«Se rompiamo la continuità fra generazioni, la trasmissione di cultura e valori, creiamo una cultura senza radici, in cui l’ideale sembra l’autosufficienza. È la cultura della solitudine. Gli altri danno quasi fastidio …». Per Blanca Castilla de Cortazar, docente e ricercatrice in antropologia interdisciplinare in diverse università spagnole – tra cui l’Istituto Giovanni Paolo II di Madrid – e autrice di libri come "Complementarietà Uomo-Donna. Nuove ipotesi" e "Persona femminile, persona maschile", la celebrazione della prima Giornata Mondiale dell’Onu dedicata ai Genitori è «un fatto importantissimo. Perché nella paternità e nella maternità è l’inizio della vita e dell’organizzazione della società. Il problema, oggi, è che non si sa bene cosa siano paternità e maternità …».In che senso? Abbiamo perso la direzione?Nella storia dell’umanità, c’è stata una divisione netta fra l’organizzazione della famiglia e la costruzione della cultura, la civilizzazione e le istituzioni. Una netta separazione fra sfera privata e pubblica. Alla donna non è stato consentito l’accesso all’ambito pubblico per molto tempo e questo ha provocato che le due sfere si sviluppassero unilateralmente: nella storia è mancata la madre e nella famiglia è mancato il padre. Un risultato grave. Anche perché solo la paternità e la maternità, in età matura, sono il modo proprio di amare dell’uomo e della donna. Una giornata dedicata ai genitori è un momento fondamentale proprio per riflettere sull’essenza della paternità. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa, studi sociologici sempre più stringenti parlano di "società senza padre". Un vuoto allarmante. Come correre ai ripari?Siamo nel cuore del terzo millennio: bisogna cercare di costruire una famiglia con il padre e una storia e una cultura con la madre. Nell’età moderna l’individuo ha voluto emanciparsi da qualsiasi padre, rompendo con l’obbedienza, la dipendenza, la genealogia e l’eredità. Dietro a tutto ciò c’è un’antropologia specifica: l’emancipazione dal padre, appunto. Ricordiamo Freud che parlava di "uccidere il padre". Ma con questa rottura, arriviamo alla cultura della solitudine. I figli – e nemmeno i genitori – non hanno più maestri, modelli, confidenti. La famiglia diventa nucleare. I ragazzi non hanno più né genitori, né nonni, perché a loro volta madre e padre hanno rotto con la generazione degli anziani.Come fermare questo circolo vizioso? L’importante è riuscire ad armonizzare il lavoro con la paternità e la maternità. Ma attenzione. Non molto tempo fa Simone de Beauvoir diceva che per fare carriera, professionalmente, una donna non può avere figli né famiglia. Beh, questo concetto è molto radicato ancora oggi, purtroppo. E anche chi non lo dice, alla fine lo vive. Perché alle donne si richiede di lavorare come se non avessero figli.La maternità è il punto chiave, dunque?Sì, perché oggi in tanti Paesi le leggi attaccano le madri. Se in età moderna si è cercato di uccidere il padre, ora quello che si vuole è sradicare la maternità, ovvero l’ultima roccaforte dell’amore incondizionato.C’è una soluzione, secondo lei?L’unica cosa che salverà la maternità, dunque il mondo, è che gli uomini scoprano veramente la loro paternità. Non parlo solo di essere genitore di figli biologici. L’uomo deve permettere che la donna partecipi alla vita pubblica – alla costruzione della storia e delle istituzioni e della cultura, appunto – ma con il suo punto di vista femminile, materno, senza essere obbligata a trasformarsi in un uomo. Oggi le condizioni lavorative imposte ovunque sono praticamente maschili. Non solo. Anche agli uomini viene chiesto di lavorare come se non avessero una famiglia, una casa. Uccidere la paternità è uccidere l’amore. Se la società non ha più genitori, non avrà più amore disinteressato. E diventeremo un bosco di lupi, dimenticheremo il senso della protezione. E quindi il senso autentico della vita.
Nella prima giornata mondiale Onu dedicata a
mamme e papà, l’allarme dell’antropologa spagnola, Blanca Castilla, verso una civiltà senza radici: solo la famiglia apre al futuro.
