Alfie Evans è morto. Lo hanno reso noto i genitori su Facebook. "Il mio gladiatore ha posato il suo scudo e ha aperto le sue ali alle 2.30, sono completamente distrutto", ha postato il padre Tom Evans che poi ha aggiunto: "Ti amo, ragazzo mio".
Anche la mamma del piccolo, Kate James, ha dato la notizia sulla sua pagina Facebook: "Il nostro bambino ha spiccato il volo alle 2,30 di stanotte. I nostri cuori sono spezzati", ha scritto aggiungendo "un grazie a tutti per il vostro sostegno".
Sempre sui social era arrivato, prima della morte del piccolo, un ultimo disperato appello ai sostenitori dell'Alfie's Army da parte della zia, Sarah Evans: la donna aveva invitato a mandare "preghiere" e "100 profondi respiri al nostro guerriero". Un segnale che per il bambino, dopo un'altra giornata trascorsa nella vana attesa di un trasferimento in Italia, stava arrivando la crisi respiratoria causata dal distacco dalle macchine.
Il Papa «profondamente toccato»
Il Papa affida a un tweet diffuso poco dopo le 14 parole commosse: «Sono profondamente toccato dalla morte del piccolo Alfie. Oggi prego specialmente per i suoi genitori, mentre Dio Padre lo accoglie nel suo tenero abbraccio». Per monsignor Francesco Cavina, vescovo di Carpi, incaricato dal Papa di adoperarsi per consentire al piccolo il ricovero al Bambino Gesù di Roma, «i genitori di Alfie Evans, che hanno amato, accudito e difeso il loro piccolo figlio, ora saranno amati, accuditi, difesi e consolati dalla sua potente intercessione presso il Padre. Anche da questa tragedia è comunque emerso del Bene, in quanto ha risvegliato tante coscienze e ha portato molte persone a porsi una domanda cruciale. Ossia, chi abbia davvero il diritto di decidere sulla vita e sulla morte di un essere umano». Con la Segreteria di Stato vaticana e la presidente dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, Mariella Enoc, Cavina si è adoperato nelle ultime due settimane per giungere a una soluzione positiva del caso, uno sforzo che ha dovuto fare i conti con la resistenza dell’Aldre Hey Hospital di Liverpool a lasciar partire il piccolo.
Il messaggio di cordoglio dell'ospedale Alder Hey di Liverpool
"Un viaggio devastante". Così i medici dell'ospedale Alder Hey di Liverpool hanno definito la vicenda del Alfie Evans in un messaggio di cordoglio per la morte del piccolo indirizzato in primo luogo ai genitori, dopo mesi di scontri legali. "Vogliamo esprimere - si legge nella nota stampa - la nostra simpatia e condoglianze dal profondo del cuore alla famiglia di Alfie in questo tempo di estrema angoscia. È stato un viaggio devastante per loro. Ora chiediamo sia rispettata la loro privacy e la privacy dello staff dell'Alder Hey".
Il piccolo affetto da una malattia neurodenegenerativa è morto all’età di 23 mesi, dopo essere stato ricoverato dalla fine del 2016 all’Adler Hey Hospital di Liverpool: all’aggravarsi delle condizioni, i medici avevano deciso di sospendere i supporti alla ventilazione e di staccare le macchine, contro il parere dei genitori che avevano intrapreso una lunga battaglia legale, supportati anche dai social e da movimenti per la vita come l’Alfie's Army che raccoglie 400mila sostenitori e preghiere. Ricevendo però un parere negativo dalla giustizia inglese che supportava le decisioni dell'ospedale. Il bambino aveva comunque continuato a vivere, respirando autonomamente contro le previsioni dei dottori negli ultimi 4 giorni.
Venerdì i genitori di Alfie avevano trovato un dialogo con l’ospedale per tentare di riportare a casa il bimbo. Del caso si era interessato anche il Papa, che aveva incontrato Tom Evans, il padre del piccolo in Vaticano, chiedendo la disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù di portarlo in Italia e curarlo. Il governo italiano gli aveva pure dato la cittadinanza italiana a tale scopo ed era in atto una azione per coinvolgere l’Unione Europea nel caso. Ora la battaglia del piccolo guerriero su questa terra è finita, ma non quella per i diritti della vita.
