“Il ricorso del Tribunale di Firenze risponde ancora una volta a una costante opera di delegittimazione per via giudiziaria della Legge 40, quando è noto che il divieto di fecondazione eterologa risponde invece a precise e fondate esigenze di tutela dei bambini, della coppia, della famiglia e della società”, commenta
Paola Ricci Sindoni, vicepresidente vicaria dell’Associazione Scienza & Vita. “Grazie a questa norma si salvaguardano i nascituri e il loro diritto a conoscere le proprie origini, al fine di tutelarne l’identità personale, oltre che garantirne la tutela sanitaria e sociale. Si evita inoltre un lucroso commercio di gameti che va sotto il falso nome di donazione e il conseguente sfruttamento delle donne. I cosiddetti “paletti” della Legge 40 hanno il merito di porre un freno alla moltiplicazione delle figure genitoriali con le conseguenti ripercussioni negative sull’identificazione bio-psichica del nascituro e sulla stabilità del legame di coppia. La responsabilità procreativa della coppia uomo-donna è la migliore risposta alla protezione familiare e sociale, quale condizione della stabilità del nascituro. Infine, il richiamo ad allinearsi ad altri Paesi è strumentale in quanto mira ad instaurare un dominio della tecnica sull’origine e sul destino della persona umana. Legittimare la fecondazione eterologa, per un presunto atto di parificazione di tutte le coppie, vuole in realtà aprire la strada al primato del “diritto al figlio” attraverso un ribaltamento di quei principi costituzionali che antepongono la tutela giuridica del nascituro alla soggettività del desiderio”.