Aveva deciso di accogliere la proposta dell’Associazione radicale Luca Coscioni e di farsi accompagnare in Svizzera dove in una clinica per il suicidio assistito avrebbe ricevuto i farmaci necessari a darsi la morte. Ma il paziente italiano, malato grave, ha cambiato idea e ha deciso di seguire un percorso terapeutico che gli possa consentire di affrontare l’ultimo tratto della sua vita vedendo accolta la sua domanda di aiuto e accompagnamento nella sofferenza causata dal male. Ad annunciare questa decisione inattesa è stata la stessa associazione, che però legge nella decisione del paziente un implicito sostegno alla legalizzazione dell’eutanasia alla quale punta la campagna di "disobbedienza civile" col supporto a chi vuole morire anzitempo in strutture specializzate attive nella Confederazione elvetica. Un’interpretazione che però non fa i conti con l’evidenza dei fatti: chi perde la speranza e nel percorso di una malattia inguaribile è tentato da scorciatoie eutanasiche in realtà chiede tutto un altro tipo di aiuto – cure palliative in primis – ed è sul dovere di garantire supporti clinici, umani e assistenziali all’altezza che occorre concentrare gli sforzi senza assecondare spinte a un’autodeterminazione distruttiva.
Il malato italiano in gravi condizioni che era stato scelto come testimonial dai fautori di una legge per l’eutanasia ha deciso di seguire terapie «alternative».
La libertà è per vivere di Francesco Ognibene
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