giovedì 17 ottobre 2019

Il 14 marzo di quest'anno hanno rubato un falso. Una Crocifissione stupenda attribuita a Brughel il Giovane. Una volta tanto gli italiani hanno saputo difendere il loro patrimonio: i carabinieri – che diversamente dalle proverbiali barzellette sono spesso una grande risorsa – lo avevano sostituito con una copia. La crocifissione di scuola bruegheliana è imponente: Cristo svetta sulla croce come un vessillo, nudo, ma composto e dignitoso. Il buon Ladrone lo segue acquietato negli spasmi dalle Parole stesse del Salvatore. Il cattivo ladrone invece, scomposto, tenta inutilmente di sfuggire al patibolo aumentando la sofferenza.

La scena è drammatica e sotto le croci si affolla una soldataglia che non veste alla romana, ma indossa abiti alla turca. La persecuzione e crocifissione del Cristo è qui riletta alla luce degli eventi storici di allora, quando l'impero ottomano premeva alle porte dell'Europa per conquistarla. Sono innumerevoli le opere d'arte e le tracce storiche di un tal pericolo che, scampato grazie ad interventi divini, è stato interpretato dagli Stati Europei come una risurrezione. Del resto la Turchia è un mistero, inutile nasconderlo. Dall'impero ottomano all'attentato di Giovanni Paolo II, passando per la Prima guerra mondiale e l'ambigua neutralità tenuta nel corso della Seconda, la Turchia ha sempre giocato un ruolo fondamentale. E oggi siamo qui, di nuovo spettatori di un attacco alla già martoriata Siria. Ascolto le notizie terribili e penso ai frati della Custodia di Terra Santa presenti in Siria, ad alcuni soprattutto che abbiamo conosciuto da vicino; penso al vescovo di Aleppo, caro amico della comunità; riascolto i loro racconti e la verità delle notizie circa la loro terra contro le tante fake news dei giornali.

Mentre il mondo degli equilibri economici e di potere, mentre le egemonie di vario colore, mai sopite, muovono le loro pedine c'è sempre un Calvario in atto. E come al tempo di Gesù circolavano notizie false sull'accaduto così oggi, stabilire la verità è molto difficile, tanto è l'inquinamento delle parole. Si direbbe che la facilità della comunicazione invece di favorire i dialoghi tra singoli e tra nazioni li abbia inquinati a tal punto che ogni annuncio va verificato alla luce di fonti più dirette e, non di rado, alla luce di testimoni oculari, per conoscere davvero la verità. Eppure Brueghel, estraneo al mondo internettiano, ci aveva già messo sull'avviso. Il gruppo dei discepoli non è situato dove ferve la mischia. La “fedele” per eccellenza, la vergine Madre, con le pie donne si trova sul lato destro, tra il bosco e la bandiera ottomana con la sua aquila a doppia testa. Si è allontanata nel suo dolore come per segnalarci la via. Occorre guardare le cose un po' a distanza partendo dal dolore dei semplici, dei puri come lei. Solo il gruppo dei discepoli, del resto, è in grado di vedere un'altra scena. Le croci non sono tre, sono quattro. Sullo sfondo c'è raffigurato l'esito del supplizio sul Calvario. C'è il Cristo che ha dato tutto per la salvezza di quell'umanità scomposta e chiacchierona. Mentre egli si accascia sotto il peso della morte, sullo sfondo così vede la Gerusalemme salvata, ovvero il mondo redento da quel dolore. Forse per capire occorre allontanarsi dalla mischia. Occorre riparare là dove solo la preghiera e un sano silenzio ci potranno salvare da passi troppo affrettati verso la confusione e la morte.

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