sabato 7 settembre 2024
Doppio impegno nel pomeriggio di sabato per il Papa. Prima visita i bambini di strada e disabili assistiti da organizzazioni della diocesi, quindi il clero e i vescovi. "Continuate a evangelizzare"
Il Papa saluta la folla radunata al Santuario di Santa Maria Ausiliatrice

Il Papa saluta la folla radunata al Santuario di Santa Maria Ausiliatrice - ANSA

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È ormai sera quando il Papa si affaccia da un balcone laterale del santuario di Maria Ausiliatrice, in un sobborgo di Port Moresby. Sta per concludersi un'altra intensa giornata, con il pomeriggio diviso a tra questa tappa e la visita ai bambini di strada e disabili in una vicina scuola cattolica. Dentro il santuario Francesco ha incontrato i vescovi di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, che costituiscono un'unica conferenza episcopale, i sacerdoti, i religiosi e tante suore. Fuori, ad attenderlo da ore, migliaia di persone ai quali rivolge in inglese la sua benedizione. Poco prima aveva invitato la Chiesa locale ad andare verso le periferie. «Penso alle persone appartenenti alle fasce più disagiate delle popolazioni urbane, come anche a quelle che vivono nelle zone più remote e abbandonate, dove a volte manca il necessario. E ancora a quelle emarginate e ferite, sia moralmente che fisicamente, dal pregiudizio e dalla superstizione, a volte fino a rischio della vita».

Ed eccole dunque le periferie della capitale guineana. Personificate proprio da questa folla che fin dal suo arrivo, venerdì sera, segue Francesco passo passo. Con i vescovi e gli altri operatori pastorali il Papa ha affrontato l'argomento dell’evangelizzazione. Raccomandando soprattutto di essere a loro particolarmente vicini. E tornando a sottolineare, come spesso fa, che l’evangelizzazione è fatta anche di tenerezza, vicinanza e compassione. Di qui il suo invito anche a incrementare la missione.
«Come si fa a trasmettere ai giovani l'entusiasmo della missione? - si è chiesto dopo aver ascoltato le domande di alcuni missionari - Non penso che ci siano ''tecniche'' per questo - ha risposto -. Un modo collaudato, però, è proprio quello di coltivare e condividere con loro la nostra gioia di essere Chiesa, casa accogliente fatta di pietre vive, scelte e preziose, poste dal Signore le une accanto alle altre e cementate dal suo amore».

In altri termini è «la bellezza di esserci che non si sperimenta tanto in occasione dei grandi eventi e nei momenti di successo, quanto piuttosto nella fedeltà e nell'amore con cui ogni giorno ci si impegna a crescere insieme». Ecco dunque l'invito di Francesco a vescovi, consacrati, consacrate della Papua Nuova Guinea: a continuare a «evangelizzare, pazientemente, senza lasciarci scoraggiare da difficoltà e incomprensioni, nemmeno quando queste si presentano là dove meno vorremmo incontrarle: in famiglia, ad esempio».

Proprio per esprimere in maniera concreta questa sua vicinanza, domani il Papa compirà un gesto simbolico. Recandosi a Vanimo, che si trova a quasi due ore di volo di Port Moresby, nel nord dell’isola, il Pontefice porterà con sé in aereo otto valigie piene di farmaci e di beni di prima necessità destinati ai poveri e ai bambini del posto e ai missionari che lì prestano il loro servizio.
Le valigie, come riferisce l'Ansa, sono state preparate circa un mese fa in Italia dal missionario argentino Alejandro Diaz. In origine in tutto erano 10, del peso di circa 35 kg ciascuna, e due sono state già portate a Vanimo dallo stesso padre Diaz al suo rientro. Le altre otto sono state prese in consegna da un collaboratore del Pontefice, in vista di essere trasportate da Roma e consegnate a destinazione in occasione della visita papale di domani. Un gesto che conferma il desiderio di Francesco di aiutare in qualsiasi modo sia le comunità locali, sia il clero missionario che opera al loro fianco.

«Cari fratelli e sorelle - ha detto ieri il Papa prima di congedarsi e tornare in nunziatura - , ringraziamo insieme il Signore per come il Vangelo attecchisce e si diffonde in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Continuate così la vostra missione, come testimoni di coraggio, di bellezza e di speranza! Vi ringrazio per quello che fate, vi benedico tutti di cuore e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me».

Domani, domenica 8 settembre, un’altra intensa giornata attende il Pontefice, che oltre a recarsi nel pomeriggio a Vanimo, celebrerà la messa in mattina nello stadio di Port Moresby.

L'incontro con i bambini di strada, animato da danze tribali in onore del Papa

L'incontro con i bambini di strada, animato da danze tribali in onore del Papa - ANSA

L'incontro con i bambini di strada

In precedenza papa Francesco si era immerso nell'entusiasmo dei bambini di strada, che lo hanno accolto con canti e balli tribali e con i loro vestiti trasdizionali. "Nessuno di noi è un peso. Noi tutti siamo doni bellissimi di Dio, un tesoro gli uni per gli altri", ha detto ai piccoli disabili e di strada, assistiti dalle organizzazioni Callan Services e Street Ministry, riuniti nella Caritas Technical Secondary School (istituto femminile gestito dalle Suore della Carità di Gesù). Il Papa li ha dunque esortati a tenere "accesa la luce dell'amore" perché "la nostra gioia - ha sottolineato - è l'amore. Amare e ricevere amore dalle persone che ci sono vicine. E questa è la cosa più bella e più importante della nostra vita, per qualsiasi persona e qualsiasi condizione, anche per il Papa. La nostra gioia non dipende dalla nostra condizione, ma dall'amore".
Il Pontefice ha risposto alle domande postegli da due bambini di loro, vestiti in costume tradizionale: "Perché dobbiamo soffrire per la nostra disabilità? Perché non sono come gli altri? Perché questa sofferenza? C'é' speranza anche per noi?", ha chiesto un bambino sordo, aiutato dalla sorella. "Perché non abbiamo opportunità come gli altri ragazzi e come possiamo renderci utili per rendere il nostro mondo più bello e felice, anche se viviamo nell'abbandono e nella povertà'?", gli ha chiesto invece l'altro. - E Francesco al primo ha risposto: "Davvero mi viene una sola risposta a questa domanda: 'perché nessuno di noi è come gli altri: perché siamo tutti unici davanti a Dio!'. Perciò, non solo confermo che 'c'é speranza per tutti' ma aggiungo anche che ciascuno di noi, nel mondo, ha un ruolo e una missione che nessun altro può svolgere e che questo, anche se comporta delle fatiche. E al secondo bambino ha detto: "Possiamo rendere più bello e felice il nostro mondo? Certamente con la stessa 'ricetta', imparando ad amare Dio e gli altri con tutto il cuore".

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