Di fronte alla crescita esorbitante del numero degli embrioni crionservati nelle procedure di fecondazione artificiale (aumentati più di 20 volte dal 2008 al 2010) per effetto di una sentenza della Consulta del 2009, l’Associazione Scienza & Vita si interroga sul loro futuro nel suo X congresso nazionale. In quel pronunciamento la Corte costituzionale ha eliminato il limite massimo di 3 embrioni da realizzare e da trasferire in un unico impianto. In considerazione del fondamento antropologico che l’embrione è un essere umano a pieno titolo, ha detto il presidente di Scienza&Vita, Lucio Romano, «l’adozione per la nascita (Apn) è tema di particolare attualità e dall’indubitabile valenza etica, giuridica e legislativa». Romano ha ricordato nella sua documentata e analitica relazione il parere favorevole del 2005 del Comitato nazionale per la bioetica. «Un tema simbolicamente forte», ha aggiunto citando il presidente emerito del Cnb, Francesco D’Agostino, perché rivendica comunque la dignità umana degli embrioni a cui si è dato vita attraverso un processo eticamente inaccettabile e che per giunta hanno subito l’ulteriore maltrattamento della crioconservazione. D’Agostino ha rilevato come la questione sia eticamente molto problematica, tanto che il documento della Congregazione per la dottrina della Fede <+corsivo>Dignitas Personae <+tondo>nel 2008 ha affermato che «tale proposta lodevole nelle intenzioni di rispetto e di difesa della vita umana, presenta tuttavia vari problemi non dissimili a quelli» di altre soluzioni inaccettabili indicate per i concepiti crioconservati, cioè la destinazione per la ricerca, la messa a disposizione di coppie infertili. Secondo D’Agostino quel documento del magistero ha voluto sottolineare che il problema in esame è una di quelle questioni etiche di tale complessità che necessitano «una riflessione e un approfondimento maggiore coinvolgendo un più ampio numero di persone qualificate».Riprendendo alcune argomentazioni del Comitato, Romano ha mostrato come l’Apn non legittima indirettamente l’eterologa in ragione di una «differenza formale bioeticamente consistente». Inoltre l’adozione, ha aggiunto, non è sovrapponibile alla surrogazione di maternità perché nell’Apn la donna effettua la gestazione per assumere il ruolo genitoriale. Per Romano inoltre l’adozione va nettamente distinta dalla cosiddetta "donazione", che in realtà apre la strada al commercio degli embrioni. Lo statuto dell’embrione anche nel caso della crioconservazione, ha notato il filosofo Adriano Fabris, «è coinvolto in una specifica relazione morale che richiede l’assunzione di una specifica forma di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti». Padre Maurizio Faggioni professore di bioetica alla Accademia Alfonsiana, ha osservato che «muovendosi in un contesto di disordine morale risultano più o meno ferite da questo disordine le soluzioni proposte anche da parte di coloro che sono onestamente dalla parte della vita». Inoltre secondo il consigliere nazionale di Scienza&Vita «l’indole prudenziale delle indicazioni magisteriali esige cautela nel tema della adozione prenatale e obbliga a una saggia ponderazione delle diverse situazioni», senza «escluderla del tutto», a suo avviso. Nel dibattito sono intervenuti anche il presidente emerito della società italiana di ginecologia, Giorgio Vittori, il docente di Citologia e Istologia, Carlo Cirotto, la ginecologa Elena Porcu e il genetista Domenico Coviello.