«La D’Eusanio era stata invitata come persona che aveva alle spalle una breve esperienza di coma, non come opinionista. Se fossimo riusciti a mantenerla entro il suo ruolo, la sua presenza avrebbe avuto un senso...». Il problema, riconosce il giornalista Franco Di Mare, conduttore di "La Vita in Diretta" su Rai1 insieme a Paola Perego, è appunto di non esserci riusciti. Lunedì sera mentre in collegamento da Milano Max Tresoldi sventolava il braccio per salutare a fine trasmissione, la D’Eusanio, per nulla imbarazzata dal fatto che Max la stesse ascoltando, scioccava conduttori e pubblico gelando lo stesso Max: «Quella non è vita», piuttosto che essere come te meglio morti, insomma. Più esplicitamente ancora, «quando Dio chiama, l’uomo deve andare».
Di Mare, la tua reazione è stata immediata. Prima ancora che Max reagisse a quel rimprovero di essere vivo, ti sei dissociato, e con te gli altri ospiti in studio.Lì non era in corso un dibattito accademico, non c’erano persone invitate a discutere ad esempio sull’eutanasia o sul diritto di scelta. Lì avevamo una persona viva, vivissima, che oltre a tutto aveva espresso tutta la sua felicità di essere al mondo, anche se disabile. E avevamo appena ascoltato la storia immensa di amore da parte di sua madre, che al risveglio di Max aveva sempre creduto, aiutata dalla famiglia e da una schiera di amici volontari. Eravamo tutti commossi da quanto avevamo appena sentito... Nel momento della pubblicità la D’Eusanio mi ha chiesto di poter dire qualcosa e io ho ripreso dandole la parola... Quando ha parlato, per me è stato uno schiaffo in piena faccia.
Qualcuno potrebbe sostenere che la D’Eusanio era libera di esprimere la sua opinione...Io rispetto sempre le opinioni di tutti e, come conduttore televisivo, sono tenuto alla terzietà, a essere equidistante. Ma un conto è fare una discussione sulle idee, altro è avere di fronte un uomo felice, che certamente non va a giocare a calcio ma alle partite sì, e dirgli più o mano tu per me sei un mostro, la tua vita non è degna come la mia. Questo è insultare. A quel punto ho deciso in corsa, sotto mia responsabilità, di tagliare l’appello finale per la ricerca sul cancro e invece dare a Ezia Tresoldi dieci secondi di replica. Era il minimo!
Come giudichi l’azione della D’Eusanio?Ha parlato come se di fronte non avesse un 40enne, un uomo vivo e totalmente lucido che la ascoltava, ma un soprammobile, un vegetale... Solo così si spiega che gli abbia potuto dire «la tua non è vita». Capisco che non ha nemmeno colto la gravità di ciò che ha fatto.
Come si scelgono gli esperti da intervistare, per le trasmissioni?Ammetto che in studio mancava un neurologo, qualcuno che spiegasse l’aspetto scientifico, anche se c’era la giornalista Laura Avalle nella doppia veste di direttore del mensile "Vero Salute" e di persona che ha vissuto il coma...
La tua sofferenza per Max era evidente.Sono temi cui tengo molto e che vanno trattati con grande sensibilità. Ricordo il caso di Francesca, una ragazza che per sopravvivere avrebbe dovuto amputare entrambe le gambe, ma si rifiutava e aveva scelto di morire. L’ho chiamata a una mia trasmissione, abbiamo liberamente dibattuto, siamo rimasti amici... Oggi è una donna felice, anche senza gambe: anche la sua è vera vita.