Paola si dichiara atea, ha una malattia rara, una situazione affettiva confusa, un trascorso da cubista, periodi di depressione e pessimismo, una sorella molto più grande che abita in un'altra regione ma che è come un’estranea con cui ogni tanto litiga, una madre ultraottantenne che la considera una stampella. La scoperta di essere incinta le fa pensare all’aborto e ottiene subito il documento per disfarsi di quel “problema”. Attraverso un varco aperto dalla Provvidenza entra in contatto con il Centro aiuto alla Vita. Incontri tra lacrime, paura e speranza. Un’altalena tra “se è maschio si chiamerà Mattia” e “non ce la posso fare”. Arriva la fatidica mattina. Paola va da sola all’ospedale, accompagnata a distanza con la preghiera per lei e il bambino. Ma non fa l’ultimo passo: «Lo tengo! », mi scrive su Whatsapp. Il messaggio arriva con la gioia di una bambina che ha finito di fare il suo disegno più bello e che, fiera, lo mostra alle amiche. Una gioia che parla del coraggio che non delude e di una solidarietà tra persone che non si conoscevano e che il piccolo Mattia - che poi è nato – ha sorprendentemente unito. Oggi Paola è una tenera mamma che condivide ogni piccolo, nuovo cambiamento di Mattia con foto e video. Questa è una delle tante storie che il Natale illumina di luce vera: quella della Vita che nasce.
Da un Centro di aiuto alla vita una storia di vita accolta malgrado tutto e tutti. Per un incontro imprevisto, e per un cuore che si allarga
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