Se c'è una cosa davvero dura da mandare giù, va detto, è quel "Amate i vostri nemici" a cui Gesù invita i suoi discepoli. Perché va bene l'amore, ma a tutto c'è un limite. E amare il nemico è quasi contro natura. Non capiamo come sia possibile per noi, e neppure come sia possibile per Dio amare me che sono buono e quell'altro che è cattivo. Del mistero dell'amore di Dio verso l'uomo Papa Francesco è tornato a parlare nell'udienza generale di una settimana fa, soffermandosi proprio sul fatto che si tratta di un amore che non è «solo sentimentale, ma compassionevole e concreto» e che si rivolge a tutti, anche a coloro che non cercano Dio o che si possono classificare come "cattivi".
Sono «quelli che apparentemente non cercano Dio, ma Gesù ci fa pregare anche per loro, perché Dio cerca queste persone più di tutti… Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati e i peccatori, cioè per tutti, perché chi pensa di essere sano, in realtà non lo è. Se lavoriamo per la giustizia, non sentiamoci migliori degli altri: il Padre fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i cattivi. Ama tutti il Padre». E, «alla sera della vita», sarà proprio l'amore il suo metro di giudizio. Per questo allora bisogna «imparare sempre meglio a pregare come Gesù ci ha insegnato», a iniziare proprio dal pregare non per chi ci sta simpatico ma per i nemici, per chi ci odia, per i cattivi. Entrando nel mistero del suo amore tanto infinito che neppure arriviamo a capire, e fidandosi di lui, perché quello e solo quello è l'amore capace di cambiare tutte le cose.
«Perché Gesù chiede di amare i propri nemici, cioè un amore che eccede le capacità umane? In realtà – spiegava nel 2007 Benedetto XVI – la proposta di Cristo è realistica, perché tiene conto che nel mondo c'è troppa violenza, troppa ingiustizia, e dunque non si può superare questa situazione se non contrapponendo un di più di amore, un di più di bontà. Questo "di più" viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù e che sola può "sbilanciare" il mondo dal male verso il bene, a partire da quel piccolo e decisivo "mondo" che è il cuore dell'uomo».
Questa pagina del Vangelo, aggiungeva Ratzinger, «giustamente viene considerata la magna charta della nonviolenza cristiana, che non consiste nell'arrendersi al male – secondo una falsa interpretazione del "porgere l'altra guancia" – ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell'ingiustizia». Solo così allora «si comprende che la nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l'atteggiamento di chi è così convinto dell'amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell'amore e della verità». E dunque «l'amore del nemico costituisce il nucleo della "rivoluzione cristiana", una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico». La rivoluzione dell'amore, «un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa». Ecco la novità del Vangelo, «che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l'eroismo dei "piccoli", che credono nell'amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita».
Per questo Francesco ancora e ancora, senza sosta, ci ricorda che Gesù ci fa pregare anche per i cattivi, i nemici. Perché Dio cerca queste persone più di tutti. E perché solo così si può davvero cambiare il mondo.
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