Almeno
148 morti e oltre 200 feriti:
questo il bilancio, ancora provvisorio, di una giornata di sangue
nella fascia costiera della
Siria ancora controllata dal regime di
Damasco. È la prima volta che la roccaforte del leader siriano viene
colpita così duramente dall'inizio del conflitto nel marzo del 2011.
Gli attacchi di
Tartus e
Jableh sono stati rivendicati dai
jihadisti del Daesh tramite l'organo di propaganda
Amaq.Nel mirino
sono finite fermate dei bus, ospedali e altri luoghi frequentati dai
civili. Le esplosioni, quasi in contemporanea, sono state almeno
sette.Le province costiere di Latakia e Tartus sono dal 2011 nelle
mani delle truppe del regime di Assad.
Tartus e Jableh sono aree a
maggioranza alawita, e vi vivono molti
sfollati a causa del conflitto. Proprio questi ultimi, secondo gli
attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, legati ai ribelli anti-Assad, temono ora
un'ondata di arresti tra i sunniti.Jableh si trova a pochi chilometri
dalla
base aerea militare russa di Hmemim di importanza strategica per
le operazioni a sostegno delle forze del regime. Il
porto di Tartus
viene utilizzato da anni dalla Marina militare russa.Il direttore
dell'Osservatorio, Rami Abdel Rahman, ha parlato dei "peggiori
attacchi in 30 anni nella zona di Tartus". Nel 1986 una serie di
attacchi colpì il nordovest della Siria, Tartus compresa, con un
bilancio di 144 morti. Dal
2011 il conflitto in Siria ha fatto almeno
270mila morti.