La colpa di Dante Alighieri? Non essere stato polically correct ante litteram. Sfidando spericolatamente ogni (buon) senso storico, i ricercatori di Gerush92, organizzazione che gode del rango di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale dell'Onu, vorrebbero mettere al bando o almeno censurare la Divina Commedia, rea di diffondere "contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza" nei confronti di ebrei, islamici e omosessuali.Sotto accusa il canto XXIII dell'Inferno, dove sono puniti i membri del Sinedrio e in cui il sommo sacerdote Caifas è immaginato nudo e crocefisso steso a terra, così che ogni altro dannato lo calpesti. Ma anche il canto XXVIII, dove sono puniti, tra i seminatori di discordia, Maometto e il successore Alì: il primo ha il corpo oscenamente spaccato dal mento al sedere, con le interiora pendenti tra le gambe, l'altro ha la testa rotta dal mento alla cute. Che dire poi dei sodomiti, dannati a correre sotto una pioggia di fuoco?Che Dante non fosse tenero non è una novità. Né che il medioevo ignorasse il fair play. A confermarlo basti il trattamento che il sommo, cristianissimo, poeta riserva ad alcuni pontefici. Per Bonifacio VIII, suo bersaglio frequente e acerrimo nemico, preannuncia la dannazione, immaginandolo pronto a traslocare dal soglio ponficio alla bolgia dei simoniaci, conficcato a testa in giù in un buco con le piante dei piedi in fiamme. Ad aspettarlo ci sono Niccolò III e Clemente V.
Non va meglio a papa Anastasio II, condannato come ateo tra gli epicurei.E chi non ricorda, nell'antinferno, il disprezzo con cui è liquidato Celestino V, "colui che fece per viltade il gran rifiuto"?
Non di par condicio si tratta, beninteso. Dante amava e odiava con veemenza, era uomo di fazione. Ma questo non c'interessa, sette secoli dopo. La vera forza di Dante, quella che vince il tempo, è la potenza delle sue terzine, il perfetto equilibrio dell'orchestrazione di un'opera che continua a parlare all'uomo di ogni epoca.La provocazione - che auspichiamo sia tale - degli studiosi di Gerush92 ricorda i polveroni che si levano regolarmente contro la Bibbia, che educherebbe alla guerra, o contro testi di altre religioni (recente è il caso della Baghavad Gita, poema sacro indiano, accusata in Russia di incitare all'odio). Di questo passo, perché non censurare l'Iliade e l'Odissea, guerrafondaie e misogine, e magari persino Moby Dick, che fomenta la caccia alla balena?