perseguire un obiettivo di equità fiscale, in base alla reale capacità contributiva, dare risorse a chi ne ha bisogno, rimettendole subito nel circuito economico rilanciando i consumi;aumentare i posti di lavoro, per effetto del rilancio dei consumi;aumentare l’introito IVA senza innalzare l’aliquota (aumento dei consumi);far salire sopra la soglia di povertà più di un milione di famiglie.È altresì importante la rivalutazione del minimo reddito personale per essere considerati familiari a carico. Dagli attuali 2.840 € ad almeno a 6.500 euro (rivalutazione ISTAT). Il gruppo propone l’inserimento del Fattore Famiglia (FF) nel Piano Nazionale per la Famiglia, Il FF porterebbe, a regime, un mancato introito di circa 14 miliardi di euro. Con interventi di 2-3 miliardi all’anno in pochi anni si può andare a regime partendo già con la prossima legge finanziaria. Per finanziarlo è possibile una rimodulazione delle aliquote IRPEF per i redditi alti e molto alti, allineandosi all’UE. Ciò consentirebbe la defiscalizzazione dei carichi familiari traendo risorse dai redditi alti. La pressione fiscale generale non aumenterebbe, si avrebbe solo una redistribuzione in base al principio della capacità contributiva. Altre proposte di aiuto alla famiglia. Mezzi pubblici fortemente scontati ai figli; libri scolastici gratuiti, anche a famiglie con figli in scuole paritarie; sconto bollette famiglie con figli; attenzione alle famiglie in difficoltà, alla situazione di vedovanza; tariffe sui rifiuti e imposte sui servizi che non penalizzino i nuclei familiari numerosi e che premino i comportamenti virtuosi. Proposta infine l’attribuzione di un voto ad ogni persona, figlio compreso.Famiglia e sistema di welfareComplementari in un certo senso le proposte avanzate come sintesi dei lavori del gruppo dal giornalista Francesco Antonioli. In primo luogo “la Valutazione d’impatto familiare (Vif), così come esiste una Valutazione di impatto ambientale per le opere infrastrutturali (Via): vincolante per rendere operative determinate norme (in materia fiscale, assistenziale, educativa), per bloccarle o modificarle. Non una ridondanza burocratica, ma un esercizio agile e competente di democrazia”. “La spesa per il welfare della PA non è selettiva”, ha detto Antonioli. “Dunque è potenzialmente ingiusta rispetto alle diverse situazioni familiari. Dovrebbe essere equa. Con livelli di controllo dei quali farci garanti convinti a partire dai territori. La sola erogazione di fondi, disgiunta da un’offerta di servizi mirati, è inefficace. Le politiche familiari, oggi, sono più “mother friendly” che “family friendly”. Ma esistono paradossi drammatici. Quale Stato è mai quello che spinge dei genitori a fingere di separarsi o di divorziare per ottenere più punti per l’ingresso dei figli alla scuola materna?”. Infine “è realisticamente possibile riequilibrare la spesa sui ticket sanitari in base ai redditi”. Il cammino comune con le famiglie immigrate Il gruppo, ha sintetizzato Maurizio Ambrosini, chiede di “superare l’ignoranza e i luoghi comuni” sugli immigrati. Occorre invece “progettare un futuro con loro, non solo per loro. Qui entra in gioco il tema dell’accesso alla cittadinanza e della partecipazione attiva alla vita sociale, anche nel volontariato e nel servizio civile, abolendo le barriere normative che lo impediscono”. Inoltre “l’aiuto nel bisogno e la solidarietà verso chi fa fatica sono valori fondamentali, ma altrettanto importante è sviluppare relazioni paritarie e vera amicizia nella vita di ogni giorno. Un’indicazione al riguardo è quella di progetti locali in cui le famiglie del territorio si impegnano ad accostare e accompagnare le nuove famiglie che arrivano in un cammino di insediamento, di mutua conoscenza e aiuto reciproco”. Abitare la città Il gruppo presieduto da Paola Stroppiana ha messo in evidenza il problema della casa ma anche la necessità di “luoghi di incontro, dove sviluppare una rete di relazioni interpersonali (interne ed esterne), valorizzando spazi per iniziative e funzioni comuni come gioco, tempo libero, sport, biblioteche, spazi verdi, centri culturali in cui fare anche formazione alla bellezza e all’importanza dell’essere famiglia”. Si è riflettuto anche “sul processo di progressivo impoverimento e perdita demografica dei centri minori a favore delle grandi città ed anche sulla scomparsa dei piccoli esercizi commerciali prossimi alle abitazioni che tuttavia vitalizzano il tessuto urbano” e quindi su possibili iniziative. Fondamentale affinché la famiglia incominci ad essere protagonista dell’abitare la città è la diffusione della formazione e della conoscenza. Ciò può avvenire anzitutto nei luoghi di incontro tra famiglie e attraverso l’associazionismo familiare e lo studio della Dottrina Sociale su tematiche di cittadinanza attiva. Diventare testimoni di conversione ecologica Secondo la sintesi di Pierluigi Malavasi, il gruppo ha sottolineato la necessità di passare dall’individualismo consumista dello spreco stili di vita intessuti di sobrietà e di cultura della bellezza con un’attenzione specifica per l’efficienza energetica degli edifici – anche ecclesiali – nel segno di forme di riscaldamento ed illuminazione sostenibili. In particolare è bene “rifiutare il ricatto violento dello scambio tra lavoro ed ambiente; per forme di lavoro buono, che riducano il consumo di natura e lo spreco dei beni ambientali primari (acqua, suolo, aria, bio+diversità, energia), promuovendo uno sviluppo sano, durevole, generativo di capitale -sociale e benessere”. In sostanza vengono invocate comunità ecclesiali, che sappiano vivere di una “cultura del Cantico”, ma anche valorizzare le indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa.
Il Papa dopo l'Angelus saluta i partecipanti e incoraggia l'impegno per le famiglie. Molte le proposte concrete emerse dai lavori dei 1.300 delegati: un fisco a misura di famiglia, riconoscimento del ruolo pubblico della famiglia, alleanza educativa tra scuola e famiglia. Le conclusioni degli 8 ambiti tematici. (di Mimmo Muolo, da Torino)
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