In Francia il presidente Hollande aveva inserito nel proprio programma elettorale il diritto all’assistenza medica per una morte dignitosa in determinate condizioni. Ora – come ha riferito ieri Avvenire, è stato pubblicato il rapporto della Commissione nominata dallo stesso Hollande per occuparsi di eutanasia e suicidio assistito e presieduta da Didier Sicard. I contenuti del documento destano preoccupazione soprattutto per quanto riguarda la «sedazione terminale» in caso di interruzione delle cure, pratica che potrebbe aprire le porte al suicidio assistito. La Commissione conferma l’importanza della legge Leonetti, testo in vigore in Francia e che non consente di praticare l’eutanasia, definita nello stesso testo elaborato da Sicard e dagli altri membri un atto «radicale» da evitare.
Anche oltremanica l’impegno a favore dell’eutanasia non conosce sosta. In Inghilterra sono in vigore da tempo le linee guida varate dal direttore della Procura generale, Keir Starmer, secondo le quali l’aiuto a morire costituisce reato solo se si trae vantaggio economico dalla morte del suicida. Di tali misure hanno beneficiato i parenti di coloro che hanno deciso di recarsi in Svizzera per essere assistiti durante il suicidio: tra essi, nessuno è stato oggetto di indagini. Ha recentemente destato stupore, poi, quanto emerso da un’indagine condotta in 178 ospedali pubblici relativamente al Liverpool Care Pathway, un protocollo medico applicato nell’ambito della fine della vita: a migliaia di pazienti sarebbero stati interrotti i sostegni vitali e per molti di loro si sarebbe proceduto a sedazione fino a causarne la morte. Secondo i critici, si tratterebbe di un modo clandestino di praticare l’eutanasia.
In Irlanda è la battaglia di Marie Fleming a costringere le istituzioni a prendere in considerazione la legalizzazione del suicidio assistito. La signora, affetta da sclerosi multipla dal 1986, si sta battendo affinché le sia riconosciuto il diritto di morire aiutata dal compagno senza che quest’ultimo incorra in sanzioni penali. Marie Fleming sostiene che la legge che vieta il suicidio assistito sarebbe incostituzionale, poiché discriminatoria nei confronti dei disabili. Anche Canada e Australia sono alle prese con vicende che potrebbero portare al via libera all’eutanasia. In Canada è il caso di Hassan Rasouli ad essere al centro dell’attenzione. L’uomo respira grazie a un ventilatore che i medici vorrebbero staccare contro la volontà della famiglia. I giudici si dovranno esprimere circa la possibilità di interrompere trattamenti anche senza il consenso del diretto interessato e dei familiari. In Australia due Stati federali, il Territorio del Nord e l’Australia del Sud, si apprestano a discutere leggi che intendono introdurre l’eutanasia legale, mentre in Tasmania è atteso un rapporto ufficiale che pare indirizzato a sostenere la necessità di aprire alla "buona morte". Negli Stati Uniti, infine, dopo l’apripista Oregon nel 1998 sembra il turno del Vermont. Il governatore democratico Peter Shumlin ha annunciato che nel 2013 il suicidio assistito diverrà legale.