Nella Giornata mondiale dedicata alla Salute mentale, il 10 ottobre, i luoghi simbolo delle grandi città come Milano, Bologna, Roma, Torino (e tante altre) si illuminano di verde, colore dell’evento. Un gesto, l’adesione all’appello di Fondazione Progetto Itaca, per esprimere solidarietà e vicinanza a chi ogni giorno convive con un disturbo mentale.
«La salute mentale ha bisogno almeno di due miliardi in più e del 30% di personale in più», viene chiesto dal Collegio nazionale dei direttori dei Dipartimenti di salute mentale, per la prima volta riuniti in un organismo unitario. Un tema tanto discusso ma poco affrontato dalle istituzioni: le organizzazioni chiedono un aumento di risorse che possa far fronte al numero sempre crescente di disagi mentali sofferti dai cittadini. Se si considerano solo i disturbi più gravi, le persone che hanno mostrato problemi di salute mentale e che sono state prese in carico per consentire loro di affrontare un percorso di riabilitazione, nel 2023, sono state oltre 770mila, pari all’1,5% della popolazione. A sostegno di ciò, oltre due milioni di cittadini non hanno accesso ad alcuna cura proprio perché i servizi non riescono a far fronte alle domande, in continuo aumento, di assistenza medica.
L’Italia spende appena 3,6 miliardi di euro l’anno di spesa per la salute mentale, posizionandosi tra gli ultimi posti in Europa tra i Paesi ad alto reddito. Con un Sistema sanitario oggi non in grado di fronteggiare la crisi, la psiche dei pazienti viene messa a dura prova se si considera la realtà precaria – cui stiamo andando incontro – fatta di nuove forme di povertà, tensioni sociali, fragilità familiari e giovani sfiduciati.
Non a caso, l'obiettivo della Giornata è di accrescere la consapevolezza attorno ai problemi della salute mentale nel mondo e creare maggiori opportunità di confronto per tutte le parti coinvolte: medici, istituzioni, associazioni. Non solo nelle grandi città, perché la crisi si sta diffondendo anche in realtà più locali.
La seduta della Consulta regionale di pastorale della salute della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta si è, infatti, aperta con un’amara consapevolezza: «Uno dei principali drammi del nostro tempo è certamente la solitudine: la incontriamo sempre più spesso alla base di molti stati depressivi». E, se da un lato l’Oms, o associazioni come Terre des Hommes, sottolineano che a fare le spese di questa crisi sono soprattutto i ragazzi, dall’altro vescovi come Marco Brunetti, alla guida della diocesi di Alba, non vogliono che dal discorso pubblico spariscano le persone in età avanzata. «Spesso gli anziani – dice il vescovo – entrano ed escono dai pronto soccorso con eccessiva frequenza. Quando la malattia e la disabilità colpiscono una persona, le relazioni inevitabilmente ne risentono e spesso ci dimostriamo inadeguati a stare vicino a chi soffre. Si aprono quindi spazi e tempi di solitudine enormi, aggravati dallo stato di difficoltà fisica e psichica. Il contrasto alla solitudine che avviene attraverso la fondamentale cura delle relazioni non si può delegare: certe parole scaldano il cuore e favoriscono la buona salute mentale solo quando sentite da coloro a cui si vuole bene e che sanno come mantenere la persona in difficoltà, per quanto possibile, ancora protagonista attiva della propria vita».
Anche l’Istituto superiore di Sanità ha sciorinato nuovi dati sulla salute mentale degli italiani: il 6% degli adulti riferisce sintomi depressivi, una quota in generale calo, ma in aumento nella fascia di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Lo studio ha indagato che le persone sentono che il proprio benessere psicologico è compromesso per una media di 16 giorni al mese. In molti casi i sintomi depressivi si manifestano in problemi fisici e si aggravano con l’avanzare dell’età.