venerdì 14 giugno 2019
Con il forum Cei all'Università Lateranense del 12 giugno, che ha visto la presenza di tutto il mondo sanitario cattolico, è iniziato un tempo di riflessione e rilancio sulla presenza e l'identità.
Il convegno organizzato dall'Ufficio Cei di Pastorale della Salute alla Lateranense l'11 giugno

Il convegno organizzato dall'Ufficio Cei di Pastorale della Salute alla Lateranense l'11 giugno - Agenzia Romano Siciliani

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«Non possiamo dirci cristiani se non ci prendiamo cura gli uni degli altri». Il cardinale Gualtiero Bassetti è intervenuto così alla giornata di studio che si è svolta martedì 11 giugno alla Pontificia Università Lateranense per porre l’attenzione su «Identità e ruolo delle strutture sanitarie cattoliche in Italia». Rilanciando il primato evangelico della carità ha rivolto a tutti l’invito a «reimparare a essere vicini ai malati e ai sofferenti, rispettosi della sofferenza degli altri, ma non distanti: farci prossimi a loro», perché «ciascuno di noi è chiamato a prendersi cura dell’altro in forza del battesimo». La giornata prendeva le mosse a quasi vent’anni dal documento Cei del 2000 che analizzava lo stato di salute del sistema sanitario ecclesiale. In prossimità del ventennale si è posta la questione identitaria come prioritaria rispetto ai tanti problemi che possono attraversare molte opere. All’invito dell’Ufficio nazionale di Pastorale della salute, promotore dell’evento, hanno risposto oltre trecento figure dirigenziali delle strutture sanitarie cattoliche in Italia, tra cui molti religiosi e religiose, responsabili, direttori generali e sanitari. Il metodo scelto è quello di un vero "cantiere sinodale" che lavorerà un anno per rileggere il senso e ridefinire le modalità dell’azione ecclesiale nei luoghi della sofferenza. Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, è intervenuto per ricordare il grande patrimonio storico e carismatico esistente: «Storicamente, sono gli ordini religiosi i primi a essersi presi cura di chi veniva scartato, rifiutato da una società che non poteva o non voleva farsene carico», anche se oggi «il fabbisogno assistenziale può certamente essere cambiato in termini di modalità, ma non di persone in stato di necessità. Sono cambiate le procedure, non i destinatari». Russo ha ricordato il monito di papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del malato 2018: «Preservare gli ospedali cattolici dal rischio dell’aziendalismo, che in tutto il mondo cerca di far entrare la cura della salute nell’ambito del mercato, finendo per scartare i poveri. L’intelligenza organizzativa e la carità esigono piuttosto che la persona del malato venga rispettata nella sua dignità e mantenuta sempre al centro del processo di cura». Monsignor Luigi Mistò, presidente della Commissione per le attività del settore sanitario delle persone giuridiche pubbliche della Chiesa presso la Segreteria di Stato della Santa Sede, ha auspicato «una riflessione approfondita e scelte coraggiose». Non è più tempo di individualismi. Per «continuare ad avere una presenza qualificata come sanità cattolica» l’unico modello sostenibile è «realizzare sinergie e fare squadra perché il carisma di ciascuno sia ricchezza per gli altri». Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha tracciato il quadro delle emergenze sanitarie in Italia, prima fra tutte quella delle patologie mentali. Nel pomeriggio si sono aperti sette workshop che diventeranno altrettanti gruppi di studio tematici. Tra dodici mesi il loro lavoro sarà raccolto in un testo condiviso dai protagonisti della cura, che segnerà il cammino dei successivi dieci anni.

l'autore dell'articolo è direttore dell'Ufficio Cei di Pastorale della salute

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