martedì 2 luglio 2024
Il polo clinico e scientifico milanese ai vertici nel mondo nell’oncologia dai laboratori al letto dei pazienti. I protagonisti raccontano come funziona un modello che si rivela efficace
L'aula magna della sede dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano

L'aula magna della sede dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano

COMMENTA E CONDIVIDI

Se la ricerca oncologica italiana è ai vertici nel mondo, Milano è la sua capitale scientifica, e a Milano la leadership è dell’Istituto nazionale dei tumori, il sillogismo è presto fatto. E una memorabile edizione dell’annuale Giornata della Ricerca all’Int, nell’aula magna di via Venezian, è servita a capire in poche ore di quale formidabile giacimento di conoscenze, cure d’avanguardia e sensibilità umana dispongano milanesi e lombardi e i tanti pazienti (uno su tre) che arrivano da fuori regione per sottoporsi qui a esami e terapie. Un patrimonio assoluto per città, regione e Paese.

Lo stile della dirigenza Int è allergico all’autocelebrazione: solo una volta l’anno ci si concede di tirare le somme del lavoro di ricerca svolto, con ammirevole sobrietà. E il bilancio emerso ieri è davvero di prima grandezza. Nel 2023 l’Istituto ha attivato 141 progetti di ricerca, 31 dei quali europei (di alcuni è leader), pubblicato 835 studi su riviste scientifiche – più di due al giorno, in media –, ha 764 studi clinici attivi, 446 dei quali sperimentali, con 516mila pazienti coinvolti. Il tutto con 210 ricercatori e un bilancio di 57,3 milioni di euro, dei quali solo il 15% proviene da fondi pubblici: il resto arriva dalla partecipazione a bandi per progetti di ricerca internazionali (vinti in serie), donazioni private e 5xmille, ovvero la partecipazione attiva di una società civile consapevole del prodigio scientifico di questo Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) che è pubblico ma si muove con l’agilità, la determinazione e la capacità di competere di un privato.

A capo di questa piccola e combattiva comunità di ricerca che ha dichiarato guerra a ogni forma di tumore è Giovanni Apolone, direttore scientifico di una struttura con 482 posti letto, oltre 11mila ricoveri ordinari, 5mila in day hospital e 1,2 milioni di prestazioni ambulatoriali con il Servizio sanitario nazionale ogni anno. I milanesi sanno che l’Int c’è, e forse pensano che è meglio non pensarci sperando di non averne mai bisogno. Ma è giusto che siano al corrente dei suoi primati, ottenuti anche «con giovani ricercatori capaci di enormi sacrifici per ottenere grandi risultati» spiega Apolone, cosciente di chiedere molto alla sua “squadra” ma anche di mostrargli la strada per vincere le tante piccole battaglie di cui è disseminata la guerra ai tumori.

Giovanni Apolone, direttore scientifico della Fondazione Int

Giovanni Apolone, direttore scientifico della Fondazione Int - undefined

E la premiazione ieri in apertura di convegno di 8 di loro, autori di ricerche particolarmente innovative, è la prova che all’Int “si impara come si fa”. Perché all’Istituto la ricerca di frontiera è un testimone che passa da una generazione all’altra, con la consegna simbolica di quel cartello che all’ingresso ricorda che «L’oncologia italiana è nata qui». «Io vorrei che a questa scritta ne fosse aggiunta, con buona ragione, una seconda – commenta Gustavo Galmozzi, Presidente della Fondazione Irccs Istituto nazionale dei Tumori di Milano–, e cioè che la ricerca che si fa qui garantisce il futuro dell'oncologia italiana. Questo, in linea con il futuro che ci aspetta e che chiederà a questa Istituzione di continuare ad essere protagonista e propositiva in ordine alla sua missione». Una prospettiva realistica se si considera anche che l’Int non vede l’ora di veder sorgere la sua futura casa nella Città della Ricerca e della Salute: «Un futuro che ci aspetta anche tra pochi anni in nuovi spazi, tali da soddisfare le nostre attese e i nostri bisogni – sottolinea Galmozzi –. Così auspico e mi auguro».

Gustavo Galmozzi, presidente della Fondazione Int

Gustavo Galmozzi, presidente della Fondazione Int - undefined

All’Int si pensa a un futuro “in grande”. Grande, però, non credendosi arrivati in vetta (e quando mai lo si può essere se il nemico si chiama tumore) ma come «la qualità e l’accuratezza necessarie per competere sugli altissimi livelli necessari oggi nella ricerca internazionale – aggiunge Carlo Nicora, direttore generale della Fondazione Int –, con il requisito di una multidisciplinarietà sempre più necessaria, e qui sperimentata quotidianamente come metodo di lavoro».

Carlo Nicora, direttore generale della Fondazione Int

Carlo Nicora, direttore generale della Fondazione Int - undefined

Con la presenza dell’Int, Milano continua ad attirare ricercatori che vogliono affermarsi, studenti che desiderano specializzarsi qui e soprattutto un gran numero di pazienti che vengono da tutta Italia, e non solo, «per avere un secondo parere – spiega Apolone – e perché solo qui possono accedere a farmaci e terapie sperimentali». La quantità e qualità delle ricerche condotte dalle équipe dell’Istituto dei tumori rende continuamente necessario il reclutamento di pazienti per le sperimentazioni cliniche indispensabili a ogni avanzamento di una ricerca che avvicina sempre di più il banco del laboratorio e il letto del paziente (e per questo è definita “traslazionale”). L’Int peraltro è “solo” uno dei 12 Irccs dell’area metropolitana (su 54 totali in Italia) con diverse specializzazioni, 19 complessivi in Lombardia. Milano e la “sua” regione stanno prendendo il largo staccando irrimediabilmente il resto del Paese e diventando un polo di attrazione “inevitabile” per chi vuole studiare, ricercare e guarire? «Milano è un modello – chiarisce Apolone –: la concentrazione di risorse consente di alimentare la ricerca e di creare un sistema tra tutti i centri che si sono guadagnati un ruolo di primo piano in Italia e nel mondo».

Sì, perché un’altra sorpresa è che il nostro Paese, quasi senza volerlo e senza neppure essersene accorto, con la rete degli Irccs si è dotato di un sistema combinato di ricerca e cura unico al mondo, come ha certificato la tavola rotonda tra i direttori scientifici di 9 Istituti lombardi e non solo. Un’eccellenza che deve battersi ogni giorno con mille problemi di strutture, burocrazia e soprattutto di finanziamenti. Ma il caso dell’Istituto dei tumori di Milano è lì a dimostrare che tutto è possibile. Anche battere i tumori con mezzi di gran lunga inferiori a centri scientifici di altri Paesi, in una lotta ancora lontana dall’essere vinta ma che ogni anno a Milano fa registrare qualche importante successo in più.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: