La revisione del Codice di deontologia medica in corso in questi mesi sta sollevando non pochi dubbi e allarmi tra i camici bianchi, che intravedono intralci all’obiezione di coscienza e una riduzione dei doveri medici pratiche di tipo contrattualistico, con una ridefinizione del rapporto medico-paziente. Critiche “smorzate” dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Amedeo Bianco, che ricorda come la bozza del Codice sia una proposta, la cui approvazione è prevista nella primavera 2014.A sollevare dubbi su argomenti eticamente sensibili è stato un manifesto di Scienza&Vita che, in sintesi, punta il dito su alcuni passaggi del testo che abolirebbero l’obiezione di coscienza, l’obbligo del giuramento di Ippocrate, e modificherebbero la definizione di eutanasia. Più in generale Scienza&Vita lamenta la perdita del senso stesso della nozione di deontologia e la riduzione di un testo vitale (il Codice) a un mansionario. E non pochi Ordini provinciali dei medici stanno sollevando obiezioni simili «Dobbiamo ancora discuterne in consiglio – ammette Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei medici di Bologna – ma l’orientamento mio personale e di alcuni colleghi è che il Codice del 2006 va ancora bene». E il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, contesta che il testo venga «radicalmente cambiato» dopo pochi anni.Secondo il presidente Bianco, la Fnomceo non poteva non tenere conto «delle grandi trasformazioni in atto, ma senza arretrare rispetto ai grandi principi della medicina: beneficialità, giustizia, rispetto dell’autonomia del cittadino, cui va aggiunto il rispetto dell’autonomia del medico». Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza «il problema non si pone» assicura Bianco, che precisa che «se la formulazione dell’articolo è fonte di equivoci, la rivedremo».«La deontologia, a differenza dell’etica che è personale – osserva il presidente Rossi – deve andare bene per tutti in una professione che svolge compiti delicati». E «l’impressione è che si siano edulcorati alcuni passaggi nell’affrontare i temi etici, a partire da un elemento esterno come la drastica riduzione della formula “il medico deve”. Oso dire che non nell’assenza di doveri si trova la libertà, caso mai il contrario. Sembra che dal vecchio rapporto paternalistico si giunga a una condizione in cui il medico ha meno diritti del suo paziente». Bianco obietta che «il restyling lessicale non intende sminuire i doveri del medico: anziché una lista di “deve”, abbiamo potenziato l’articolo 1 che parla del Codice come di un corpus di norme che vincolano l’esercizio della professione». Sull’eutanasia, Bianco ribadisce che resta una netta opposizione, ma Rossi sottolinea: «Il termine sarà brutto, ma è meglio non cambiare certe definizioni perché si aumenta la confusione».