Mancano i donatori di organi? Si può rimediare con gli organi di persone morte a seguito di un'eutanasia. La proposta, che in altri momenti storici e ad altre latitudini potrebbe a buona ragione essere considerata al di fuori di una visione etica condivisa, ha assunto una certa legittimità, tanto da essere discussa all'interno di un Congresso medico. E' successo alla 21esima Conferenza per la Chirugia toracica generale, che si è svolta a Birmingham, in Inghilterra, lo scorso maggio. La relazione, presentata dai medici dell'ospedale universitario di Lovanio, in Belgio, allora non aveva provocato un particolare scalpore, fino a oggi, quando è stata rilanciata da un sito di informazione biomedia (
www.bioedge.org).I medici hanno spiegato che tra gennaio 2007 e dicembre 2012, 47 pazienti hanno ricevuto la donazione di polmoni da parte di pazienti morti per cause cardiache. Di questi, 6 erano persone morte dopo un'eutanasia (equiparata, come si vede, a un decesso per cause cardiache...): "3 soffrivano di patologie neuromuscolari insopportabili e 3 di disordine neuropsichiatrico, con una volontà esplicita di donare i propri organi". Si tratta di una percentuale del 12,7 per cento, che, scrivono i medici nel loro report, potrebbe essere aumentata se solo si facesse, per così dire, una campagna di informazione in questo senso. La proposta potrebbe avere un certo appeal, dal momento che i donatori di organi sono sempre in numero inferiore alle necessità. Oltrettutto, spiegano ancora i medici per scansare le prime critiche, "l'eutanasia è stata praticata da un medico indipendente, in una stanza adiacente alla sala operatoria e non in presenza dell'équipe" che doveva espiantare l'organo e poi intervenire sul paziente in attesa di trapianto. In una stanza un medico uccide un uomo, nella stanza accanto un altro dottore attende per espiantargli i polmoni... Il trapianto di organi da eutanasia presenta molti punti critici (oltre all'eutanasia in sé, che in Belgio è legale): ad esempio, una persona malata o disperata potrebbe convincersi di valere più da morto che da vivo, superando quindi ogni resistenza all'eutanasia.