Scienza & vita: c'è stata una carenza di umanità
Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita: "Ritengo che ci sia stata una carenza di umanità. In queste situazioni occorre trovare una condivisione. Credo che non sia un caso che queste situazioni stiano avvenendo negli ospedali anglosassoni, che hanno una loro durezza in termini di applicazione dei regolamenti. Occorrerebbe recuperare il ruolo dei genitori, della famiglia in queste vicende. Facciamo attenzione che i protocolli non prevalgano sulle relazioni umane e in questo caso sull'alleanza che ci deve essere sempre su medico, paziente e famiglia".
Il Movimento per la Vita: dolore e indignazione
Dal Movimento per la Vita italiano arriva un messaggio in cui la presidente Marina Casini Bandini e i responsabili giovanili Irene Pivetta e Marco Alimenti, insieme al segretario generale Giuseppe Grande, si dicono «addolorati e indignati» esprimendo «tutta la loro vicinanza a Kate e Tom per la morte del piccolo Alfie. Una vicenda – prosegue la nota diffusa in mattinata – che deve continuare a farci riflettere sul valore della vita umana, sul rispetto della maternità e della paternità, sui compiti della medicina e del diritto. Il piccolo guerriero italiano ci ha fatto capire quanta forza c'è nella vita fragile. Un mistero immenso che ci supera, ci stupisce e ci rende grati di esistere. Il sacrificio di Alfie, vittima di una terribile deriva statalista che pretende di discriminare tra vite degne e vite non degne, possa far comprendere che in ogni esistenza umana, dal concepimento, in qualunque circostanza, la dignità é sempre presente con la stessa intensità uguale per tutti. Grazie, Alfie!».
L’arcivescovo di Liverpool: «È stata una lotta eroica per la vita»
«Vorrei esprimere la mia più profonda partecipazione in questo momento di smarrimento a Tom e Kate mentre teniamo il piccolo Alfie nelle nostre preghiere». Lo scrive in un messaggio di cordoglio l’arcivescovo Malcolm McMahon, domenicano. «Tutti quelli che sono stati toccati dalla storia dell’eroica lotta per la vita di questo piccolo ragazzo – si legge nella nota, diffusa a nome della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – sentono profondamente la sua perdita. Ma come cristiano Alfie ha le promesse di Dio, che è amore, e che lo aspetta nella sua casa celeste». Non manca un accenno ad alcune polemiche dei giorni scorsi: «Sebbene le passate settimane siano state difficili con molta attività sui social media, dobbiamo riconoscere che quanti hanno avuto una parte nella vita di Alfie hanno voluto agire per il suo bene, cosi come lo vedono. Soprattutto, dobbiamo ringraziare Tom e Kate per il loro amore senza risparmio verso il figlio, e lo staff dell’Alder Hey Hospital per la loro cura professionale di Alfie. Ora è tempo per noi di dare a Tom e Kate lo spazio per piangere la morte del loro figlio e offiire le nostre preghiere per lui e consolazione per tutti».
Una manifestazione a Roma il 12 maggio
Organizzata da Steadfast, onlus che in queste settimane si è molto spesa con serietà e discrezione a diretto contatto con la famiglia per una soluzione della drammatica vicenda di Alfie, si terrà una manifestazione a Roma sabato 12 maggio dalle 15 alle 17 presso piazza Bocca della Verità per una grande manifestazione. Come annunciato dal presidente di Steadfast, Emmanuele Di Leo, il tema sarà «Mai più altri Charlie, Isaiah, Alfie». Alfie, spiega una nota dell’associazione, era «un bambino che la famiglia ha cercato, dal gennaio 2017, di strappare al Sistema sanitario nazionale inglese per dargli una chance di vita trovandosi invece intrappolata in un sistema medico-giuridico totalmente autoreferenziale e orientato solo a far morire al più presto il loro piccolo. Con l'aiuto di diverse squadre italiane e straniere abbiamo sostenuto la battaglia di Alfie sia dal punto di vista clinico, cercando consulenze e ricoveri alternativi anche in Gran Bretagna, che giuridico e, infine, diplomatico. Purtroppo la pervicacia del sistema inglese ha dimostrato un'arrogante disprezzo di qualunque voce non fosse già allineata alla decisione iniziale di ritenere "futile" non tanto le cure quanto la stessa vita di un bambino poiché gravemente malato». Ora Steadfast invita tutti quelli che si sono sentiti mobilitati da questa vicenda ad affiancrasi a loro nell’«impegno nei confronti della famiglia», che «continuerà nel tempo», ma anche «per realizzare azioni concrete affinché l'Europa rispetti il valore della vita».