Francesco durante l'Udienza generale - ANSA
Un nuovo vibrante appello per la pace. Una sollecitazione che diventa preghiera in concomitanza con l’arrivo del Natale. A rilanciare la richiesta di riconciliazione il Papa, a margine dell’Udienza generale svoltasi in Aula Paolo VI. «Cari fratelli e sorelle preghiamo per la pace – ha detto Francesco -. Non dimentichiamo la gente che soffre per la guerra, la Palestina, Israele, e tutti coloro che stanno soffrendo in Ucraina, Myanmar. Non dimentichiamo di pregare per la pace perché finiscano le guerre. Chiediamo al Principe della pace, al Signore, ci dia questa grazia, la pace, la pace nel mondo. La guerra, non dimentichiamo, sempre è una sconfitta, sempre. La guerra sempre è una sconfitta».
In precedenza, il Papa aveva inaugurato un nuovo ciclo di catechesi che si svolgerà lungo tutto l’Anno giubilare e avrà come tema “Gesù Cristo nostra speranza”: è Lui, infatti – ha detto il Pontefice, la meta del nostro pellegrinaggio, e Lui stesso è la via, il cammino da percorrere. La prima parte del ciclo riguarda l’infanzia di Gesù, che viene narrata dagli evangelisti Matteo e Luca. La differenza tra le due narrazioni è che mentre Luca racconta gli eventi con gli occhi di Maria, Matteo lo fa con quelli di Giuseppe, insistendo su una paternità così inedita. «Matteo – osserva il Pontefice - apre il suo Vangelo e l’intero canone neotestamentario con la «genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo». La genealogia è un genere letterario, cioè una forma adatta a veicolare un messaggio molto importante: nessuno si dà la vita da sé stesso, ma la riceve in dono da altri. «Diversamente però dalle genealogie dell’Antico Testamento, dove appaiono solo nomi maschili, perché in Israele è il padre a imporre il nome al figlio – continua Francesco - nella lista di Matteo tra gli antenati di Gesù compaiono anche le donne. Ne troviamo cinque: Tamar, la nuora di Giuda che, rimasta vedova, si finge prostituta per assicurare una discendenza a suo marito Racab, la prostituta di Gerico che permette agli esploratori ebrei di entrare nella terra promessa e conquistarla; Rut, la moabita che, nel libro omonimo, resta fedele alla suocera, se ne prende cura e diventerà la bisnonna del re Davide; Betsabea, con cui Davide commette adulterio e, dopo aver fatto uccidere il marito, genera Salomone; e infine Maria di Nazaret, sposa di Giuseppe, della casa di Davide: da lei nasce il Messia, Gesù». Le prime quattro donne sono accomunate non dal fatto di essere peccatrici ma di essere straniere rispetto al popolo d’Israele. «Ciò che Matteo fa emergere è che, come ha scritto Benedetto XVI, “per il loro tramite entra … nella genealogia di Gesù il mondo delle genti – si rende visibile la sua missione verso ebrei e pagani”». Inoltre «mentre le quattro donne precedenti sono menzionate accanto all’uomo che è nato da loro o a colui che l’ha generato – prosegue il Papa - Maria, invece, acquista particolare risalto: segna un nuovo inizio, è lei stessa un nuovo inizio, perché nella sua vicenda non è più la creatura umana protagonista della generazione, ma Dio stesso». Cioè «il Figlio di Dio, consacrato al Padre con la missione di rivelare il suo volto entra nel mondo come tutti i figli dell’uomo, tanto che a Nazaret sarà chiamato “figlio di Giuseppe” o “figlio del falegname”. Vero Dio e vero uomo».
Di qui l’invito a risvegliare una memoria grata nei confronti dei nostri antenati. Un impegno che nel saluto ai pellegrini di lingua portoghese si traduce nell’invito a non lasciare soli gli anziani durante queste festività. «La genealogia di Gesù - osserva Francesco -ci fa pensare ai nostri antenati, ai nostri nonni e alla ricchezza di tutti li anziani. Sono un dono di Dio da ringraziare e di cui prendersi cura. Non permettiamo che si trovino da soli durante le prossime festività del Natale». Dal Pontefice anche un richiamo all'importanza del presepe. «Amo pensare che nelle vosra case ci sia questo elemento importante della nostra spiritualità e della nostra cultura - ha detto -. Un modo suggestivo per ricordare Gesù che è venuto ad abitare in mezzo a noi».