In Italia 2.250.000 persone vivono avendo avuto una diagnosi di tumore, in molti casi risalente a diversi anni addietro. E ogni anno le nuove diagnosi per cancro crescono. Si calcola che nel 2012 saranno 364 mila, quasi mille al giorno (202.500 negli uomini, 162 mila nelle donne). E questo è anche dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione. La mortalità, anche nel secondo decennio del XXI secolo, resta molto alta. I tumori infatti rappresentano la seconda causa di morte (30%), dopo le malattie cardio-circolatorie (38%): significa che ogni giorno si registrano 500 decessi a causa di patologie oncologiche. I dati sono stati raccolti nell’indagine "I numeri del cancro" curata dall’Associazione italiana di oncologia medica e dall’Associazione italiana registri tumori. Lo studio ha evidenziato che il cancro al polmone si conferma al primo posto per mortalità (34.500 i decessi stimati nell’anno in corso) ed è il big killer tra gli uomini. Mentre il tumore del colon-retto è il più frequente, con oltre 50 mila diagnosi, seguito da quella della mammella (46 mila), del polmone (38 mila) e della prostata (36 mila). Sempre stando all’indagine, i tumori colpiscono di più le regioni settentrionali (+30%) rispetto al Sud ma i livelli inferiori del Mezzogiorno si stanno gradualmente avvicinandosi a quelli del Nord. Semmai sono le differenze di sopravvivenza che continuano a camminare su due livelli diversi. In quanto al raffronto con l’estero, l’Italia ha una frequenza di neoplasie sia per gli uomini che per le donne simile o più elevata rispetto a Paesi Nord-europei e agli Stati Uniti.Ma se i numeri delle nuove diagnosi continuano a far paura, buone notizie arrivano dal fronte delle guarigioni. Il 61% delle donne e il 52% degli uomini, infatti, vive a 5 anni dalla diagnosi. Particolarmente elevata risulta la sopravvivenza, a 5 anni, in casi di tumori come quello al seno (87%) e della prostata, ormai prossima al 90%. L’aumento delle guarigioni è dovuto agli effetti della prevenzione per via delle più frequenti campagne di screening, ma anche alle migliorate terapie farmacologiche, chirurgiche e della radioterapia. Ma oltre ai programmi di screening è possibile fare molto di più, partendo da un senso di responsabilità che deve ancora crescere molto: la maggior parte dei tumori causati dal fumo di sigarette e dall’abuso di alcol, per esempio, così come quelle neoplasie la cui evoluzione è influenzata da cause alimentari, obesità e inattività fisica, potrebbero essere prevenuti. Ed altri tumori correlati ad agenti infettivi (tra questi, virus dell’epatite B e C e virus del papilloma umano o dell’immunodeficienza) possono essere prevenuti cambiando stile di vita e debellando l’agente infettivo tramite vaccini o antibiotici. È anche grazie a questi accorgimenti che il cancro può essere vinto o combattuto meglio, ottimizzando le terapie e allungando l’attesa di vita. I dati indicano che delle oltre 2 milioni di persone che ha avuto una diagnosi di cancro, il 21% l’ha ottenuta negli ultimi 2 anni, un altro 22% da 2 a 5 anni prima, il 23% ha avuto la diagnosi tra 5 e 10 anni prima, l’8% tra 15 e 20 anni e il 12% oltre 20 anni prima. Complessivamente, il 57% dei casi (1.285.000 persone, il 2,2% della popolazione) è rappresentato dai cosiddetti lungo-sopravviventi (diagnosi di oltre 5 anni prima). Restando alle diagnosi, tra gli uomini, ai primi posti per frequenza ci sono quelle di tumore alla prostata (22%), vescica (18%) e colon retto (15%), mentre tra le donne il cancro alla mammella è di gran lunga il più rappresentato (42%), seguito da colon retto 12%) e collo dell’utero (7%). E pensare che basterebbe un banale controllo periodico per scongiurare rischi mortali.