Dopo aver verificato l’affidabilità di questo metodo su cellule prelevate da 45 embrioni portatori di anomalie genetiche, i ricercatori britannici hanno selezionato e impiantato un singolo embrione su due coppie: in entrambi i casi ha attecchito dando il via a una gravidanza. James Sherley, ingegnere biomedico al Boston biomedical research Institute, è tra quegli scienziati che nutrono forti dubbi sulla nuova tecnica. «Mi preoccupa che questa notizia sia presentata in maniera positiva dai media – sostiene –. Non c’è niente di positivo quando una vita umana viene distrutta. E questa tecnica implica la distruzione di molti embrioni. Sui giornali, però, non se ne parla». L’accanimento del mondo scientifico, continua Sherley, nel «voler creare l’essere umano perfetto non ha senso e non produrrà buoni risultati. Chi l’ha detto che il bambino nato in questo modo non svilupperà in futuro qualche malattia? Oggi conosciamo alcune malattie ma non certo tutte». Sherley spiega inoltre che usare la fecondazione artificiale per ottenere un figlio sano è assolutamente contro natura. «La varietà in natura è fondamentale perché ci rende più forti. Non possiamo ambire a essere tutti perfettamente uguali perché questo renderebbe la specie umana più debole».
Ci sono poi implicazioni legali che potrebbero complicare ulteriormente la «produzione» di esseri umani perfetti. Roy Farquharson, della European society of human reproduction and embryology e professore di ginecologia all’Ospedale di Liverpool, ha avvertito che il campo della fecondazione artificiale andrebbe ulteriormente regolamentato. «Nuove leggi dovranno essere approvate per far sì che le coppie non sfruttino i progressi della scienza per motivi futili. E per evitare che le nuove tecniche vengano un giorno messe a disposizioni di tutti. Oggi basterebbe un ricorso contro la disparità di trattamento e una coppia avrebbe le porte aperte a qualsiasi possibilità di selezione».