
Roberto De Simone - Ansa / Ciro Fusco
«Non sono un compositore razionale, non mi piace analizzarmi, cercare i significati che stanno alla base dei miei lavori. Lascio che lo facciano gli altri». Così Roberto De Simone spiegava ad “Avvenire” dieci anni fa, in occasione della presentazione dello Stabat Mater che aveva deciso di dedicare ad Aylan, il bambino siriano di Kobane di tre anni trovato morto sulla spiaggia di Ali Hoca Burnu a Bodrum in Turchia. Una sorta di ritrosia che non può nascondere quanto spicchi la figura del musicista e compositore, morto nella serata di domenica 6 aprile all’età di 91 anni, nel panorama culturale italiano. Regista e autore teatrale, musicologo e scrittore, studioso dell'espressività popolare della società preindustriale e artefice della riscoperta della musica campana, lo scorso 15 gennaio era stato ricoverato all’ospedale “Vecchio Pellegrini” di Napoli a causa di problemi respiratori successivi a un’influenza.
De Simone aveva dedicato la sua vita a salvaguardare e far riscoprire un patrimonio culturale straordinario come quello tradizionale partenopeo, che rischiava di spegnersi. Fondatore nel 1967 della Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale per un decennio è stato l'indiscusso animatore, De Simone è stato direttore artistico (1981-1987) del Teatro San Carlo di Napoli, dove ha realizzato numerose regie d'opera. Nel 1995 è stato nominato per chiara fama direttore del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, carica dalla quale si è dimesso nel 2000. Accademico di Santa Cecilia dal 1998, nel 2003 è stato insignito del Premio Roberto Sanseverino e nel 2015 del Premio Nonino Risit d'Aur, mentre nel 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
La più nota delle opere di De Simone è La gatta Cenerentola, favola in musica’ presentata nel 1976 al Festival dei Due Mondi di Spoleto e gratificata dal consenso unanime di pubblico e critica nel corso di varie tournée in Italia e all’estero. È stato autore di una vasta opera saggistica ispirata dai risultati di alcune sue ricerche filologiche sulle cadenze ritmiche del rituale orale delle feste popolari. Per Einaudi ha pubblicato i volumi Il presepe popolare napoletano (1998), Il convitato di pietra (1998), L’opera buffa del giovedì santo (1999), La Cantata dei pastori (2000), Prolegomeni al Socrate immaginario (2005), Novelle K 666. Fra Mozart e Napoli (2006), Cinque voci per Gesualdo (2013), Satyricon a Napoli ’44 (2014), La canzone napolitana (2017) e L’oca d’oro (2019); ha inoltre curato le Fiabe campane (1994) e Il Cunto de li Cunti di Giambattista Basile (2002).
Nato il 25 agosto 1933 a Napoli, in via Pignasecca, ai piedi dei Quartieri Spagnoli, all'incrocio tra via Toledo e piazza Montesanto, Roberto De Simone era nipote dell’omonimo nonno, attore teatrale nella compagnia di Salvatore De Muto, ricordato come l’ultimo grande Pulcinella. Dopo il conservatorio nel 1957 inizò l'attività concertistica parallelamente alle ricerche sull'espressività popolare, per poi dedicarsi completamente all'attività di compositore proseguendo l’approfondimento delle tradizioni popolari campane. Fin dai primi anni Sessanta lavorò anche alle colonne sonore per gli spettacoli televisivi e teatrali e iniziò la collaborazione con l'Autunno Musicale Napoletano in qualità di maestro sostituto e clavicembalista dell'Orchestra “Alessandro Scarlatti” della Rai. Nel 1967 l'incontro con i giovani Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d'Angiò, interessati a una nuova proposta della musica popolare, determinò la nascita della Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale De Simone divennel'animatore, il ricercatore e l'elaboratore dei materiali musicali. Il repertorio popolare venne riproposto su sistemi colti come per esempio la scrittura settecentesca e l'elaborazione metrica. Un lavoro di questo genere comportò una vera e propria ricerca sul campo: De Simone e il suo gruppo andavano a indagare durante le feste popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell'entroterra campano, a cercare tracce laddove spesso erano andate già perse. Elaborò e trascrisse il ricchissimo materiale reperito, prediligendo negli allestimenti e nelle regie esibizioni fortemente personalizzate, che circoscrivono a volte l'ambigua e complessa cifra della “napoletanità” sacrificando spesso al colore e al pittoresco quella scansione lirica sfumata e cangiante che rappresenta una vena sotterranea, ma sempre presente e pulsante nel tessuto del folclore partenopeo.
Nel 1974 presentò al Teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei pastori di Andrea Perrucci. Nel 1976 mise in scena gli inediti spettacoli musicali Masaniello e La gatta Cenerentola, probabilmente il capolavoro di De Simone che determinerà il vero trionfo internazionale, ma al tempo stesso anche la rottura dei rapporti con alcuni componenti della Compagnia. Dopo l'esperienza con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone proseguì la sua opera di rinnovamento attraverso una più stretta collaborazione con il gruppo di artisti Media Aetas.
Oltre a un altro dei suoi capolavori, L’Opera Buffa del Giovedì Santo (1980) tra la fine degli anni Settanta e i Novanta De Simone diede vita al riadattamento di opere quali Mistero Napolitano (1977), La festa di Piedigrotta (1978), Li Zite ’ngalera (1978), Cantata per Masaniello (1988), Le 99 disgrazie di Pulcinella (1994), L’impresario in angustie (2001); come compositore scrisse, tra le altre, l’album Io Narciso Io (1985), il Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini (1985), l’oratorio Lauda Intorno allo Stabat, il melodramma Mistero e processo di Giovanna d’Arco (1989), la cantata drammatica Populorum Progressio (1994), Il Canto de li Cunti (1990), l’opera Il Re Bello (2004). Nel frattempo compose musiche per il cinema collaborando con Eduardo De Filippo, Ennio Lorenzini, Lina Wertmüller.