Paolo Emilio Russo - Imagoeconomica
«Il gesto del Papa è stato potentissimo e interroga le coscienze di tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche: c’è un tema di diritti e anche di rispetto della nostra Costituzione». Paolo Emilio Russo, capogruppo di FI in commissione Affari Costituzionali della Camera dà la sua disponibilità a studiare misure e iniziative in grado di migliorare la condizione carceraria e abbassare il tasso di sovraffollamento che ha più volte messo il nostro Paese sul banco degli imputati. Se il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ha proposto un «indulto parziale», Russo preferisce, a nome di Forza Italia, parlare di potenziamento delle misure alternative, interventi per ammodernare e umanizzare le strutture, aumentando l’accesso al lavoro all’interno e all’esterno del carcere, il ricorso alla giustizia riparativa, e gli investimenti in uomini e mezzi per ridurre i tempi della carcerazione preventiva.
Un partito garantista come Forza Italia non può essere insensibile al dato che vede circa un terzo dei detenuti in attesa di giudizio, quindi in una situazione di presunzione d’innocenza.
Le carceri sono diventate dei “non luoghi”, chi ci entra - da colpevole, ma non di rado anche da innocente - rischia di non uscire più e, a dispetto della Costituzione, quando esce, è una persona peggiore. Come ha sottolineato Antonio Tajani, «la pena è privazione della libertà, non della dignità». Il principio sacrosanto della certezza della pena non può tradursi nel fatto che chi sbaglia in carcere viene trattato come un rifiuto umano.
Gli 88 suicidi tra i detenuti ma anche i 6 agenti che si sono tolti la vita, nel 2024, parlano da soli.
È la dimostrazione che il carcere oggi - in molti, troppi casi - è un luogo malsano per tutti coloro che lo frequentano, anche per chi ci lavora per garantire la sicurezza. Anche quelle 243 persone morte in carcere rappresentano un dato terribile: nessuna donna e nessun uomo, di qualunque colpa si sia macchiato, dovrebbe morire solo in una cella.
Come intende muoversi Forza Italia?
Le carceri per noi rappresentano una priorità. Su sollecitazione del segretario Tajani, la scorsa estate c’è stata una grande mobilitazione: tutti gli eletti sono andati a visitare e a verificare le condizioni delle carceri italiane, maschili e femminili, ne è scaturita una relazione sulla base della quale abbiamo preparato, con il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, una serie di proposte per affrontare il problema in modo strutturale. Io stesso ho ispezionato il carcere femminile di Rebibbia che, tra l’altro, ospita madri con figli piccoli.
Altro tema molto delicato. Che fare, allora?
Bisogna investire innanzitutto sull’edilizia carceraria, ammodernare strutture ormai obsolete in molti casi, ritagliate su un sistema e un sentire comune molto diverso dall’attuale, creare le condizioni perché tutti i detenuti vedano rispettati i loro diritti minimi. Servono carceri di nuova generazione ma, contemporaneamente, è già possibile intervenire per limitare il sovraffollamento modificando le leggi sulla carcerazione preventiva: la custodia cautelare non può e non deve essere trattata come anticipo della pena.
Purtroppo spesso è proprio così. Dove intervenire?
Per andare incontro al dettato costituzionale si dovrebbe riconoscere, ad esempio, ai tossicodipendenti la possibilità di scontare la pena in comunità e creare le condizioni perché i detenuti possano lavorare dentro agli istituti e, per quelli che scontano pene minori, fuori durante il giorno. Serve a loro per reinserirsi, a limitare il sovraffollamento diurno ed è anche giusto. Servono più educatori e accordi con le imprese, associazioni del Terzo settore e volontariato, ma anche semplificare le regole. Un altro intervento strutturale riguarda la giustizia riparativa, che può avere un ruolo fondamentale come accade negli altri Paesi europei specie nei delitti colposi. E occorre potenziare le misure alternative.
Per fare tutto questo servono più risorse umane.
Quasi ovunque negli istituti c’è carenza di organico. Consapevoli di ciò stiamo investendo. Da inizio legislatura sono state assunte - tra assunzioni ordinarie e straordinarie - ben 7mila figure: mille sin dalla prima legge di Bilancio, mille ancora lo scorso luglio, col Dl Carceri. Hanno riguardato il personale di Polizia penitenziaria e i giudici di sorveglianza. Questi ingressi consentiranno tra l’altro di avere un direttore e un comandante in pianta stabile in ogni istituto. Le assunzioni, in particolare, di giudici di sorveglianza si tradurranno in una valutazione più oculata, caso per caso, della posizione di chi è in carcere ma non dovrebbe essere lì.
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