Con tutti i guai che ha, il segretario del Pd non si aspettava proprio la nuova tegola. Che la tregua fosse armata lo sapeva, ma il sindaco di Firenze non attende neppure quel pre-incarico che Giorgio Napolitano dovrebbe affidare al leader democratico per cercare di trovare i numeri per un ipotetico governo. Matteo Renzi sembra già proiettato nella sfida con Beppe Grillo e allora, cosa può esserci di meglio di un dossier sui costi della vita politica di largo del Nazareno per non essere da meno delle denunce dell’ex-comico sul finanziamento ai partiti? Una polemica che segue di poco quella, già pesante, sulla compravendita dei voti, che, secondo il sindaco rottamatore, si starebbe compiendo per attirare voti grillini.Renzi è in quel di Firenze impegnato a rimettere mano alla sua giunta dopo le elezioni, mentre Pier Luigi Bersani deve spiegare alla enorme truppa dei neoeletti – pure non sufficiente – come intende muoversi nelle macerie del dopo-tsunami. Su Twitter si susseguono gli appelli grillini al segretario pd perché firmi l’abolizione del finanziamento ai partiti. Ma il leader democratico la sua strategia l’ha già spiegata e rientra nella riforma della legge sui partiti. Ma non c’è solo il lavoro di Renzi sulle spese sostenute a Largo del Nazareno, di cui parliamo qui a fianco. Il sindaco non apprezza la "caccia" al voto dei parlamentari di Grillo, secondo pratiche che ricordano i tempi di Scilipoti. Bersani non ci sta: «Non passi l’idea, tanto meno da qualcuno di casa nostra, che andiamo a cercarci dei deputati», scandisce dal palco del Capranica, davanti alla sua truppa di deputati e senatori. «Non accetto che vengano messe in giro cose di questo genere. A noi interessano posizioni politiche», non un mercato delle vacche. E sugli incarichi istituzionali serve «condivisione».Si lavora «alla luce del sole», insiste il leader pd, che affida a Zanda, Calipari e Zoggia il difficile compito di sondare eventuali accordi con i grillini. E i mediatori strappano il primo incontro per oggi alle 15. Che poi la strada sia «strettissima», Bersani non se lo nega certo. Ma sa anche che «non siamo in condizione da soli di garantire un governo in questo Paese», anche se – aggiunge – «tanto meno gli altri». A Grillo, però, il segretario pd continua a chiedere di assumersi la responsabilità. L’ipotesi di un appoggio esterno appare poco praticabile. «Sappiamo benissimo che arriveranno tutti i giorni sbarramenti, un moderno principe in formazione può non essere mai sazio...». Insomma, dice, «questi pensano di avere inventato la politica, ma è una storia antica. E quindi può pensare di tenersi le mani libere. Per cosa? Per l’Italia? No, per una cosa che si chiama potere». Noi, continua Bersani, «facciamo l’inverso: quel tanto di potere che abbiamo lo mettiamo al servizio di questo Paese».Renzi osserva, e assicura che non intende fare la parte del guastafeste. «Io faccio il tifo per Bersani, ma – ammette – non sono ottimista. Grillo continua a dire no, quindi non sono ottimista. Se Bersani non ce la fa, giocoforza si andrà a votare, non è che si sta cinque anni con un governo Pd-Pdl o un governo di minoranza». E allora, meglio prepararsi. Il dossier è uno dei punti del programma.