mercoledì 16 maggio 2012
​L’iniziativa, promossa dalla Associazione Luca Coscioni, non ha alcun valore giuridico in mancanza di una legge.
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​Ci risiamo. Stavolta la battaglia senza fine dei radicali per il biotestamento è diventata “tecnologica”. Ecco dunque spuntare il modulo online per compilare le proprie volontà sul fine vita seduti comodamente alla scrivania e poi stampare e portare tutto al notaio per farlo autenticare. È la nuova iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni, che ha pubblicato sul suo sito il questionario da compilare, «formulato ad hoc per evitare possibili ostacoli giudiziari». Oltre ai dati personali, il questionario chiede il sì al consenso informato, e stabilisce una serie di disposizioni «in casi di perdita della capacità di decidere o nel caso di impossibilità di comunicare»: il via libera ai trattamenti medici o, ciò che più interessa all’Associazione Coscioni, la richiesta di non iniziarli o non proseguirli anche qualora lo stato di incoscienza fosse irrecuperabile, o in caso di demenza avanzata, o di paralisi con totale incapacità di comunicare. Tutte opzioni che mirano a ottenere lo stesso risultato: che chi compila il modulo avalli più o meno esplicitamente la propria eutanasia, e questo nonostante in Italia – come è ben noto – non sia in vigore alcuna legge sul biotestamento né, tantomeno, sulla dolce morte. Elementi non trascurabili, visto che in mancanza di essi «questi documenti risultano del tutto inutili – spiega Francesco Saverio Marini, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università di Roma-Tor Vergata –. Finché manca una legge che disciplini la fattispecie, ogni dichiarazione sul tema del fine vita è del tutto privatistica e non produce, per quanto firmata da un notaio, alcun tipo di vincolo giuridico». Il tentativo di forzare la legge, però, «è evidente e si fa sempre più spavaldo – aggiunge il deputato del Pdl ed ex sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella –. Quello che vogliono i radicali è creare una situazione di fatto capace, attraverso mille scappatoie e mille canali alternativi, di condizionare le decisioni del Parlamento». Che proprio per questo motivo «deve arrivare al più presto – continua la Roccella – ad approvare finalmente la norma sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento capace di metterci al riparo dal far west dei registri comunali e dal proliferare delle singole dichiarazioni».
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