lunedì 9 dicembre 2013
Martedì la Cai deciderà la sorte delle 60 coppie che si erano affidate all’Airone onlus, alla quale è stata revocata l'autorizzazione ad operare. «Chiediamo che si tutelino i nostri diritti di genitori».
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In burocratese sono “procedure” ma, nella realtà, si tratta di bambini che cercano una famiglia e di coppie di sposi che vorrebbero diventare anche genitori. Gli uni e gli altri sono vittime del “caso”, anche internazionale, nato intorno alle alterne vicende dell’associazione L’Airone onlus di Albenga (Savona), che la Commissione per le adozioni internazionali (Cai) ha prima chiuso per presunte irregolarità, poi riaperto, poi nuovamente chiuso, salvo rinviare la decisione definitiva a una riunione convocata per martedì. Dall’esito dell’incontro dipenderà il futuro di almeno 60 coppie, che avevano avviato con L’Airone le pratiche per l’adozione internazionale (per la gran parte dei casi il Paese scelto è la Russia), ma si sono viste bloccare l’iter dopo la prima decisione della Cai di revocare all’associazione ligure l’autorizzazione ad operare, con conseguente cancellazione dall’albo degli enti autorizzati. La prima delibera della Cai risale allo scorso 19 marzo ed è stata annullata dal Tar del Lazio per «sproporzionalità tra i fatti rilevati e la sanzione somministrata». Nonostante la sospensiva, la Cai ha nuovamente chiuso L’Airone con delibera del 30 luglio, facendo parzialmente marcia indietro l’1 ottobre, con un provvedimento che autorizzava l’associazione a portare a termine le pratiche d’adozione in corso. Pochi giorni dopo, il 16 ottobre, con un’altra delibera la Commissione stabilisce che l’associazione chiuderà definitivamente il 30 novembre, ma, quattro giorni prima del termine, il 26, decide di rimandare l’argomento alla prossima riunione, convocata appunto per martedì 10 dicembre.«Anche se nessuno ha mai risposto alle nostre petizioni – spiega Matteo Garnero, portavoce delle famiglie che avevano avviato le pratiche adottive con L’Airone – saremo presenti a Roma con una delegazione. Alla ministra Kyenge (presidente della Cai ndr.), abbiamo a più riprese rappresentato la nostra difficile condizione, senza ricevere finora alcun riscontro».Al di là degli aspetti economici, che pure non sono secondari - visto che la gran parte delle coppie ha già saldato quasi per intero i costi per le pratiche internazionali, che si aggirano mediamente sui 30mila euro e che, se l’adozione non andasse a buon fine, perderanno definitivamente - queste famiglie stanno affrontando gravissime crisi a livello psicologico. «Tante stanno aspettando il proprio figlio da oltre un anno e adesso hanno di fronte la prospettiva di ricominciare tutto da capo – spiega Garnero –. Non entriamo nel merito della decisione della Cai riguardo l’Airone. Chiediamo, questo sì, che siano tutelati i nostri diritti di genitori. Alcune coppie hanno già conosciuto il bambino che dovrebbe diventare proprio figlio e ora non sanno se lo potranno rivedere. Altre hanno finito i soldi e non avrebbero più la possibilità di adottare. Ma la nostra tragedia è anche dei bambini, la cui prospettiva è restare ancora per chissà quanto tempo in orfanotrofio. Ci piacerebbe che martedì chi dovrà decidere del nostro e loro destino abbia la consapevolezza di avere davvero tra le mani la vita di tante persone».
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