mercoledì 25 aprile 2012
Oggi Steven Thorpe ha 21 anni, sta bene. E racconta la sua storia. Il ragazzo ha parlato della vicenda solo 4 anni dopo. «Dicono che io sia un miracolato Invece sono ancora vivo grazie alla determinazione della mia famiglia».
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I quattro medici che l’avevano in cura lo davano per spacciato e stavano per staccare la spina. Ma i genitori di Steven Thorpe, un ragazzo che ha subito lesioni al cervello a 17 anni dopo un incidente stradale, li hanno implorati di non farlo. Steven, che oggi ha 21 anni, fa il commercialista e tutte le mattine va al lavoro in macchina, è in grado di raccontare la sua storia, finita in grande evidenza ieri sul quotidiano Daily Mail. «Dicono che io sia un miracolato – racconta –, sono invece ancora vivo grazie alla determinazione di mio padre e mia madre e a quella del medico di base, Julia Piper, che non hanno mai perso fiducia in me». Il 1° febbraio 2008 il ragazzo stava tornando a casa, a Leicester, in macchina con due amici quando un cavallo attraversò la strada provocando uno spaventoso incidente. Uno degli amici morì sul colpo, così come il cavallo, mentre Steven sbatté la testa riportando un trauma cranico diagnosticato dai medici come «irreversibile». Per gli specialisti dell’ospedale universitario di Coventry che lo avevano in cura il suo era un caso senza speranza. Lo mantennero in coma farmacologico per stabilizzare i livelli vitali. Dopo due settimane, quando ormai i medici avevano deciso di interrompere ogni trattamento, il padre di Steven li supplicò di non fermarsi perché era certo che per il figlio ci fosse ancora speranza. Una convinzione condivisa dal medico di famiglia. I medici dell’ospedale accettarono la richiesta disperata dei genitori e chiesero a un neurologo di sottoporre Steven a ulteriori esami. Il neurologo, confermando l’ipotesi del padre, riuscì a individuare segnali incoraggianti nel cervello del ragazzo. A questo punto i medici provarono a togliere Steven dal coma indotto per verificare se fosse in grado di uscire dal suo stato di incoscienza. E così fu. Tanto che dopo cinque settimane di riabilitazione Steven fu in grado di lasciare l’ospedale. Oggi riesce a condurre una vita del tutto normale. Piper ricorda: «La situazione era molto difficile: da una parte c’erano i medici, pessimisti; dall’altra i genitori che credevano che il figlio si sarebbe risvegliato. Io ero persuasa che la diagnosi dell’ospedale non fosse giusta e alla fine sono riuscita a far riconsiderare il caso. È stata la scelta giusta». «Questa è una storia piena di speranza – continua Piper –. Steven è un ragazzo straordinario e la sua guarigione è stata sbalorditiva». Da quando ha lasciato l’ospedale, il giovane si è sottoposto a quattro operazioni per ricostruire la faccia devastata nell’incidente. «La riabilitazione non è stata facile – spiega – ma ho sempre avuto dentro di me la forza di andare avanti perché mi sono sempre sentito appoggiato e amato dalla mia famiglia. La mia impressione è che i medici non volessero dare a mio padre una seconda possibilità – continua –. Ma quando gli hanno chiesto di approvare la donazione dei miei organi la sua determinazione è diventata d’acciaio. Si è battuto fino alla fine e ha avuto ragione. Spero che la mia storia serva d’aiuto alle persone che in questo momento hanno deciso di mollare perché non è assolutamente detto che i medici abbiano sempre ragione. A volte, come nel mio caso, l’amore e la volontà possono fare davvero miracoli».
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