martedì 15 febbraio 2022
Le ragioni di chi si oppone alla possiibile cancellazione per via referendaria della punibilità dell'omicidio del consenziente, uno dei cardini del nostro ordinamento nella difesa della vita umana
Le fasi preparatorie dell'udienza pubblica sulle richieste di referendum in un'immagine diffusa dalla Corte costituzionale tramite il suo profilo Twitter

Le fasi preparatorie dell'udienza pubblica sulle richieste di referendum in un'immagine diffusa dalla Corte costituzionale tramite il suo profilo Twitter

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Tre ragioni che consigliano di non accogliere la richiesta di sottoporre a referendum la punibilità dell’omicidio del consenziente. Le hanno espresse davanti ai giudici costituzionali gli avvocati che rappresentano Scienza & Vita e l’Unione giuristi cattolici italiani, le due associazioni che si sono costituite accanto al Comitato «No all’omicidio del consenziente» e ad altre voci contrarie al voto su un articolo del Codice penale – il 579 – che presidia un principio essenziale di tutela della vita umana.

Secondo Alessandro Benedetti, docente di diritto penale all’Università Europea di Roma, e Alberto Gambino, giurista e presidente di Scienza & Vita, i tre punti chiave, riassunti da una nota dell’associazione, sono questi: «Gli elementi di contraddittorietà e carenza di chiarezza riscontrabili nella formulazione del quesito referendario; il fatto che il presente referendum abrogherebbe una legge costituzionalmente necessaria che dà tutela minima a un bene protetto dalla Costituzione, ovvero la vita umana; nelle sue conseguenze, la vera natura di tale referendum non è abrogativa (modalità propria dell’istituto referendario), ma di fatto manipolativa e propositiva».

L’effetto «triste e inaccettabile» di un’abrogazione referendaria della legge vigente sarebbe lasciare «privi di ogni forma di tutela i soggetti vulnerabili, che vivono in una condizione di difficoltà e debolezza, ma comunque capaci di esprimere un consenso valido». Si aprirebbe così «la possibilità di abusi per la vita di numerose persone e non solo dei pazienti in condizioni terminali. Al contrario, le persone gravemente malate, unitamente ai loro cari», come ha affermato l’avvocato Benedetti, «reclamano piuttosto che il dolore/sofferenza fisica si affronti con precisi e competenti presidi farmacologici e una seria preparazione specifica, con il potenziamento della legge 38/2010 – richiamata quale precondizione di qualunque eventuale scelta esiziale proprio dalla Corte costituzionale 242 del 2019, che un’eventuale declaratoria di ammissibilità del quesito referendario ora finirebbe per demolire».

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