venerdì 23 febbraio 2018
I giudici hanno respinto il ricorso dei genitori di Isaiah, il bambino d'un anno reso gravemente disabile da un parto drammatico. La tesi è la stessa per Charlie e Alfie: "è nel suo interesse" morire.
I genitori del piccolo Isaiah

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Dopo Charlie e Alfie, ora anche Isaiah. Un giudice inglese ha bocciato ieri il ricorso di Lanre Haastrup e Takesha Thomas, genitori del bambino nato il 18 febbraio di un anno fa al King’s College di Londra con un parto drammatico che per effetto della lunga mancanza di ossigeno ne compromise gravemente le capacità del cervello e la mobilità. Ricoverato da allora, il piccolo Isaiah vive attaccato al ventilatore meccanico dal quale dipende per la respirazione.
I medici, accusati dalla famiglia per quanto accaduto alla nascita, da tempo ritengono che l’insistenza dei genitori per tenerlo in vita nella speranza di ottenere qualche beneficio da altre terapie configuri accanimento terapeutico. Tesi sposata dai giudici nel verdetto che il 29 gennaio ha autorizzato l’ospedale a staccare la macchina e lasciar morire il bambino. Il tentativo dei genitori di fermare la procedura si è infranto ieri sul rigetto del ricorso da parte del collegio giudicante a parere del quale la cessazione delle sofferenze, e dunque la morte, sarebbe «nel miglior interesse» del bimbo.
Si tratta della stessa tesi che portò al distacco del ventilatore a Charlie Gard nel luglio 2017 e che adesso potrebbe causare la morte di Alfie Evans, il bambino di nemmeno due anni ricoverato in un ospedale di Liverpool per i devastanti effetti di una malattia rara alla quale non si è nemmeno riusciti a dare un nome e che a parere dei medici dovrebbe essere fatto morire. Il papà di Isaiah, avvocato, ha annunciato ricorso alla Corte Suprema e, se necessario, anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

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