La disabilità non è l’insufficienza di un individuo che lo condanna a essere diverso dai "presunti" normali e incapace di fare tutto ciò che la società si attenderebbe da lui. Sono invece le barriere e le pretese della società a limitare le sue possibilità di realizzazione. Ferma restando la nostra altezza media, se tutti gli oggetti si trovassero collocati a due metri dal suolo, sedie e tavoli raddoppiassero la lunghezza delle gambe e i gradini avessero un’alzata tripla, diventeremmo tutti handicappati nella nostra vita quotidiana. Saremmo costretti ad arrampicarci costantemente su pericolosi sgabelli e scomode scalette, ma spesso dovremmo semplicemente rinunciare a molte attività quotidiane per l’impossibilità fisica di portarle a termine.
Chi è allora "handicappato"? Tutti coloro che non hanno la fortuna di essere cresciuti tanti centimetri oltre il consueto. Ma basta riabbassare gli elementi di arredo, ed ecco che i limiti scompaiono. Una simile prospettiva sulla disabilità corona un lungo cammino sia medico sia culturale che ha attraversato la storia dell’umanità. Merito di Vittorio A. Sironi avere tracciato questa storia che è decisiva perché una società possa dirsi rispettosa e inclusiva delle diversità. Già neurochirurgo, storico e antropologo della medicina, docente all’Università Milano Bicocca, dove dirige il Centro studi sulla storia del pensiero biomedico e collaboratore di Avvenire, l’autore in Superare la disabilità. Storia e antropologia della riabilitazione (Carocci, 196 pagine, 19 euro), descrive il tragitto sociale che ha portato dal rifiuto all’accettazione dell’handicap, istituendo un parallelo con la storia della medicina riabilitativa, che ha compiuto recentemente progressi straordinari.
Sono certamente esagerati i racconti del lancio di bambini deformi dal monte Taigeto da parte degli spartani, ma nel mondo antico i disabili subivano spesso un destino di abbandono o di discriminazione, anche se le pratiche riabilitative sono nate con la medicina romana. Un salto di paradigma avvenne nel Rinascimento con la "scoperta" del corpo quale parte dell’essere umano da non svalutare. Ma la vera svolta, che aveva gettato semi destinati a fruttificare per due millenni, fu il messaggio cristiano, che porta a considerare il portatore di disabilità una persona di pari dignità, oltre tutte le sue limitazioni che non ne compromettono il valore. In questo solco si situa anche il contributo che in tempi recenti ha dato nel nostro Paese don Carlo Gnocchi, il prete dei mutilati di guerra, che introdusse la riabilitazione come "risurrezione laica" dell’individuo segnato dalla sofferenza fisica o psichica, che deve essere letteralmente "restaurato".
Insieme con il cambio di paradigma, il miglioramento della condizione dei disabili è venuto negli ultimi decenni grazie all’avvento di protesi tecnologiche e trapianti fino a poco tempo fa impensabili, come quello della mano. Anche la robotica sta rivoluzionando – evidenzia Sironi – la condizione di chi ha limitazioni corporee o cognitive. Nell’era dei grandi campioni paralimpici, esempi dell’"annullamento" della disabilità sia in termini atletici sia in termini culturali, il percorso sembra concluso. Ma, purtroppo, non è così. Tante sono ancora le barriere e tanti i pregiudizi. Per questo è fondamentale un libro come Superare la disabilità, guida scientifica e stimolo a riflettere sugli aspetti ideali e civili. Con l’obiettivo di un superamento che sia davvero totale e definitivo.