SECONDO NOI Registri flop, ma guarda un po’…
SECONDO NOI Registri flop, ma guarda un po’…
«Se rompiamo la continuità fra generazioni, la trasmissione di cultura e valori, creiamo una cultura senza radici, in cui l’ideale sembra l’autosufficienza. È la cultura della solitudine. Gli altri danno quasi fastidio …». Per Blanca Castilla de Cortazar, docente e ricercatrice in antropologia interdisciplinare in diverse università spagnole – tra cui l’Istituto Giovanni Paolo II di Madrid – e autrice di libri come "Complementarietà Uomo-Donna. Nuove ipotesi" e "Persona femminile, persona maschile", la celebrazione della prima Giornata Mondiale dell’Onu dedicata ai Genitori è «un fatto importantissimo. Perché nella paternità e nella maternità è l’inizio della vita e dell’organizzazione della società. Il problema, oggi, è che non si sa bene cosa siano paternità e maternità …».In che senso? Abbiamo perso la direzione?Nella storia dell’umanità, c’è stata una divisione netta fra l’organizzazione della famiglia e la costruzione della cultura, la civilizzazione e le istituzioni. Una netta separazione fra sfera privata e pubblica. Alla donna non è stato consentito l’accesso all’ambito pubblico per molto tempo e questo ha provocato che le due sfere si sviluppassero unilateralmente: nella storia è mancata la madre e nella famiglia è mancato il padre. Un risultato grave. Anche perché solo la paternità e la maternità, in età matura, sono il modo proprio di amare dell’uomo e della donna. Una giornata dedicata ai genitori è un momento fondamentale proprio per riflettere sull’essenza della paternità. Negli Stati Uniti, ma anche in Europa, studi sociologici sempre più stringenti parlano di "società senza padre". Un vuoto allarmante. Come correre ai ripari?Siamo nel cuore del terzo millennio: bisogna cercare di costruire una famiglia con il padre e una storia e una cultura con la madre. Nell’età moderna l’individuo ha voluto emanciparsi da qualsiasi padre, rompendo con l’obbedienza, la dipendenza, la genealogia e l’eredità. Dietro a tutto ciò c’è un’antropologia specifica: l’emancipazione dal padre, appunto. Ricordiamo Freud che parlava di "uccidere il padre". Ma con questa rottura, arriviamo alla cultura della solitudine. I figli – e nemmeno i genitori – non hanno più maestri, modelli, confidenti. La famiglia diventa nucleare. I ragazzi non hanno più né genitori, né nonni, perché a loro volta madre e padre hanno rotto con la generazione degli anziani.Come fermare questo circolo vizioso? L’importante è riuscire ad armonizzare il lavoro con la paternità e la maternità. Ma attenzione. Non molto tempo fa Simone de Beauvoir diceva che per fare carriera, professionalmente, una donna non può avere figli né famiglia. Beh, questo concetto è molto radicato ancora oggi, purtroppo. E anche chi non lo dice, alla fine lo vive. Perché alle donne si richiede di lavorare come se non avessero figli.La maternità è il punto chiave, dunque?Sì, perché oggi in tanti Paesi le leggi attaccano le madri. Se in età moderna si è cercato di uccidere il padre, ora quello che si vuole è sradicare la maternità, ovvero l’ultima roccaforte dell’amore incondizionato.C’è una soluzione, secondo lei?L’unica cosa che salverà la maternità, dunque il mondo, è che gli uomini scoprano veramente la loro paternità. Non parlo solo di essere genitore di figli biologici. L’uomo deve permettere che la donna partecipi alla vita pubblica – alla costruzione della storia e delle istituzioni e della cultura, appunto – ma con il suo punto di vista femminile, materno, senza essere obbligata a trasformarsi in un uomo. Oggi le condizioni lavorative imposte ovunque sono praticamente maschili. Non solo. Anche agli uomini viene chiesto di lavorare come se non avessero una famiglia, una casa. Uccidere la paternità è uccidere l’amore. Se la società non ha più genitori, non avrà più amore disinteressato. E diventeremo un bosco di lupi, dimenticheremo il senso della protezione. E quindi il senso autentico della vita.
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