Dieci anni dopo l’approvazione, la legge 40 è ancora al suo posto. La notizia potrà sembrare persino clamorosa, in giorni nei quali da più parti vengono ricordati i 10 anni dalla sua approvazione (il 19 febbraio 2004) e non si sente dire che l’esatto contrario. La verità invece è che la sola parziale modifica della legge, su un solo aspetto circoscritto, fu apportata nel 2009 dalla Corte Costituzionale. Le 28 ordinanze di tribunale succedutesi in questo decennio hanno riguardato casi specifici, e non hanno affatto "demolito" la legge. La legge – com’è noto – non rispecchia il magistero della Chiesa, ma molti cattolici si sono battuti per difenderla nel nome di quel principio contenuto nell’articolo 1, là dove si sancisce che la legge «assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Svellere i capisaldi della legge 40 vorrebbe dire lasciare la vita umana in balìa del mercato. Ecco alcune voci autorevoli che spiegano perché la 40 è ancora una soluzione ragionevole a un problema sempre più serio.DORINA BIANCHI: FIERA DI QUEL LAVORO di Angelo PIcariello«Dieci anni dopo sono fiera di quel lavoro». Parola di Dorina Bianchi, oggi con il Nuovo centrodestra, relatrice al tempo della legge sulla procreazione medicalmente assistita da giovane deputata dell’Udc.Che ricordo ha di quell’esperienza?Il ricordo di un’esperienza importante, complessa. Affrontata, senza rinunciare alla mia impostazione, con spirito assolutamente laico. C’era da porre fine al far west che aveva portato anche a fughe in avanti persino sulla clonazione. Una materia con forti implicazioni etiche, ma anche di carattere tecnico. Ero alla prima legislatura, credo che mi aiutò la mia esperienza di medico.Quali sono i punti qualificanti che la norma stabilì?Al di là delle soluzioni tecniche sempre perfettibili, due principi furono posti con forza e resistono nel tempo. Quello della dignità di essere umano attribuito all’embrione, fin dalla fecondazione, e quello della centralità della famiglia col diritto attribuito al bambino di avere un padre e una madre.Una norma che fu in grado di resistere anche alla prova del referendum. Esito che taluni non considerano probante.L’abrogazione fu bocciata per il mancato raggiungimento del quorum, è vero, ma visto il grande battage che ci fu sarebbe sbagliato dire che l’esito fu dovuto a disinformazione. In tanti, percependo la delicatezza del tema, sostennero quei due capisaldi della legge e non ritennero di vanificare quel lavoro di mediazione che era stato fatto, scegliendo di non partecipare al voto.Ha seguito poi la fase attuativa della legge?Sì, e tutto questo allarmismo sui vincoli che erano stati fissati si rivelò ingiustificato. Le fughe all’estero hanno riguardato essenzialmente la fecondazione eterologa, vietata dalla legge, ma in buona sostanza i numeri della fecondazione omologa non ne hanno particolarmente risentito.Siamo alla vigilia del varo di un nuovo governo. Teme maggioranze parlamentari anomale che possano andare all’assalto dei due capisaldi della legge?Come Ncd abbiamo detto chiaramente che questi temi erano e debbono rimanere fuori dalle priorità dell’alleanza di governo. Se ci fosse l’intenzione di strappare sul piano etico il Pd sa bene che metterebbe a rischio la natura stessa dell’alleanza e la sua prosecuzione.
PAOLO MADDALENA: IN ARMONIA CON LA CARTA di Fabrizio AssandriLa legge 40 «è nata per stabilire un confine tra ciò che è costituzionale e ciò che non lo è». Ne è convinto Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale.Cosa pensa dei continui ricorsi per modificarla?Dietro i tentativi di demolirla ci sono i precisi interessi economici di chi vuole guadagnare dalla fecondazione. Chi discute di cambiarla vuole farlo in peggio. Lo abbiamo visto con il limite dei tre impianti, che era un punto di equilibrio tra le diverse esigenze in gioco, comprese quelle del nascituro, e che invece è stato fatto saltare dalla Corte Costituzionale. Così, il tentativo di limitare i danni della fecondazione assistita è stato violato: io avevo votato contro la cancellazione del limite.Perché la legge 40 è costituzionale?Perché è un tentativo di salvaguardare la vita dal suo inizio. Visto che non si riesce a vietare la fecondazione assistita, come un certo numero di persone vorrebbe, si è arrivati al compromesso della legge, che la limita il più possibile, in questo modo riconoscendo il valore della vita. È questo il punto di volta e la chiave di lettura della legge. È in armonia con gli articoli 2 e 32 della Costituzione, sui diritti inviolabili e sulla salute. L’ancoraggio più sicuro per la legge 40 è proprio la Costituzione.Lei si oppose al ricorso che sosteneva l’incostituzionalità del divieto dell’eterologa. Perché?Sarebbe incostituzionale ammetterla. Basti pensare che l’eterologa non consente un’indagine sulla genetica del figlio e sulle malattie ereditarie. In questo modo viola l’articolo 32 sulla salute: è l’unico punto della Costituzione in cui si usa l’espressione «diritto fondamentale». Si violerebbero di conseguenza anche l’articolo 3, il principio di razionalità, perché è irragionevole che non si tuteli la salute dei cittadini, e l’articolo 29, che fa riferimento al concetto di natura: non è naturale fare ricorso alla banca del seme.A dieci anni qual è il suo bilancio?Temo che la legge spesso sia stata aggirata non solo con i viaggi all’estero ma anche negli ospedali qui da noi. Credo che il male stia nel fatto che il diritto si sta discostando sempre più dalle leggi naturali e dal giusnaturalismo, abbandonando così anche la ragione. I ricorsi contro la legge 40 vanno interpretati come il rifiuto di qualunque limite. E, di conseguenza, come l’abbandono della ragione.