«È terribile il modo in cui il corpo dei medici britannici si è comportato, nei confronti del piccolo Charlie Gard, e penso che si tratti di un atteggiamento spiegabile col fatto che i dottori del Great Ormond Street Hospital non vogliano ammettere di avere torto». Non ha dubbi Caroline Farrow, commentatrice del settimanale Universe vicino alla Chiesa cattolica.
La scrittrice inglese getta uno sguardo all’indietro, alla storia del servizio sanitario nazionale in Gran Bretagna: una storia – spiega – impregnata di valori morali perché è stato pensato, dopo la Seconda guerra mondiale, come un’istituzione democratica chiamato a curare chiunque, poveri e ricchi, grazie allo sforzo contributivo di tutti.
«I cittadini si sentono in colpa, quando le medicine delle quali hanno bisogno, sono costose, perché sentono la sanità come loro e non sono abituati a ricorrere al settore privato o a chiedere una seconda opinione», spiega Farrow. «Penso che, impedendo ai genitori di trasferire subito il bambino negli Stati Uniti, i medici del Great Ormond Street Hospital abbiano voluto affermare la loro autorità e dare una lezione ad altri che vogliono scegliere una strada diversa da quella suggerita dai medici».
«Il caso di Charlie – aggiunge Caroline Farrow – è simile a quello di Ashya King, il bambino di cinque anni, che l’ospedale di Southampton tratteneva come un ostaggio. I genitori, Brett e Naghemeh King, vennero addirittura arrestati per aver “sequestrato” il bambino e averlo portato a Praga dove fu poi sottoposto alla “protonterapia”, una pratica che lo fece guarire e che è stata importata anche in Gran Bretagna». «La terribile storia di Charlie riaccende il dibattito su chi abbia diritto di decidere della vita di un minore», continua Farrow. «Il Children act 1989, ovvero la legge sull’infanzia, assegna ai minori una serie di diritti indipendenti dai genitori. Purtroppo molte famiglie trascurano e maltrattano i bambini e lo Stato deve intervenire, attribuendo a insegnanti o assistenti sociali ruoli che erano di papà e mamma. Il risultato è che anche chi è un ottimo genitore perde autorità e si dubita che sia competente in materia di figli».
Secondo il commentatore cattolico Austen Ivereigh, che fa parte del gruppo “Catholic voices”, la cultura medica britannica è estremamente diversa da quella americana alla quale appartiene lo specialista Michio Hirano, scelto dai genitori per curare Charlie.
«Negli Stati Uniti il paziente o, nel caso di un minore, i suoi genitori è un cliente e la medicina è un mercato, benché regolato. Un mercato che a volte insegue delle terapie anche se queste non hanno grande possibilità di successo. In Gran Bretagna sono i medici a decidere se il malato vada curato oppure o e in che modo. Ovviamente i desideri del paziente sono tenuti in considerazione e, nel caso di un minore, i medici devono proteggere i suoi diritti. I genitori di Charlie hanno scelto un punto di vista americano ovvero “Perché non tentare una terapia per quanto la possibilità di successo sia molto ridotta?”. Il Great Ormond Street Hospital, al contrario, ha seguito la tradizione britannica ovvero “La cura avvantaggia Charlie o lo danneggia?”. Dobbiamo proteggerlo dall’accanimento terapeutico? È importante scegliere la via che ci garantisca che il bambino non sta soffrendo».