Un nuovo passo in avanti la lotta al glioblastoma multiforme, uno dei più temibili tumori cerebrali, che è tuttora privo di una cura efficace. Una ricerca multicentrica – coordinata da Angelo Luigi Vescovi, docente di Biologia all’Università Milano-Bicocca – ha infatti individuato una molecola (efrina A1) in grado di limitare, nei tumori umani sviluppati nei topi, l’attività delle cellule staminali che sono all’origine della crescita del glioblastoma. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Cell, è stato condotto dall’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) di cui Vescovi è direttore scientifico, dall’Irccs Carlo Besta di Milano (Francesco Dimeco), dall’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma (Giulio Maira), e da alcuni centri di ricerca statunitensi. Il tutto grazie all’impegno di StemGen, start-up nata sette anni fa per fare ricerca e produrre farmaci biotecnologici. Dopo avere scoperto, nel 2004, che cellule staminali “maligne” sono all’origine dello sviluppo del glioblastoma, e che non vengono distrutte dalle terapie tradizionali (chemio e radioterapia), il gruppo coordinato da Angelo Vescovi aveva già individuato, nel 2006, una proteina, la Bmp4, in grado di inibire la crescita di questo tumore. Con il nuovo lavoro viene identificata un’altra proteina, espressa in misura abnorme sulla superficie della cellula staminale tumorale: ma è stato anche individuata la proteina (la efrina, presente nel cervello umano) che è in grado di bloccare questa produzione e la conseguente crescita del tumore. Della proteina scoperta nel 2006 è previsto l’avvio della sperimentazione clinica alla fine dell’anno prossimo. Quella dell’efrina potrebbe seguire di uno o due anni. Finanziamenti permettendo. Il futuro della terapia contro il glioblastoma, ipotizza Vescovi, potrebbe consistere nella combinazione dei trattamenti tradizionali (chemio e radioterapia) con i nuovi farmaci biologici.