antico carro vedrà salire storie, persone e comunità differenti. Un anno di viaggio in Italia che culminerà proprio nel 700° della morte del Poeta, nel settembre del 2021. In mezzo, i suoi versi risuoneranno con le antiche melodie udite e cantate da Sparagna (che le ha adattate e rivestite di policrome sonorità) quando partecipava alle popolari feste dantesche di pastori e contadini.
«Un cantore di Dante da cui ho imparato molto è stato Edilio Romanelli – ricorda –, grande poeta toscano, insegnante anche di Roberto Benigni, che cantava la Divina Commedia in quelle nostre notti nelle campagne romane dove, tra gli anni Settanta e Ottanta, c’era una forte presenza di poeti a braccio. Certo, in una futura tappa di BandaDante il sogno di intercettare Benigni non possiamo non averlo».