venerdì 8 ottobre 2021
Il presidente Cei ha ribadito la «grave inquietudine» per la possibilità che si legalizzi l’omicidio del consenziente come chiede il referendum su cui i radicali hanno raccolto 1 milione 200mila firme
Bassetti: «L’eutanasia è una sconfitta dell’umano»
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L'emergenza culturale, etica, educativa e sociale quando si parla di vita è stata al centro dei lavori del XXVII congresso nazionale dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) in corso a Roma. Aprendolo il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, attraverso tre parole (pandemia, chinarsi, comunione) ha sottolineato il compito dei medici cattolici, «antidoto alla cultura dello scarto e dell'indifferenza». Ma altre suggestioni sono emerse dal contributo offerto dal mondo della comunicazione, dell'arte, del cinema e del tempo libero.

La pandemia «ci invita a riflettere su tutte le domande che investono il morire», ha detto Bassetti, ribadendo la «grave inquietudine» che solleva la proposta di un referendum per depenalizzare l'omicidio del consenziente (nello stesso giorno della sua relazione e sempre a Roma i radicali consegnavano in Cassazione il milione e 200mila firme per chiedere l’autorizzazione del quesito e la convocazione del voto referendario). «C'è una contraddizione stridente – ha osservato il cardinale – tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un'iniziativa che (…) propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell'umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l'applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».

La cultura dello scarto, ha continuato il cardinale citando il recente discorso del Papa alla Pontificia Accademia Pro Vita, «colpisce allo stesso modo i bambini non nati e gli anziani». L'opposto dell'indifferenza è il chinarsi, che fa il medico sul paziente, per guarire dove possibile e prendersi cura sempre e in ogni caso. E lo strascico lasciato dalla pandemia richiede ai medici un surplus di impegno: «Penso all'affannata rincorsa agli screening rimasti in sospeso, all'allungarsi delle liste di attesa, alle operazioni chirurgiche rimandate sine die, ai pazienti allontanati fuori dalla porta perché scattano le procedure di prevenzione e isolamento». Infine la comunione, che andrà declinata dai medici cattolici in una molteplicità di rapporti, da quelli interpersonali a quelli con le strutture sanitarie: «Non possiamo non osservare come l'aziendalizzazione sanitaria stia spingendo per ridefinire in modo significativo la presenza sanitaria nel territorio».

La pandemia ha lasciato luci e ombre. Da un lato infatti, Vincenzo Saraceni (segretario nazionale e già presidente Amci) ha osservato che «per la prima volta prima dei vincoli economici è tornata al centro la cura del malato». Dall'altro è riemersa forte la spinta verso una legislazione eutanasica, riprendendo una corrente viva già prima del Covid-19: il presidente Filippo Boscia ha ricordato il tentativo di qualche anno fa di alcuni direttori generali di far redigere al malato anziano una «dichiarazione di vita conclusa», porta aperta a ogni possibile abbandono terapeutico. Ancora più necessaria, quindi, la solitaria «contronarrazione» che fa Avvenire, spiegata dal direttore Marco Tarquinio: «Sulla frontiera della vita e della morte, vita nascente, vita migrante, di chi lavora, di chi insegna, di chi arriva all'ultimo tratto della propria vita. Nel nostro Paese questa narrazione viene fatta a pezzi, tendendo nel discorso prevalente a togliere i due estremi, l'alfa e l'omega della vita: il bambino ancora non nato (che la scienza ha sempre più chiarito) e la vita morente. Questo è il grande dibattito nella nostra parte del mondo, quella che invecchia, dove tuttavia si guarda più ai bilanci che alle persone». Il Covid ha costretto a fare i conti con la nostra fragilità, ha continuato Tarquinio, e a rivedere le scelte dei tagli in sanità, che non hanno guardato alle necessità della gente. Tuttavia, affievolita l'emergenza, «si è assistito a una ripresa di fiamma delle narrative precedenti, che portano a pensare alla morte come a una liberazione». Ma l'esito del referendum su cui i radicali hanno raccolto le firme «per il diritto alla buona morte e l'aiuto al suicidio porterebbe ad accettare che qualunque omicidio del consenziente è accettabile».

Ancora sull'importanza della comunicazione «per generare fiducia nei confronti dei medici ma anche delle istituzioni» ha insistito Franco Balzaretti (vicepresidente nazionale Amci): «Fondamentale è la collaborazione tra medici e giornalisti». Roberto Cipriani (docente emerito di Sociologia all'Università di Roma Tre) ha evidenziato l'importanza della medicina narrativa, che dovrebbe portare il medico ad ascoltare il paziente e non solo a parlare della sua malattia. Analizzando alcuni film, l'arcivescovo emerito di Bari-Bitonto Francesco Cacucci ha ricordato il ruolo profetico dei medici nei momenti di crisi, «persone che non hanno recriminato, ma hanno agito».

Nella mattinata una sessione specialistica ha affrontato criticità e opportunità dell'intelligenza artificiale e dei robot. Partendo dalle straordinarie prestazioni raggiunte in neurochirurgia, Francesco Dimeco (Ospedale Besta di Milano) ha mostrato la possibilità di migliorare anche la formazione dei futuri neurochirurghi nonché la comunicazione tra medico e paziente, chiarendo limiti e benefici delle operazioni chirurgiche. Eugenio Guglielmelli (direttore scientifico Fondazione Don Gnocchi) ha chiarito l'importanza della robotica collaborativa, soprattutto in ambito riabilitativo, e Maria Chiara Carrozza (presidente del Cnr) ha insistito sul ruolo centrale che l'etica deve mantenere nei delicati processi della transizione digitale e della transizione ecologica.

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