A metà tra "La secchia rapita" e l’Armata Brancaleone, ieri la bagarre è scoppiata violenta, con toni apocalittici e fior di parlamentari scesi sul sentiero di guerra con tanto di scolapasta (è il caso di dirlo) in testa. «Non mangeremo più i suoi fusilli», era il grido unanime, «e nemmeno i suoi biscotti», rincarava la dose qualcuno, in un’escalation di pathos degno di epiche battaglie. Quale nemico aveva scatenato tanta indignazione? Guido Barilla, amministratore delegato della nota azienda che rappresenta una delle eccellenze italiane nel mondo, il quale, almeno a leggere le accuse, doveva essere impazzito: «Non vuole che i gay e le lesbiche mangino la sua pasta», «ci mancava solo l’omofobia alimentare», «sotto sotto ce l’ha con neri ed ebrei», «sessista», naturalmente anche «fascista e reazionario». Buona regola è andare alle fonti, e allora andiamoci.Intervistato a "La zanzara" su Radio 24, il presidente del gruppo Barilla così si era espresso: «Io non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale, non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro: la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale». E ancora: «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay: per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda». La pasta, però, la consumano pure i gay, ha rintuzzato il conduttore, e Barilla «va bene: se a loro la nostra pasta e la nostra comunicazione piace la mangeranno, altrimenti mangeranno un’altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti». E infine: «Sono favorevole al matrimonio gay, non all’adozione, da padre di più figli credo infatti sia molto complesso tirare su dei bambini in una coppia dello stesso sesso». Parole che si possono condividere oppure no, ma che mai offendono. Barilla ha espresso la sua idea di famiglia, che poi corrisponde alla realtà concreta delle famiglie italiane nella stragrande maggioranza, nulla più. Eppure questo è bastato per sollevare un delirio di minacce scomposte, mentre a mo’ di valanga si deformavano le sue parole e le si commentava anche senza averle lette. Forse è l’incidente occorso alla ministra Cecile Kyenge: «Le parole di Barilla si commentano da sole», ha detto al volo ai giornalisti a margine di un convegno.Non è bastato nemmeno che Barilla pazientemente chiarisse: «Mi scuso se le mie dichiarazioni hanno generato fraintendimenti o se hanno urtato la sensibilità di alcune persone. Volevo semplicemente sottolineare la centralità del ruolo della donna all’interno della famiglia. Massimo rispetto per i gay – ha ripetuto di nuovo –, massimo rispetto per qualunque persona senza distinzione alcuna. Ho detto e ribadisco che rispetto i matrimoni gay, ma Barilla nelle sue pubblicità rappresenta la famiglia, perché questa accoglie chiunque e da sempre si identifica con la nsotra marca». Apriti cielo: «Volendo riparare al torto fatto, Barilla peggiora la situazione – ha perseverato Caterina Pes, segretaria di presidenza della Camera –: non soltanto le donne devono essere, come nell’Italia fascista, gli angeli del focolare, ma che l’imprenditore si permetta di accostare famiglia tradizionale e salute, lasciando intendere che le famiglie omosessuali abbiano legami con la malattia fisica o mentale, appartiene al peggior razzismo». Dove nelle parole di Barilla la signora abbia trovato tali affermazioni non è dato sapere. «Raccogliamo l’invito di Barilla a non mangiare la sua pasta!», hanno continuato a fraintendere i vari esponenti del mondo Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), supportati da certa politica. «Consigliamo al signor Guido una rapida marcia indietro se non vuole guai seri all’estero», ha minacciato Franco Grillini, presidente Gaynet Italia, «la sua famigliola felice e senza macchia, rigorosamente etero, non esiste più». «La scelta di puntare sullo stereotipo della famiglia felice è reazionaria ed escludente, non comprerò più la Barilla», ha notificato Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista). «Barilla è solo reo di essere a favore della famiglia tradizionale – ha risposto Alessandro Pagano (PdL) –. Ciò conferma come in Italia la libertà di opinione sia minacciata da poche ma potenti lobby dell’ideologia gender: a legge sull’omofobia approvata, Barilla sarebbe stato denunciato». «È un minimo assaggio di ciò che succederebbe – conferma Olimpia Tarzia (Per) –: un libero cittadino non può esprimere la sua visione della vita e scegliere la linea comunicativa della sua azienda? Mi chiedo se siamo ancora in un Paese libero». «Barilla è un uomo coraggioso – nota Eugenia Roccella (PdL) –: ormai ci vuole coraggio a difendere la famiglia formata da un uomo e una donna». Non ce n’è voluto molto per la Buitoni (Nestlè), lesta su Facebook: «A Casa Buitoni c’è posto per tutti»...